venerdì 5 marzo 2010

TENTAZIONI AUTORITARIE

di Valentino Parlato, dal Manifesto del 4 marzo 2010

Preciso, puntuale e anche preoccupante l'editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corsera di ieri (o dell'altro ieri?). Il maggioritario Pdl si rivela sempre più «una somma di rissosi potentati locali riuniti intorno a figuranti di terz'ordine». Il caso clamoroso delle liste respinte in Lazio e in Lombardia è già un segno forte del marasma interno. È dal corpaccione della destra che sono partiti molti degli scandali che hanno colpito e colpiscono Berlusconi. E tra queste fila - scrive sempre Galli Della Loggia - «si stanno ordendo a ripetizione intrighi, organizzando giochi e delazioni, quando non vere e proprie congiure» per «trovarsi pronti, con i collegamenti giusti, quando sarà giunto il momento, da molti dei cortigiani giudicato imminente, in cui l'Augusto sarà costretto in un modo o nell'altro a lasciare il potere». Questo Galli Della Loggia, questo il Corsera, che bene o male rappresenta quel che resta della borghesia italiana.
Bene per un verso, ma c'è anche da preoccuparsi perché una crisi, anche del peggiore avversario, è sempre una crisi e perché, come ha scritto il buon Rino Formica, siamo allo «spappolamento dello stato, snervato nei suoi gangli vitali», una sua sostanziale privatizzazione come dimostrano gli ultimi scandali e la dilatazione dei poteri, non solo della Protezione civile di Bertolaso.
C'è da preoccuparsi anche perché all'opposizione, non saranno «fantasmi», ma non ci sono più veri partiti con un radicamento nella società e nel territorio, con un'organizzazione democratica (da vecchio comunista, ho addirittura nostalgia del tanto criticato «centralismo democratico» della mia gioventù).
Una seria crisi del Pdl e dei suoi potentati può avere esiti autoritari, già in quella linea presidenzialista ripetutamente dichiarata da Berlusconi. E infatti i toni nel Pdl, dopo l'esclusione delle liste, si sono alzati pericolosamente assumendo forme minacciose per la democrazia, siamo quasi alla chiamata alle armi contro le regole. Altra possibile soluzione potrebbe essere un «fronte nazionale» Pd, Udc, Italia dei Valori e magari Fini e sarebbe la transizione a un'altra palude in una fase di acutizzazione della crisi economica e sociale.
Conclusione? Le forze che ancora si dicono di sinistra o seriamente democratiche si diano una sveglia. La crisi di Berlusconi è cominciata, non sarà un pranzo di gala. I partiti di opposizione e soprattutto il Pd, che è il maggiore di loro, devono impegnarsi a ricostruirsi come partiti e come sinistra, darsi un programma e un orizzonte all'altezza del disordine politico e istituzionale e della crisi sociale. Finché c'è tempo. Una crisi comporta sempre rischi per la democrazia e non può essere una soluzione ai mali del nostro paese un pasticciato governo con Casini e magari anche con Fini.

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