martedì 23 marzo 2010

VIGLIACCHI, GIU' LE MANI DAI BAMBINI



A Montecchio Maggiore, provincia della ricca Vicenza, hanno lasciato in una scuola primaria ed elementare nove bambini, sia stranieri che italiani, a pane ed acqua perchè i genitori non avevano potuto pagare la retta della mensa. Ho visto io un genitore in TV che dichiarava di essere d'accordo con questa misura.Ci chiediamo fino a quando questo paese continuerà a sprofondare nel più abietto abisso morale.Scriviamo, telefoniamo al sindaco,protestiamo contro questa ennesima vergogna del Nord ricco, sempre più razzista ed intollerante.

Bambini a pane e acqua

Se pensiamo di aver toccato il fondo siamo degli ottimisti. A Montecchio Maggiore, sindaco Milena Cecchetto, nella ricca provincia di Vicenza, nove bambini sono stati messi a pane e acqua nelle scuole comunali perché i genitori non hanno pagato la retta. I loro compagni hanno mangiato pasta alla zucca, hamburger, insalata e frutta. L'umiliazione di questi bambini è una cosa che fa veramente schifo!
"Vi prego fate tutti quello che ho appena fatto anche io pochi minuti fa:
TELEFONATE AL COMUNE DI MONTECCHIO (VI) E PROTESTATE!!! NON SI POSSONO UMILIARE IN QUESTO MODO DEI BAMBINI CHE NON C'ENTRANO NULLA!!!!! NUMERO DI TELEFONO: 0444-705718.
MAIL: sindaco@comune.montecchio-maggiore.vi.it

Io mi sono anche offerto di offrire a mie spese un pasto caldo per almeno un mese a quei bambini indifesi!! Vorrei sapere questi pezzenti di politici dove hanno speso i soldi per non potersi permettere neanche un piatto di pasta al pomodoro per quei bambini umiliati....." Michele D., Como

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Pane e acqua
(dal blog di Concita De Gregorio)



Qualche volta mi è capitato di dimenticare le rette scolastiche. La mensa, soprattutto. Quando i figli sono tutti piccoli, bollettini diversi scadenze diverse: le portano a casa negli zaini dicono mamma tieni, uno appoggia distratto il pezzo di carta sulla mensola, poi magari non si trova più, si perde in mezzo ad altre carte. Si paga in ritardo, con la penale, senza decreti ovviamente, e finisce lì.

La prossima volta si sta più attenti. Non si pensa mai - e questo dipende dal fatto, credo, che siamo cresciuti, la mia generazione è cresciuta in un Paese dove la scuola pubblica specie quella elementare era fantastica, la cura dei bambini un bene superiore condiviso - che le colpe dei padri possano ricadere sui figli. C'entrano anche certi insegnamenti primari, certo, tipo questo. Perciò non succede niente, se un padre dimentica di pagare una retta di certo la scuola farà in modo che il bambino non sia neppure sfiorato da un pensiero che non saprebbe concepire.

Se - più grave, più triste - i genitori non possono, invece, pagarla, la scuola - il comune, l'ente pubblico, lo Stato - si fa carico della debolezza dei grandi e protegge i piccoli. È ovvio che quando i bambini si siedono a tavola, a mensa, devono avere nei piatti tutti la stessa pasta al sugo. Non c'è nemmeno bisogno di spiegare perché. Perciò ci saranno cose più gravi ma mi dispiace, non riesco a pensare ad altro che a quei nove bambini che lunedì si sono seduti ai piccoli tavoli spostando le piccole sedie, hanno aspettato che arrivasse come ogni giorno la signora con carrello e hanno visto la pasta nei piatti degli altri, il pane nel loro. Scuola elementare di Montecchio Maggiore, provincia di Vicenza. Il comune (Lega, Pdl) aveva avvisato: questa la spiegazione. Sette bimbi stranieri, due italiani: pane e acqua. Riuscite a immaginarvi di avere sei anni, sedervi a tavola coi compagni, vedervi porgere un pezzo di pane, la pasta nei piatti degli altri e i loro sguardi su di voi? Sentire il compagno che chiede «perché tu mangi il pane», e non sapere cosa rispondere? Provate ad andare a ritroso negli anni, a mettervi in quelle scarpe e quei grembiuli: che cosa fareste? Piangereste, restereste in silenzio, mangereste il panino, dareste una spinta al compagno rovesciando il piatto? Ma che paese siamo diventati? Ma cosa ci è successo? Ma come è possibile che abbiamo smarrito persino l'istinto a tutelare l'innocenza, la cura dello sguardo di un bimbo, il suo valore? Cosa ci stiamo a fare, di cosa parliamo se non sappiamo sentire e insegnare questo? Da dove possiamo ripartire se non da qui?

Il resto, tutto il resto, ne consegue. Mille posti in meno alla Fiat, altre mille famiglie che presto non potranno pagare le rette. Andate a cercare la notizia nei giornali, nei tg. Cercate bene, poi fateci sapere. A qualcuno interessa se da domani ci saranno mille posti di lavoro in meno? Non tocca mai a noi, non è vero? Sono storie di poveri, una minoranza. E se nostro figlio è compagno di banco e di classe dei nove a pane e acqua alla fine sarà meglio cambiargli scuola, che magari poi fa domande a cui non sappiamo rispondere. È così imbarazzante sentire i bambini che domandano perché. Diamogli la play station, così stanno zitti.

(dal blog di Concita De Gregorio)

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