domenica 28 ottobre 2012

Lo show del nano liftato.

Mettere fine al peggio (reality show). pubblicata da Rita Pani su FB il giorno Domenica 28 ottobre 2012.·
Non ho trovato nella storia dei paesi più retrogradi e meno democratici del mondo, alcuna analogia con l’Italia che è andata in scena ieri, quasi a reti unificate, nelle tv italiane, e con dirette streaming sui maggiori quotidiani nazionali. Non vi è mai stato dittatore, governo, paese al mondo che abbia avuto il coraggio di offrire uno spettacolo di incivile scempio, quanto quello offerto da quel tizio senza vergogna e senza morale a cui per decenni qualche milione di cerebrolesi hanno affidato le redini della vita di ognuno di noi. Uno scempio nello scempio, non solo per la gravità dei discorsi da psicolabile fatti con l’alterigia che solo un malato mentale, ossesso dalla sua megalomania, avrebbe potuto fare, ma soprattutto per l’imponenza dell’insulto che ogni cittadino italiano avrebbe dovuto sentire, di fronte a tale aberrazione. Ogni affermazione potrebbe essere facilmente smontata, persino da chi nella testa non ha che un criceto intento a girar nella ruota, quel che invece non trova soluzione nella mente di chi ancora pensa e ragiona è la gravità del gesto in sé. Un condannato per un reato grave come quello di frode fiscale, che anziché continuare a pagare i suoi onorevoli avvocati, si presenta in televisione a ristabilire il concetto che lui è dio, intoccabile, indiscutibile, il padrone di tutte le cose, anche della legge. Più padrone ancora di quelle che non ha fatto in tempo a demolire. Arrogante al punto di promettere, addirittura, di smantellare il sistema giudiziario italiano, in nome di quella vendetta che mai una volta ha avuto il coraggio di rivendicare. Un pusillanime, un delinquente, un megalomane, un criminale senza più alcun potere politico, essendo ormai solo un signor nessuno come quella migliaia che continuano solo a conservare un posto nell’azienda del Parlamento italiano, svilito del suo alto significato democratico, proprio da questo pazzo esaltato, che ha fatto sì che ciò che restava della nostra democrazia, finisse in mano al sistema mafioso e fallimentare che tutti, ormai conosciamo, e che colpevolmente tolleriamo. Quanto trasmesso al mondo ieri, da questa povera Italia, è stato mortificante per la dignità di ogni cittadino senziente e responsabile. Un gesto di vituperio nei confronti di tutti coloro i quali continuano, nonostante le mille difficoltà, a vivere senza delinquere, a pagare a testa china ciò che allo stato è dovuto, anche grazie alle ruberie piratesche di questo tizio imbalsamato, dispotico e incivile. Un oltraggio verso tutti coloro che per colpa dello scempio economico, sociale e culturale, hanno sacrificato – a questo stato – persino le vite di qualche caro. I morti per inquinamento, i morti per fame, i morti per disperazione, i morti per le stragi sul lavoro, i morti per le scuole che crollano, i morti per la terra che frana violentata dal cemento. Tutte morti per le quali nessuno di loro – onorevoli criminali – pagherà mai, ovviamente. Non ci sta, il tizio, ad essere trattato come un cittadino comune che ha delitto. Non ci sta ad essere uguale a chiunque almeno davanti alla legge – che purtroppo nemmeno in dio io so sperare – non ci sta e lo sbraita con la sua orribile malattia. Se la legge fosse fino in fondo uguale per tutti, oggi assisteremo anche alla conferenza stampa di Salvatore Parolisi, che minaccia i giudici per averlo condannato all’ergastolo per aver ucciso sua moglie? Forse no, ma temo che quella di ieri non sia stata altro che la prima puntata di un nuovo orribile reality show. La seconda? Quando lo condanneranno a due anni per essere un vecchio debosciato, erotomane e bavoso. Spegnete la tv ogni volta che appare. Credo che un pazzo così lo si possa ammazzare solo con l’ostentazione del senso di vomito che dà. Rita Pani (APOLIDE)

ANCHE DARIO FO CON GRILLO!

Dario Fo sta con Grillo: è quello che serve ora. Il Premio Nobel spende parole di elogio per il Movimento 5 Stelle: «Non è vero che non hanno un programma. I partiti hanno paura perché stanno per essere spazzati via».
A Beppe Grillo ancora mancava l'appoggio di un Premio Nobel al suo movimento. Ora è arrivato, con Dario fo, che, ospite di Tiziana Panella a Coffee Break su La7, ha detto: «In un momento come questo, con questo clima, dove tutto è soft e leggero, serve qualcuno che entri con i piedi giunti nel piatto come Grillo». Poi fo ha spiegato: «E qualcuno raccoglie, non solo i disperati che accolgono lo sfogo, ma anche chi in piazza non è mai stato e non è vero che non hanno un programma, ce l'hanno eccome, io l'ho letto con grande attenzione e alcuni punti di questo programma sono stati anche ripresi dalla sinistra. Non è uno scherzo, è partito da un 5% scarso ora il suo movimento è arrivato al 20%. Alcuni dei partiti minimizzano: passerà, non regge. Ma c'è anche chi invece inizia ad aver paura perché i politici non hanno un ricambio e si rendono conto di aver deluso la gente. E sempre quei politici continuano a dire che si vede una luce in fondo al tunnel, ma se fosse un camion?». fonte: Globalist Syndacation, www.globalist.it

sabato 27 ottobre 2012

martedì 23 ottobre 2012

Siamo tutti Anonymous.

1 - ANONYMOUS PUBBLICA ONLINE MIGLIAIA DOCUMENTI RISERVATI POLIZIA Massimiliano Di Giorgio, per Reuters. Hacker-attivisti del gruppo Anonymous Italia hanno diffuso su Internet alcune migliaia di documenti che dicono di aver prelevato da server e portali riservati della polizia di Stato, da verbali di manifestazioni a numeri di cellulari riservati, passando per semplici email personali, buste-paga e immagini porno-soft. Un portavoce del Viminale ha detto a Reuters che i tecnici della polizia "stanno verificando" la documentazione pubblicata, e che per il momento non ci sono dichiarazioni. "Da settimane ci divertiamo a curiosare nei vostri server, nelle vostre e-mail, i vostri portali, documenti, verbali e molto altro", dice un post pubblicato sul blog di Anonymous Italia alla data di ieri, 22 ottobre, col titolo "AntiSecITA" (operazione contro le forze di sicurezza in Italia, ndr). "Siamo in possesso di una notevole mole di materiale: ad esempio documenti sui sistemi di intercettazioni, tabulati, microspie di ultima generazione, attività sotto copertura; file riguardanti i Notav e i dissidenti; varie circolari ma anche numerose mail, alcune delle quali dimostrano la vostra disonestà (ad esempio una comunicazione in cui vi viene spiegato come appropriarvi dell'arma sequestrata ad un uomo straniero senza incorrere nel reato di ricettazione)". "Il livello di sicurezza dei vostri sistemi, al contrario di quanto pensassimo, è davvero scadente, e noi ne approfittiamo per prenderci la nostra vendetta", dicono ancora gli hacker-attivisti, già protagonisti di attacchi ai siti web del governo e anche del Vaticano. I documenti sono stati diffusi in una serie di cartelle, pubblicati anche sul sito Paranoia (www.par-anoia.net) e altri indirizzi web. Riguardano questure di varie città e uffici nazionali, e coprono un arco temporale di diversi anni, dal 1998 almeno a pochi giorni fa. Non è la prima volta che Anonymous Italia compie attacchi hacker contro le forze dell'ordine. Nel luglio del 2011 gli attivisti annunciarono di essersi impadroniti di file dell'agenzia anticrimine italiana su diverse organizzazioni internazionali, per un totale di oltre 8 gigabyte, archiviati sui server del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (Cnaipic). Alcuni giorni prima, la polizia delle comunicazioni aveva annunciato a sua volta di aver identificato "il promotore ed alcuni esponenti di rilievo della cellula italiana" del gruppo. Il leader, secondo gli inquirenti, era un attivista residente in Canton Ticino noto come "Phre". Insieme a lui le autorità avevano denunciato altre 14 persone, tra cui sei minorenni.
2 - ANONYMOUS CONTRO LA POLIZIA, PUBBLICATI 3.500 DOCUMENTI PRIVATI (TMNews) - Nuova operazione 'Antisec' (anti-sicurezza) di Anonymous Italia contro la polizia. Gli hacker hanno annunciato di essersi impossessati ed aver pubblicato una serie di oltre 3.500 presunti documenti privati delle forze dell'ordine. "Durante la recente protesta degli studenti - scrive Anonymous Italia in un messaggio on-line - avete confermato per l`ennesima volta il vostro ruolo di specialisti della mattanza travestita da Democrazia. Quando avete manganellato, strattonato, spaventato e trascinato quei ragazzi, quando li avete calpestati con i vostri anfibi, o li avete impietriti di paura soffocandoli nella morsa del vostro armamentario, avete vilipeso ogni valore democratico. Tutte le volte in cui vi scagliate 'in difesa dell`Umanità' contro chi vuole rompere il muro della sottomissione, vi disumanizzate. I vergognosi crimini che avete perpetrato continuano a rimanere impuniti e, paradossalmente, i vostri capi che al G8 ordinavano di svilire i Diritti Umani sono gli stessi che ora si trovano ai vertici e vanno a braccetto con i ceppi del potere". "Nel materiale sottrattovi è possibile rintracciare molti dei vostri comportamenti deprecabili: a titolo di esempio, in un documento inerente i fatti di Chiomonte stigmatizzate i NoTav per l`ennesima volta, tacciandoli come una schiera di facinorosi costituenti pericolo per l`ordine pubblico; spiate i cittadini sui social network per estorcere informazioni utili a legittimare la repressione del dissenso (è il caso, ad esempio, dell`attivista che avete schedato: 'Ideologicamente finora sconosciuto, attraverso il suo profilo postato sul social network Facebook è emerso il suo particolare interesse per i movimenti ed associazioni animaliste/antivivisezioniste[...]'). Si potrebbero citare anche le numerose foto scattate dalla Digos ai frequentatori dei centri sociali o il documento attestante che la rottura di uno sfollagente si è verificata «durante un intervento della Squadra mobile seguito dall`arresto del soggetto». I file che abbiamo rilasciato sono eloquenti e tutti possono trarre le proprie considerazioni personali". "Rivendichiamo a gran voce - continua Anonymous - l`introduzione del reato di tortura che prevenga il ripetersi di carneficine già note e attribuisca una pena a chi, nascosto dietro una divisa, si accanisce sulla dignità umana; la telesorveglianza continua di ogni luogo in cui le Forze dell`ordine svolgono il proprio ruolo, al fine di prevenire abusi e documentarli nel caso si verifichino. Le immagini dovranno essere disponibili pubblicamente e in tempo reale per facilitare la denuncia di torture e maltrattamenti; l`apposizione di un codice ben visibile sulle divise, al fine di identificare facilmente un agente in tenuta antisommossa; che le forze dell`ordine, almeno durante il servizio di sorveglianza dei cortei, siano disarmate". "Con la nostra azione vogliamo inoltre mandare un forte messaggio di solidarietà alle famiglie delle vittime. Siamo vicini a chi continua a lottare senza mai arrendersi. Tutti i caduti per mano dei vessatori in divisa sono nostri fratelli e riteniamo necessario commemorare coloro che son stati assassinati due volte: per mano di una divisa, e per mano di uno Stato che insabbia la verità", concludono gli hacker.

lunedì 22 ottobre 2012

BAYER CRIMINALE.

In Italia, è stata prescritta ad una amica ancora qualche mese fa...
La Bayer paga $142 milioni di risarcimento alle utilizzatrici americane di Yaz e Yasmin! La Bayer AG ha dichiarato che sono aumentati a 142 milioni di dollari i patteggiamenti per le cause intentate negli Stati Uniti contro la linea di pillole anticoncezionali Yasmin in quanto sarebbe responsabile di emboli nelle donne. La Bayer, la cui sede è a Leverkusen, Germania, ha chiuso 651 cause che accusavano le sue pillole Yasmin e Yaz di causare degli emboli, a volte fatali, che potevano portare ad infarti e ictus, come dichiara oggi la Compagnia agli azionisti nella Newsletter del primo quadrimestre. La Bayer dichiara di aver pagato142 milioni di Dollari in patteggiamenti, per una media di circa 218.000 Dollari a causa. “Questa compagnia vuole evitare una possibile sentenza di pagamento di ingenti somme in queste cause sugli emboli" ha dichiarato in un'intervista telefonica Carl Tobias, che insegna legge di responsabilità civile per danno da prodotto alla University of Richmond in Virginia. “Le conciliazioni creano prevedibilità per quanto riguarda i costi di risoluzioni delle cause”. La dichiarazione della Bayer arriva a meno di due settimane dalla dichiarazione di Richard Vosser, un analista della JPMorgan Chase & Co., che diceva che la compagnia avrebbe potuto dover pagare più di 2 miliardi di Euro (2.65 miliardi di Dollari) per chiudere tutte le cause sugli anticoncezionali. Bloomberg News ha riportato il 13 Aprile che la Bayer ha accordato di pagare circa110 milioni di Dollari per patteggiare le prime 500 cause negli Stati Uniti sulla Yasmin, secondo le persone a conoscenza degli accordi. La U.S. Food and Drug Administration ha ordinato il 10 aprile alla Bayer e ad altre compagnie di contraccettivi di potenziare gli avvisi di rischio embolia sui propri prodotti. Triplo rischio Pillole come la Yasmin, che contengono un ormone sintetico detto drospirenone, avranno etichette di avvertimento dove si comunica che i ricercatori hanno scoperto che possono triplicare il rischio di embolia nel sangue. La FDA ha esaminato i dati su più di 835.000 donne che prendono pillole contenenti il drospirenone, inclusa la linea Yasmin della Bayer, secondo il rapporto della FDA. La Yasmin era al quarto posto fra i contraccettivi orali negli Stati Uniti nel 2011, con il 4.6% del mercato fino a settembre, secondo i dati forniti dalla IMSHealth. I contraccettivi della Bayer generavano1.58 miliardi di Dollari in vendite nel 2010, rendendoli i farmaci più venduti della Compagnia dopo il Betaseron, un medicinale per la sclerosi multipla. “La Bayer sta solamente conciliando le denunce per disturbi di coaguli venosi negli USA (trombosi venose profonde o emboli polmonari) dopo un’analisi approfondita delle schede cliniche” ha dichiarato la compagnia nella relazione. 11.900 cause Meno di metà delle cause contro i contraccettivi finora includono tali disturbi, ha dichiarato la Bayer. Fino al 18 aprile la Bayer ha affrontato 11.900 cause legali contro la Yaz e la Yasmin negli USA riguardanti circa 14.000 querelanti, dichiara la compagnia. Nonostante ciò, i portavoce della Bayer hanno detto di essere “sempre più certi” sulle previsioni annuali della compagnia dopo che i dati delle vendite e dei profitti nel primo quadrimestre hanno battuto le stime degli analisti. I profitti prima degli interessi, le tasse, il deprezzamento, l'ammortizzamento e voci straordinarie, sono aumentati del 9.4% a 2.44 miliardi di euro, come ha dichiarato la Bayer in un comunicato. Ciò ha battuto la previsione analitica media di 2.24 miliardi di euro condotta da Bloomberg. Nella newsletter, i portavoce della Bayer hanno dichiarato di non aver ammesso alcun misfatto in alcuno dei patteggiamenti. L’assicurazione della Bayer per denunce di responsabilità di prodotto potrebbe non bastare per “coprire tutte le spese e una possibile responsabilità” proveniente dal contenzioso, secondo la newsletter. Le cause legali sulla cistifellea Michael Burg, uno dei leaders degli avvocati di un gruppo di querelanti che sta supervisionando i progressi dei casi Yasmin consolidati davanti a un giudice federale in Illinois, ha dichiarato che la Bayer sta premendo per patteggiamenti sui casi di coaguli. La Bayer sta rigettando le accuse delle donne sul fatto che le pillole abbiano danneggiato la loro cistifellea o abbia causato loro dei calcoli, ha dichiarato Burg dal Colorado in una intervista telefonica. “A questo punto, hanno detto che non prevedono di patteggiare alcuna delle cause di cistifellea,” ha dichiarato. Dal 2009, la compagnia tedesca ha affrontato un’ondata di cause legali sulle pillole. Gli avvocati che hanno denunciato la Bayer hanno citato i rapporti della FDA di almeno 50 casi di morte legati alle pillole dal 2004 al 2008. Gli avvocati dei querelanti sostengono negli atti depositati che i responsabili della Bayer hanno pubblicizzato i contraccettivi per usi non approvati e hanno ingannato le donne sui rischi di tali medicinali. Processi in sospeso I casi presentati nei tribunali federali sono stati consolidati davanti al giudice di Distretto David Herndon a East St. Louis, Illinois, per procedure di pre-processo. Herndon ha programmato una serie di udienze per l’inizio di quest’anno in modo che le giurie potessero iniziare a valutare le denunce che la Bayer e le sue unità hanno pubblicizzato la Yaz e altri contraccettivi come più sicuri dei prodotti dei propri rivali, pur sapendo che provocavano un alto rischio di embolia. Su suggerimento della Bayer, Herndon ha chiamato Stephen Saltzburg, un professore di diritto della George Washington University, a fare da mediatore. Saltzburg aveva il compito di esplorare la possibilità di patteggiamento in questa causa,” ha dichiarato Herndon in un ordine di dicembre. Il giudice ha sospeso il calendario delle udienze mentre Saltzburg si incontrava con gli avvocati delle compagnie e dei vecchi utilizzatori della Yaz. “Non prevedo alcun processo quest’anno,” Burg ha dichiarato oggi. Il caso è Yasmin and Yaz (Drospirenone) Marketing, Sales Practices and Product Liability Litigation, 09-md-02100, U.S. District Court, Southern District of Illinois (East St. Louis). Tratto e tradotto da: Bloomberg – Bayer Yasmin Lawsuit Settlements Climbto $142 Million http://www.babycomp-italia.blogspot.it/2012/05/la-bayer-paga-142-milioni-di.html www.disinformazione.it

sabato 20 ottobre 2012

No hope 4 Italy. Il più sano ha la rogna.

di Corrado Zunino, per Repubblica. Gli ulivi, la piscina di fronte alla camera da letto, si vede l'Isola di Giannutri. A nord la Costa Concordia spanciata di fronte al porto del Giglio. Sul terrapieno in ghiaia, seicento metri sopra il mare, ci sono i resti dell'elicottero con cui Francesco Maria De Vito Piscicelli, il padrone del rudere riattato a resort, portava l'anziana madre a pranzo sulla spiaggia di Ansedonia. Gliel'hanno bruciato alle otto di sera del primo ottobre. L'attentato dopo cinque minacce. Il 29 febbraio scorso l'avevano aggredito in due, scesi dallo scooter mentre Piscicelli camminava telefonando ai Parioli, a Roma. Poi gli hanno spedito in villa all'Argentario tre proiettili, avvolti in un giornale. E l'hanno bloccato mentre saliva in auto lungo la mulattiera sterrata che porta al resort sul Promontorio: "Perché continui a parlare, perché vuoi mettere in crisi il sistema che ti ha sfamato?", gli hanno sibilato scoprendo sotto il maglione le beretta parabellum. "Fermati o facciamo fuori te e la tua famiglia". Le sue denunce sono tutte alla caserma dei carabinieri di Orbetello. Francesco Maria De Vito Piscicelli, due mesi di carcere, undici giorni ai domiciliari, è l'imprenditore edile consegnato all'opinione pubblica, "per sempre", dall'intercettazione telefonica in cui ride con il cognato del terremoto dell'Aquila, discorrendo con lui dei nuovi lavori che porterà la futura ricostruzione. Francesco Piscicelli, 50 anni, napoletano alto borghese, vicino ad Alleanza nazionale, è stato uno dei quindici costruttori scelti dalla cricca della Ferratella per lavorare al soldo della Protezione civile di Bertolaso. È diventato un collaboratore di giustizia. In otto interrogatori, assistito dall'avvocato Giampietro Anello, ha consegnato alla Procura di Roma il racconto della corruzione pubblica italiana dal 2000 al 2010. Giovedì scorso, ha accettato di parlare con "Repubblica". "Il sistema Protezione civile, la deroga assoluta per ogni appalto pubblico, inizia con il Giubileo del Duemila, l'incontro fra il sindaco di Roma Francesco Rutelli, il provveditore alle Opere pubbliche del Lazio Angelo Balducci e il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Nelle intenzioni pubbliche si doveva creare una macchina che riuscisse a costruire opere in un paese in cui la burocrazia e i veti bloccano tutto, ma nel corso delle stagioni le missioni diventano un sistema di arricchimento personale. Famelico, sfruttato a sinistra e a destra. L'ho visto con i miei occhi, l'ho vissuto dall'interno: una montagna di denaro pubblico per dieci stagioni è stata messa a bilancio per realizzare auditorium, stadi, caserme, svincoli e e in percentuale è stata trasferita a parlamentari, ministri, sottosegretari, magistrati contabili, funzionari della Protezione civile, alti dirigenti delle Opere pubbliche. Nessuna istituzione, nessun partito, tutto ad personam".
Scajola, vista Colosseo. Lei è accusato di corruzione, Piscicelli. Insieme ai costruttori fiorentini della Btp per l'appalto della scuola dei marescialli e dei brigadieri a Firenze. "Io ho pagato solo per lavorare, se non lo facevo chiudevo l'azienda che avevo ereditato da mio padre e che sempre ha lavorato con lo Stato. A Firenze ho fatto da intermediario tra il gruppo presieduto da Riccardo Fusi e l'ingegner Angelo Balducci, il grande capo del mattone pubblico italiano. Quelli della Btp, provinciali, rozzi, non riuscivano ad arrivare a Balducci perché il direttore dell'edilizia di Stato, Celestino Lops, li ostacolava, favoriva la Astaldi. Con una telefonata organizzai l'incontro, rimasero stupefatti. Sono stato io a presentare Denis Verdini, coordinatore del Pdl, a Balducci. Fusi trattava Verdini come fosse il suo straccio e usava la banca di Verdini come il suo bancomat". Lei ha pagato Balducci per far entrare nell'appalto Marescialli la Btp? "Ho fatto da intermediario ottenendo da Fusi, in cambio, un prestito da 700 mila euro". Quando ha versato tangenti in proprio, Piscicelli? Denaro suo per opere sue. "Lavoro con Balducci dal 2004. Nei primi cinque anni ho partecipato a trecento bandi pubblici per ottenere due lavori: la scuola di polizia di Nettuno e la caserma della guardia di finanza di Oristano. Per i Mondiali di nuoto di Roma, quelli del 2009, ho partecipato alle cinque gare pubbliche, ho speso 700 mila euro in progettazione e ho vinto Valco San Paolo: avevo preparato un progetto unico in Europa, con luci a soffitto lunghe sessanta metri, e firmato un ribasso del 16,5 per cento. I cinque appalti erano tutti assegnati prima dell'apertura delle buste. Nelle gare bandite dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici, e in particolare quelle della Protezione civile, non c'era notaio, non c'erano vincoli. Tutto nella discrezione del presidente Balducci: poteva assegnare ottanta punti al progetto che voleva spingere. Mi obbligò a chiedere un disegno anche al professor Giampaolo Imbrighi, suo caro amico. Mi costò 50 mila euro. Voleva che partecipassi per forza alla gara per lo stadio del tennis: un finto concorrente della Cosport di Murino e Anemone, destinati alla vittoria. Sulla carta erano gare europee, ma tutti gli appalti erano pilotati da Balducci, il Consiglio superiore ratificava silenzioso". Lei chi pagò e quanto? "Per le piscine di San Paolo, 14 milioni di base d'asta, ho versato tre tangenti. Me ne avevano chieste quattro. Il collettore di denaro per conto della squadra di Balducci, l'ingegner Enrico Bentivoglio, dopo la mia vittoria volle 50 mila euro, il 3 per cento. "Sai, c'è bisogno di accontentare molte persone". Ventimila furono per la funzionaria Maria Pia Forleo, "ci eravamo sbagliati, serve di più". Mi spiegavano tutto, si fidavano di me. Poi subentrò Claudio Rinaldi, nuovo commissario ai Mondiali. E senza ritegno pretese 100 mila euro. Glieli portai all'Hotel de Russie, in via del Babuino. All'interno di un sacchetto di una boutique romana. Mi feci accompagnare dal ragioniere, ha visto tutto. Rinaldi mi disse: "Questo è un acconto, al collaudo mi devi dà dù piotte e mezzo". Duecentocinquanta, queste non le ho pagate". Lei ha ottenuto l'appalto per una struttura, Valco San Paolo, bandita per 14 milioni, costata 34 e dopo trentanove mesi chiusa e con un pilone fratturato. "Mi sono disinteressato del destino della piscina. Io ho visto solo nove milioni, altri otto e mezzo me li hanno truffati quelli della Ferratella, i ragazzi di Balducci. Il pilone è solo un assestamento, ma tutta l'opera è stata una corsa folle. Abbiamo dovuto rifare i progetti dell'architetto Renato Papagni, un amico del presidente della Federazione nuoto Paolo Barelli. Carta straccia, un copia e incolla fatto male, le ipotesi di rimozione terra redatte senza criterio. Per dieci mesi abbiamo lavorato 24 ore al giorno e ho dovuto chiedere l'intervento della segretaria particolare di Alemanno per farmi pagare il milione e mezzo di stato di avanzamento lavori. Il Comune di Roma è un casino pazzesco, venirne fuori è stato un miracolo. Durante i lavori, poi, mi si è messo contro il presidente Barelli, il senatore del Pdl. Era furioso perché avrebbe voluto far lavorare aziende vicine in almeno due lotti, Balducci non gli diede nulla. Per ritorsione, ci bocciò il tetto in acciaio e ce lo impose in cemento armato. Diceva che con i vapori caldi delle piscine l'acciaio si sarebbe corroso. Abbiamo dovuto stravolgere il progetto, rifare i calcoli, sovradimensionare i pilastri, comprare altro ferro per armarli. Costi e ritardi. E poi Barelli ci obbligò a lavorare con le aziende specializzate che indicava, costavano il 30 per cento in più. Se non ubbidivamo, minacciava il blocco dei lavori. Mandava avanti il suo ragioniere, Maurizio Colaiacomo. Gli impianti di filtraggio, per dire, li ha fatti tutti la Culligan, a prezzi fuori mercato". Al Comune di Roma solo confusione? "Della Giovampaola mi chiese di portare l'imprenditore fiorentino Valerio Carducci dal sindaco Alemanno. L'appalto per il nuovo palazzo Istat. Non se n'è fatto nulla". Angelo Balducci imponeva i suoi uomini? "Lui imponeva tutto, era il dominus. Non avido, ma corrotto mentalmente, un affascinante gesuita innamorato del potere. In cinque mesi di carcere sono andati a trovarlo settanta parlamentari, una processione. Se parla viene giù tutta la Prima Repubblica e pure mezzo Vaticano. Balducci voleva accontentare tutti, e soprattutto la classe politica. A me ha imposto la ditta che doveva fare gli scavi archeologici, quella per lo sminamento. E pure tre tecnici tra cui lo strutturista Fabio Frasca, figlio di una dirigente del ministero delle Infrastrutture. Frasca ha sbagliato i calcoli per Valco San Paolo, ha preso una normativa vecchia". Il rapporto tra Balducci e Anemone? "Diego Anemone non esiste. È un ex falegname inventato dal capo. Quando scoprite un'impresa di Diego Anemone in un appalto pubblico, vuol dire che sta lavorando direttamente Angelo Balducci. Faceva cassa così, mettendo Anemone dovunque. E affidandogli la gestione del denaro da destinare ai politici". Che significa, Piscicelli? "A Natale, Pasqua e Ferragosto la classe politica italiana batte cassa. Un assedio, spegnevo il telefonino. Ascolti. Mi chiama Anemone, mi dice che devo versare 150 mila euro, siamo alla vigilia delle feste natalizie. Balducci conferma: "Sì, devi farlo, servono ai parlamentari". Anemone insiste perché vada da lui, ha l'ufficio in una traversa di via Nomentana. Stanze di pessimo gusto. Spinge una porta scorrevole e alla vista si rivela un tavolo lungo due metri e quaranta, largo uno. Sopra, un covone di banconote. Quasi tutti tagli da cinquecento. Milioni di euro, mai visto nulla di simile. Con i miei 150 mila nella giacca mi sono sentito un morto di fame, me ne sono tenuti cinquemila. Anemone ha comprato la casa al Colosseo dell'ex ministro Claudio Scajola con un po' del denaro prelevato da quel tavolo". Continua a girarci intorno: parla di tangenti e di politici. Che cosa ha detto ai magistrati? "Tutto quello che so, che ho visto, che posso certificare. Ho fatto il nome di otto politici di primo piano che hanno preso soldi e servizi dal sistema Balducci". E chi sono? "Non vorrei violare il segreto istruttorio". Fino a prova contraria il corruttore è lei. "Otto dicembre 2007, l'Immacolata, le racconto. Sono con mia moglie e mia figlia al ristorante Nino di via Borgognona: arriva una telefonata, è Mauro Della Giovampaola, funzionario della Protezione civile. "Devi venire alla Ferratella, immediatamente". Era sbrigativo Della Giovampaola, lasciai la mia famiglia sul flan di spinaci. Gli uffici erano chiusi, ma lui aveva le chiavi. Mi disse categorico: "Devi dirmi che ribasso hai fatto per l'Auditorium di Firenze". Chiesi perché. "Così vuole il capo". Se lo diceva Balducci si ubbidiva. Chiamai i miei soci fiorentini, Fusi e Di Nardo, li obbligai a rivelarmelo. Telefonai a Mauro, comunicai il ribasso e gli chiesi perché era necessario. Mi disse: "L'appalto dell'Auditorium deve andare al costruttore Cerasi, lo vuole Veltroni". Emiliano Cerasi con la Sac e Bruno Ciolfi con l'Igt presero l'Auditorium. Il 17 febbraio 2010, chiamato in causa da un'intercettazione tra l'architetto Casamonti e il costruttore Di Nardo, Walter Veltroni assicurò: "Come ha già detto il sindaco Domenici, non ho mai esercitato alcun tipo di pressione né su di lui né su altri per qualsivoglia gara".
Piscicelli, lei partecipò al bando per la realizzazione dell'Auditorium di Isernia, costi lievitati da 5 a 55 milioni, segnalato in rosso dall'Authority dei contratti pubblici. "A Isernia avevo vinto. Ricordo il giorno in cui, nel teatro di via della Ferratella, si stavano aprendo le buste. Trentun dicembre 2007, le gare truccate si indicono l'ultimo dell'anno, quando gli altri non ci sono. Chiama al telefono il funzionario Bentivoglio. Salgo al piano, mi dice: "Hai fatto un progetto bellissimo, l'appalto è tuo". Torno in teatro, l'atmosfera è già cambiata. Commissari che si chiamano da parte. Il presidente del concorso dichiara il vincitore: è un'associazione temporanea di imprese guidata dalla molisana Rocco Lupo. Sono secondo. Cerco Bentivoglio, è pallido, ha paura. Riesce a dirmi: "Bertolaso ha chiamato Balducci, Di Pietro ha imposto Lupo, mi dispiace"". Già chiamato in causa sull'Auditorium di Isernia, Di Pietro il 4 giugno 2010 rispose: "Non sono stato sponsor dell'opera, non so neppure se poi l'abbiano davvero costruita". Chi è Guido Bertolaso, un capro espiatorio? "E' un megalomane con il complesso di far del bene. Per le responsabilità che ha avuto, la fama che si è creato, non avrebbe mai dovuto vendersi per 50 mila euro. Quella era la sua tariffa: 50 mila euro, per volta. Suo cognato, Francesco Piermarini, con i soldi pubblici destinati al G8 si comprò una barca, "Il lumacone", per la pesca d'altura con l'abbattitore per il pesce crudo". A Carlo Malinconico ha pagato le vacanze all'Hotel Pellicano di Porto Ercole. "E' un uomo di Balducci. Da sottosegretario della presidenza del Consiglio del governo Prodi ha firmato qualsiasi progetto il capo gli portasse, qualsiasi missione, qualsiasi deroga. A occhi chiusi. Balducci nel 2006 mi chiese di occuparmi di lui: "Ci serve come il pane, dobbiamo curarlo in tutto e per tutto", mi disse durante un aperitivo in piazza San Silvestro. Malinconico voleva uno dei rustici che stavo ristrutturando qui all'Argentario, gli piaceva la vecchia Villa Feltrinelli. Lo accompagnai due volte, ma in cuor mio sapevo che non gli avrei mai regalato un immobile da un milione e due. Per fortuna aveva fretta, l'estate stava arrivando e allora Balducci mi chiese di ospitarlo a spese mie al Pellicano. Malinconico e la sua compagna dal 2006 al 2007ci hanno fatto sei vacanze. Milleottocento a notte, colazione esclusa. Ho pagato fino a quando il figlio del magistrato Toro non ci rivelò che la procura di Firenze stava indagando sulla cricca. "Chiudi il conto, chiudi il conto". Raggiunsi il Pellicano, saldai 25.600 euro e dissi a Roberto Sciò, il titolare: "D'ora in avanti Malinconico si paga il soggiorno". Quando la direzione dell'albergo glie lo comunicò, il sottosegretario andò su tutte le furie. Preparò la valigia il pomeriggio stesso e lasciò l'Argentario millantando una nuova nomina. Gli ho chiesto indietro il denaro, mi ha fatto rispondere dagli avvocati: "Piuttosto li do in beneficenza". Facile fare beneficenza con i soldi miei. Il governo Monti continua a dare incarichi a Malinconico, l'ultimo è arrivato dal ministro Passera". Lei ha denunciato anche il magistrato della Corte dei Conti Antonello Colosimo, già capo di gabinetto del ministro dell'Agricoltura Catania. "Credevo fosse un amico, mi ha taglieggiato dal 2004 al 2008. Ha sempre preteso una tangente, a volte anche del 15%, su tutti i lavori pubblici che facevo e questo perché è stato lui a presentarmi Angelo Balducci. Per anni gli ho pagato auto, autista, l'affitto dell'ufficio in via Margutta. Quando ho smesso mi ha scatenato contro la finanza. Nel 1992 la politica chiedeva agli imprenditori soldi, ma dava benefici. Oggi la politica, e alcuni funzionari potenti, ti chiedono soldi per non farti male. Alla Ferratella c'è un'impiegata che solo per mandare tre righe di giustificazioni della spesa in Banca d'Italia chiede a ogni imprenditore una tangente di 1.000 euro. Tre righe digitate al computer, mille euro". Quanti imprenditori hanno lavorato con la banda Balducci. "Eravamo in quindici, affidabili. Oggi tra gli emergenti c'è il romano Paolo Marziali, quello che ha realizzato il polo natatorio di Ostia". Che resta della banda Balducci? "Lui lavora ancora, governa ancora. Non credo si salverà dai tre processi che ha in corso, ma fin qui non ha aperto bocca. È tornato a vivere a Roma, in via Appia Pignatelli, e i suoi uomini, Rinaldi, Bentivoglio, Zini, la Forleo, sono ancora al loro posto. Ai magistrati ho raccontato di nuovi funzionari corrotti fin qui non sfiorati". E degli otto politici di primo piano, che ha detto? "Che prendevano soldi, tanti soldi. Non credo, quando tutto diventerà pubblico, e accadrà presto, potranno continuare a far politica. Io ho pagato un milione di tangenti e adesso sono con il culo per terra". Venerdì sera l'avvocato Giampiero Anello ha confermato che tutto ciò che l'imprenditore Piscicelli, suo assistito, ha detto in questa intervista è già stato riferito ai magistrati della Procura di Roma.

venerdì 19 ottobre 2012

LA BANDA DEL BUCO COLPISCE ANCORA.

Piemonte :"tecnicamente fallito". di: Alessandro Mondo, Pubblicato il 19 ottobre 2012; da La Stampa Buco spaventoso di 900 milioni, a fronte di un debito che, complessivamente, sarebbe di 10 miliardi. Sotto pressione la giunta del governatore Roberto Cota (nella foto).
Roma - «Tecnicamente fallita». Che i conti della Regione Piemonte, e non solo i suoi, non godano buona salute lo sanno anche i sassi. Ma quelle due parole, pesanti come una pietra tombale, hanno sbigottito persino quanti, tra i consiglieri regionali, martellano la giunta di Roberto Cota un giorno sì e l’altro pure. La valutazione, in anticipo sulla conferenza stampa convocata oggi dal governatore e dall’assessore alla Sanità Paolo Monferino per fare il punto sui numeri della sanità piemontese, è stata enunciata da Monferino durante la Commissione Bilancio: il "buco" della sanità supera i 900 milioni (a fronte di un debito complessivo che avrebbe raggiunto i 10 miliardi). «Soldi che le Asl hanno speso negli anni contando su trasferimenti regionali non presenti nel bilancio dell’ente - spiega il capogruppo del Pd Aldo Reschigna. Per questo, ancora oggi, li considerano crediti esigibili». Com’è possibile? «Parliamo del biennio 2008-2009 - precisa Giovanna Quaglia, assessore al Bilancio . In sintesi, si trattava di trasferimenti previsti e poi cancellati per vari motivi dalla Regione ma mantenuti dalle Asl nei loro bilanci». Il che rimanderebbe a un deficit di comunicazione: come minimo. Non a caso, Monferino ha affidato a Deloitte & Touche il compito di incrociare i bilanci delle aziende sanitarie e della Regione per verificare eventuali disallineamenti. Il "report" sarà pronto a fine mese ma la cifra-monstre, trapelata dalla commissione, rende la situazione. Da qui la sferzata di Monferino. «La Regione è tecnicamente fallita, tutti devono capirlo e trarne le conseguenze», ha detto in commissione, presumibilmente infastidito dai rilievi. Parole forti anche per il manager prestato alla politica, abituato a dire pane al pane e poco tenero verso i consiglieri, che ricambiano cordialmente (compresi quelli di maggioranza): poco gradite da alcuni esponenti della giunta ma confermate da Cota. «Monferino, che è un tecnico e si basa su parametri tecnici, ha ragione - commenta il governatore -. Il debito pregresso è quello che è, aumenta il costo dei servizi, si riducono gli introiti delle imposte regionali, Roma taglia i trasferimenti... Sappiamo cosa dobbiamo fare: una serie di riforme toste, all’insegna del rigore. Ma è bene che tutti siano informati». Il che, secondo alcuni, prelude a un nuovo giro di vite servito durante la conferenza stampa odierna. Da qui la preoccupazione. Tanto più che il giudizio di Monferino rimanda ad una crisi di liquidità che potrebbe mettere a rischio persino gli stipendi. «La Regione versa alle Asl 640 milioni al mese in due tranche - aggiunge Reschigna -: una al principio e l’altra alla fine del mese. Quella di fine settembre è stata girata solo mercoledì. Gli stipendi vanno garantiti, come il pagamento delle fatture per i farmaci. Tutti gli altri fornitori si vedono saldare il dovuto in tempi superiori a un anno». L’assessore al Bilancio conferma lo stato di sofferenza: «In attesa che arrivino i trasferimenti statali abbiamo chiesto un anticipo di cassa alla nostra tesoreria. Stiamo girando alla sanità 680 milioni al mese, qualcosa più del necessario, proprio per assicurare a Monferino margini di manovra. Certo: le previsioni di cassa sono al limite, e diventano un problema anche i trasferimenti agli enti locali. Abbiamo scritto al ministro Grilli sollecitando crediti esigibili per 400 milioni. Il Governo ha riconosciuto 415 milioni alla Sicilia e 159 alla Campania, nella legge di stabilità. Deve valere anche per noi». Va da sè che l’assessore si accontenterebbe della metà, e che altre Regioni hanno l’acqua alla gola: il rebus dei bilanci per il 2013 sarà uno dei temi affrontati nella prossima Conferenza delle Regioni. Gli stipendi sono garantiti: almeno per ora. Copyright © La Stampa. All rights reserved

giovedì 18 ottobre 2012

LO SFASCIO.

(immagini da dagospia)

martedì 16 ottobre 2012

LA DISTRUZIONE DELL'ECONOMIA MONDIALE.

LA GLOBALIZZAZIONE CI SEPPELLIRÀ - “IL SISTEMA MONETARIO CONTROLLATO DA BANCHIERI INTERNAZIONALI, LAVORA PER DISTRUGGERE GLI STATI SOVRANI E L’ECONOMIA MATERIALE” - ESCE ANCHE IN ITALIA “L’IMPERO INVISIBILE”, LIBRO DI DANIEL ESTULIN (AUTORE DEL “CLUB BILDERBERG”): “IL NON ELETTO MONTI LAVORA SOLO PER EURO E I BANCHIERI CHE LO HANNO MESSO LÌ. SPINGERÀ L’ITALIA VERSO IL TRACOLLO”… da dagospia.
DAVID ROCKFELLER.
Introduzione all'edizione italiana del libro "L'impero Invisibile" di Daniel Estulin, edizioni RX Castelvecchi, 22 euro, 383 pagine. Cari lettori, vorrei che capiste che quella a cui stiamo assistendo oggi, ovvero la completa distruzione dell'economia mondiale, non è un caso accidentale e neppure un errore di calcolo scaturito da qualche imbroglio politico. Vi è invece una precisa volontà, un chiaro proposito. La ragione è che l'Impero sa che il progresso dell'umanità può determinare la fine imminente dell'Impero stesso, dato che questo non potrebbe sopravvivere in un mondo in cui vi sia un diffuso sviluppo tecnologico e scientifico. La sua sopravvivenza si basa su un mondo in cui le persone siano stupide e servili come pecore e così l'Impero è determinato a distruggere quelle strutture, come gli Stati nazionali, che sostengono la vita, che sostengono il progresso dell'umanità. I signori dell'Impero stanno deliberatamente prendendo di mira gli Stati nazionali, i Paesi indipendenti, attaccando le economie nazionali per distruggerle al fine di mantenere il potere. Fa tutto parte di un disegno ben preciso. Ora, l'Impero non si identifica in un re o una regina, seduti su un trono dorato. Gli Imperi sono al di sopra dei sovrani stessi. Si tratta di un sistema di controllo globale da parte di un sistema monetario internazionale controllato a sua volta da banchieri internazionali. La globalizzazione, capite, non è altro che una nuova forma di dominio. Significa l'eliminazione dello Stato-nazione; l'eliminazione della libertà; l'eliminazione dei diritti. E questo ci porta al tema dell'economia. L'economia non ha nulla a che fare con il denaro. Ciò che l'élite vuole è un Impero. E troppe persone credono che per avere un Impero siano necessari i soldi. Ma il denaro non è un fattore determinante della ricchezza e dell'economia. Il denaro è uno strumento. Il denaro non influenza lo sviluppo del Pianeta. Erroneamente siamo portati a credere che il denaro esprima un valore fisico intrinseco. Il valore che esso esprime, e non come semplice misura di quantità, è invece quello degli effetti relativi all'aumento o alla diminuzione del potenziale fisico dell'individuo, rispetto alla densità di popolazione di una società. Il valore del denaro non risiede negli scambi individuali ma nell'unità funzionale, nota come dinamica unificante, del processo sociale di una nazione. Sapete cosa può influenzare lo sviluppo del Pianeta? La mente umana determina questo sviluppo. È questa l'unità di misura dell'umanità. Ciò che ci differenzia dagli animali è la nostra capacità di scoprire princìpi fisici universali che aumentano e migliorano il potere dell'Uomo sulla natura per chilometro quadrato. Ci permette di introdurre delle innovazioni che, di conseguenza, migliorano la vita delle persone. Lo sviluppo del genere umano, lo sviluppo del potere degli individui e delle nazioni dipende dal progresso scientifico, dalle scoperte scientifiche e dal progresso tecnologico. Riducendo la produttività, distruggendo le infrastrutture, bloccando le invenzioni e la tecnologia stiamo provocando un crollo forzato della popolazione. E se i popoli sono poco numerosi e ignoranti, la minoranza potrà controllarli senza sforzo. L'odierna crisi monetaria è il riflesso di un folle processo di distruzione dell'economia fisica. Se stiamo vivendo una crisi così catastrofica non è a causa delle fluttuazioni dei mercati finanziari. Il vero problema finanziario scaturisce da una condizione di iperinflazione: se si considera la quantità totale di denaro che dovrebbe essere in circolazione e si calcola la percentuale di questo denaro che corrisponde alla realtà fisica, vedrete che è decisamente diminuita, pari quasi a zero. Ma questa non è la vera crisi! La crisi è nella produzione fisica pro capite. E le risorse da cui questa produzione dipende stanno crollando. PERCHÉ L'IMPERO STA DISTRUGGENDO IL SISTEMA FINANZIARIO MONDIALE? Attualmente 7 miliardi di persone abitano la Terra, un pianeta piccolo con risorse naturali limitate e una popolazione in continuo aumento. Cibo e acqua divengono sempre più scarsi. L'élite lo sa. David Rockefeller lo sa. I re e le regine di tutto il mondo lo sanno. Un aumento della popolazione significa meno risorse naturali e una ridotta possibilità di approvvigionamento di cibo e acqua. In effetti, l'élite, l'oligarchia e i controllori dell'Impero in tutta Europa compresero questo concetto già verso la metà del XVIII secolo: il livello di progresso tecnologico e di sviluppo è direttamente proporzionale alla densità della popolazione. Senza il progresso scientifico e tecnologico l'incremento della popolazione non poteva essere sostenuto perché una densità di popolazione in continua crescita presuppone tecnologie sempre più sofisticate in grado di sostenerla. Al tempo stesso però un maggiore progresso tecnologico rende intollerabili forme di dominio oligarchiche. In quelle nazioni in cui lo sviluppo creativo e mentale dei singoli viene incentivato, i cittadini non saranno disposti a tollerare a tempo indeterminato tali forme di governo oligarchiche. Pertanto, ragionando secondo la prospettiva delle élite, per controllare le forniture di cibo e acqua sarà necessario ridurre la popolazione mondiale a numeri più «gestibili». Ricordate, sette miliardi di persone in costante aumento significano un sacco di bocche da sfamare. E Rockefeller e compagni lo sanno benissimo. Affinché l'élite possa continuare a mangiare, voi e io dobbiamo morire. Che ve ne pare di questa soluzione? L'istituzione più importante al mondo che sostiene lo schema malthusiano di depopolamento è il Club di Roma. I suoi membri sono alcuni dei cittadini più influenti del pianeta. David Rockefeller, Michail Gorbaciov, il re e la regina di Spagna, la regina Beatrice d'Olanda, il principe Filippo del Belgio. Fondato nel mese di aprile del 1968 da membri della prima assicurazione europea elvetico-veneziana, il Club di Roma è costituito dai membri più anziani della Nobiltà Nera veneziana, discendenti delle famiglie più ricche e più antiche d'Europa che controllavano e governavano Genova e Venezia nel XII secolo. Nel 1972 il Club pubblicò uno dei rapporti più dannosi di tutti i tempi, I limiti dello sviluppo, in cui si sosteneva che nel corso dei successivi quaranta anni la Terra avrebbe esaurito le limitate risorse naturali. Pertanto, secondo il rapporto, se l'umanità voleva sopravvivere avrebbe dovuto modificare di conseguenza il suo stile di vita e le sue grandezze. Secondo il Club di Roma, al fine di sopravvivere, l'umanità deve ridurre la propria dipendenza dalla tecnologia; rivedere la sua spinta verso il progresso, l'innovazione e l'avanzamento tecnologico e imporre un regime economico mondiale di «disintegrazione controllata». «Da quel momento, le tesi dei Limiti dello Sviluppo sono state accolte all'interno delle politiche di governi e istituzioni governative sovranazionali di tutto il mondo, nelle cosiddette istituzioni educative, nei programmi universitari e via dicendo: in pratica in ogni aspetto della cultura popolare. I risultati sono stati un impoverimento totale, una deindustrializzazione, le guerre e i genocidi a cui oggi assistiamo» (Tratto da www.larouchepub.com/eiw/public/2012/eirv39n17-20120427/53_3917.pdf ) Il punto finale è il crollo dell'economia mondiale, persino con la loro versione di risorse «illimitate», che non include passi avanti nella scienza o lo sviluppo di nuove tecnologie rivoluzionarie. Se si riesce a penetrare il linguaggio estremamente farraginoso, il rapporto del Club di Roma non lascia alcun dubbio su quale sia il vero programma dei suoi membri: «Alla ricerca di un nuovo nemico che ci permettesse di unirci, abbiamo pensato che l'inquinamento, la minaccia del surriscaldamento globale, la scarsità d'acqua, le carestie e fenomeni simili facessero al caso nostro». E concludono dicendo «Il vero nemico, allora, è l'umanità stessa». E così, le principali istituzioni internazionali appoggiano politiche di regressione in campo tecnologico e una riduzione della popolazione mondiale di diversi miliardi di persone: se non lo sapete, in questi casi si parla di genocidio. Tuttavia, prima di poter ridurre la popolazione e domare il gregge è necessario distruggere l'economia e la domanda. Forse vorreste sapere perché Rockefeller e compagni vogliano distruggere la domanda. Non ne soffrirebbero finanziariamente anche loro stessi? La risposta è NO. Essi non ne soffrirebbero affatto perché controllano già la maggior parte della ricchezza mondiale. La loro preoccupazione principale, a questo punto della storia, è quella di garantire la sopravvivenza della loro razza. E ancora una volta, affinché riescano a sopravvivere in un'epoca in cui le risorse naturali sono sempre più limitate, la maggior parte di noi deve morire. Per distruggere la domanda e l'economia, è necessario che ogni nazione sia guidata da persone asservite all'élite. Se questi leader non sono disposti a sottoscrivere i «necessari» cambiamenti, essi devono essere sostituiti attraverso cambi di potere ben orchestrati. In Italia, il governo eletto è stato estromesso per lasciare il posto a un gabinetto tecnocratico guidato da Mario Monti, amatissimo nella City di Londra, ex commissario europeo per la Concorrenza, presidente della maggiore università economica italiana, la «Bocconi» di Milano, membro permanente del Circolo Bilderberg, presidente europeo della Commissione Trilaterale, e membro dell'International Advisory Board di Goldman Sachs. Vi prego, rendetevi conto che Monti non sta lavorando per l'Italia. Egli è un traditore della nazione. Le brutali misure di austerità che il suo governo tecnocratico sta attuando dovrebbero renderlo perfettamente chiaro. «Monti ha chiamato il suo primo pacchetto di misure di governo "Salva Italia", ma non era l'Italia che si intendeva salvare, bensì l'Euro. Poi è passato a un secondo pacchetto, denominato "Crescitalia", dove ancora una volta non sarà la nazione italiana a crescere, ma piuttosto, le entrate dei mercati finanziari. Il nuovo pacchetto è parte del programma stabilito dalla Banca centrale europea (Bce) lo scorso agosto, nella ormai famosa lettera riservata inviata dal capo della Bce, Mario Draghi, e dall'ex capo della Bce, Jean-ClaudeTrichet, al governo italiano. Nessuno stanziamento per nuovi investimenti; la "crescita" doveva essere raggiunta riducendo i costi. Questa ricetta per l'Italia, così come per la Grecia, che è ancora più avanti nella corsa verso la distruzione, non farà che peggiorare la crisi economica, finanziaria e sociale. Spingerà l'Italia, terza potenza economica europea, ancora più vicino a un tracollo finanziario che potrebbe far saltare l'intero sistema euro da un giorno all'altro, e quindi affliggere ulteriormente la popolazione» (Tratto da: "Eu's Fascist Policy For Italy Hits a Snag" (‘La politica fascista per l'Europa trova un intoppo'), Claudio Celani, Eir, 13 gennaio 2012) «Nel 2011, dodicimila società hanno dichiarato fallimento in Italia , perché le banche hanno chiuso le linee di credito, nonostante avessero ricevuto a loro volta crediti per centinaia di miliardi da parte della Bce, ad un tasso di interesse pari quasi a zero. Questo denaro è stato usato per salvare la bolla speculativa, invece di finanziare imprese e creare nuovi posti di lavoro, una bolla speculativa che è ora dodici volte il Pil mondiale. E mentre i politici e la stampa discutono del finanziamento dei partiti e delle prossime elezioni, il Meccanismo europeo di stabilità (Fondo salva-Stati) è stato approvato senza che nessuno se ne sia reso conto, privandoci una volta per tutte della nostra sovranità nazionale e violando la nostra Costituzione. Quanto tempo ci vorrà prima che sentiremo di nuovo la famosa affermazione di Mussolini al Parlamento: "Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli..."» (Tratto da "Sotto inchiesta tutti i partiti: Monti dittatore indisturbato?", di Liliana Gorini, presidente di MoviSol, 6 aprile 2012.) La lotta a cui stiamo assistendo oggi non è una lotta per la sopravvivenza delle banche centrali o dell'euro, ma è una lotta capitale tra i governi sovrani e il sistema oligarchico finanziario che va tutta a beneficio di una piccola élite. Qualunque nazione incapace di controllare la propria moneta non può essere sovrana, e qualunque nazione che non sia sovrana è vulnerabile agli assalti e ai sovvertimenti messi in atto da questa oligarchia. Ogni nuova misura, considerata singolarmente, può sembrare solo una lieve aberrazione, ma una serie massiccia di cambiamenti, parte di un continuum, costituisce uno spostamento verso la distruzione dell'Italia in quanto Stato-nazione. Questo è il motivo per cui è giunto il momento di guardare dietro le quinte. Siamo a un bivio. E la strada che prenderemo determinerà il futuro dell'Italia e dell'umanità. Non spetta a Dio salvarci dalla follia collettiva. Sta a noi! Siamo responsabili verso le generazioni future la cui sopravvivenza dipende dalle azioni che intraprenderemo oggi. Non riusciremo mai a trovare le risposte giuste, se non conosciamo a fondo il quadro completo. Questo è ciò per cui combatte L'IMPERO INVISIBILE. Daniel Estulin 16 settembre 2012 Madrid, Spagna

lunedì 15 ottobre 2012

Svizzera: esercito in allerta....

...per prepararsi a crollo area euro. fonte: Wall Street Italia. La Svizzera ha lanciato una serie di esercitazioni militari per rispondere all'instabilita' sociale e civile in Europa, provocata dalla crisi del debito della moneta unica. L'operazione "Stabilo Due" e' stata annunciata in settembre e ha l'obiettivo di testare la rapidita' con cui l'esercito e' in grado di rispondere in caso di diramazione delle proteste e dei flussi migratori. Lo stato non e' membro dell'Unione Europea e nemmeno del blocco a 17 dell'area euro. Il quotidiano svizzero tedesco Der Sonntag ha scritto che le esercitazioni si sono svolte in settembre intorno alle zone di rischio individuate in una cartina dallo staff dell'esercito dove si teme che si possano tenere scontri tra 'fazioni rivali' e dove la Svizzera teme si rechino i rifugiati provenienti da Grecia, Italia, Spagna, Francia e Portogallo. Il ministero della Difesa non esclude il dispiegamento di truppe militari nei prossimi anni per sedare eventuali proteste che potrebbero svolgersi nel piccolo ricco paese, circondato da stati indebitati in recessione. "Non e' da escludere che le conseguenze della crisi finanziaria in Svizzera possano portare a proteste e scontri violenti anche qui", ha riferito all'emittente CNBC un portavoce del ministero della Difesa elvetico. In una anticipazione in anteprima pubblicata in giugno Wall Street Italia sotto il titolo di "La Svizzera si prepara allo scenario peggiore", si avvertiva gia' dei preparativi presi dal paradiso fiscale in caso di disgregazione dell'Eurozona. Sul piano economico Berna, che fa affari con gran parte dell'Europa, e' pronta a tutto pur di evitare che l'euro sprofondi sotto quota 1,20 franchi svizzeri.

sabato 13 ottobre 2012

Per il reddito garantito.

Non si vive di solo articolo 18: viva il reddito garantito.
di San Precario, da Il Fatto Quotidiano, 13 ottobre 2012. Il mondo è cambiato, il lavoro è cambiato, le nostre vite sono cambiate, eppure ancora oggi c’è chi canta “chi non lavora non fa l’amore”. Oggi le forze politiche della sinistra, unite sotto la bandiera della difesa del lavoro, cominciano la raccolta delle firme per il referendum in difesa dell’articolo 18. Questa campagna sacrosanta per contrastare la perdita dei diritti dei lavoratori non ci basta. Come noto, oltre il 30% dei lavoratori italiani ha un contratto “atipico” e per quanto riguarda le nuove assunzioni 8 su 10 avvengono con un contratto precario. Il collegato lavoro, cioè il grande condono per chi ha sfruttato illegittimamente lavoratori precari e poi la riforma Fornero sono solo gli ultimi due passi di una trasformazione strutturale del mercato del lavoro in Italia. Di fronte a questo cambiamento, la difesa dell’articolo 18 è una battaglia di retroguardia, dato che protegge i diritti di alcuni ma non li estende ai milioni di persone che fanno parte delle generazioni precarie. Parliamo di milioni di lavoratori che non devono essere licenziati perché è sufficiente non rinnovare il contratto alla sua scadenza, che non hanno accesso alla cassa integrazione, alla maternità, alla malattia, che non hanno ferie pagate e non parliamo della pensione. Per queste persone l’articolo 18 è una chimera. Serve, e subito, una misura universale che copra tutte e tutti: il reddito di base garantito per chi ha perso il lavoro, lo sta cercando, non ha la pensione, si sta formando per poter lavorare, per chi non vuole essere costretto ad accettare un lavoro in nero. Alcuni dei partiti che stanno lanciando la raccolta firme per l’articolo 18 hanno firmato anche una proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione del reddito minimo garantito, e proprio lunedì comincerà una Settimana per il reddito piena di iniziative legate alla legge. La legge è una proposta interessante, un primo passo per lanciare il dibattito sul reddito in Italia, ma anch’essa non ci basta. Per questo abbiamo lanciato l’Agorà per il reddito che si terrà sabato 20 ottobre a Milano e in cui invitiamo tutti e tutte in una piazza di discussione aperta, in cui esprimere i dubbi, le idee e le proposte per il reddito di base. Abbiamo pensato a un’Agorà perché vogliamo che tutti possano esprimersi al di fuori delle piazze virtuali e delle promesse urlate sulle pagine dei giornali. I partiti che stanno tenendo il piede in due scarpe non credano di usare articolo 18 e reddito nella retorica elettorale senza che si spieghi su cosa vogliono puntare e cosa è realistico aspettarci se l’anno prossimo andranno al governo. SEL è tra i promotori della proposta di legge sul reddito. Anche Rifondazione comunista ha aderito. Il Movimento 5 stelle cita spesso il reddito di cittadinanza tra le idee per il suo programma nazionale. E una parte del PD sta raccogliendo le firme tra gli iscritti per poter presentare un referendum sul reddito durante le primarie. Vogliamo sapere quale modello di welfare hanno in mente. I soldi ci sono, serve la volontà politica. Basta promesse, basta con chi considera il reddito un’utopia irrealizzabile, basta con chi lo stronca sul nascere per preservare lo status quo della precarietà. Per questo il 26 ottobre San Precario sfiderà a singolar tenzone i politici sul tema del reddito. Presto vi diremo i nomi dei politici che hanno accettato la sfida e di quelli che invece non l’hanno accettata. Ma prima ci vediamo il 20 ottobre per l’Agorà per il reddito, alle 15, ospiti di Macao in viale Molise 68 a Milano. Qui trovi l’evento Facebook.

Pentiti Formigoni!

Il Celeste Forminchioni ha sciolto la Giunta dopo l'arresto di un suo assessore . E' come se venisse sorpreso un borseggiatore al supermercato e si arrestassero tutti i clienti per concorso di colpa. La logica di Forminchioni è incomprensibile da una mente comune. Chiunque al suo posto si sarebbe rifugiato all'estero dopo la vicenda Daccò e con mezza giunta inquisita. Lui resiste come una cozza. Vuole durare più di Andreotti, più di Berlusconi, più di Mussolini. Da vent'anni governa la Lombardia con Comunione e Liberazione. La legge prevede un massimo di due mandati consecutivi come presidente di Regione, lui ne ha fatti quattro, di cui tre consecutivi. Forminchioni se ne frega di tutto e tira dritto con il sorriso di chi ti prende per il culo e con la bazza in fuori.
Il soggetto deve disporre di poteri sovrannaturali. La Lega voleva mollarlo. Lui l'ha convinta a ritrattare (la Lega è abituata alle figure di merda...) minacciando di far cadere le giunte di Veneto e Piemonte. I casi sono due. O anche quelle giunte sono infiltrate dalla 'ndrangheta, e lui ne è a conoscenza, o Forminchioni ha preso il comando del Pdl al posto del manichino Alfano e del carrello dei bolliti Berlusconi. E' un impunito che fa quello che vuole e te lo dice in faccia senza pudore. Nei giorni scorsi un corteo di studenti ha cercato di raggiungere il nuovo (e inutile) palazzo della Regione per chiederne le dimissioni. Sono stati cristianamente, pastoralmente manganellati dalle forze dell'Ordine. Gli è stata impartita la benedizione ciellina. Ego te manganello in nomine Forminchionis. Questo tizio è un vero mistero della Fede. Un portento della natura. Nessuno capisce come faccia a rimanere al suo posto senza essere cacciato a calci nel deretano e ad affermare che ora vuole costruire "una squadra all'altezza della sfida in questo momento complesso per l'Italia". Forminchioni, prenda l'ascensore dal suo ufficio all'ultimo piano del Palazzo Lombardia, il grattacielo dell'eccellenza, "un'opera prestigiosa firmata da grandi architetti", pagato dalle tasse dei lombardi. Esca da un ingresso secondario senza dare nell'occhio. Fugga in convento. Pentiti ciellino, perché hai molto peccato. Pur di levarti dai coglioni ti daremo l'assoluzione. http://www.youtube.com/watch?v=eubHs8kMc3A&feature=player_embedded
Domenico Zambetti del Pdl, detto “La Forza della Competenza”, ha comprato dalla ‘ndrangheta l’elezione ad assessore alla Casa della Regione Lombardia. 4.000 voti alla modica cifra di 50 euro l’uno (c’è la crisi …). In totale 200.000 euro. Un affare. Con lo stipendio da consigliere regionale, benefit e buonuscita ti rifai subito dell’investimento. Il rispetto della controparte criminale poi è garantito “Sti politici ‘e merda piccoli e grandi sono uno peggio dell’altro” e anche la sua fratellanza “Ora c’è l’Expo e lui ci può aiutare”. Rispetto e fratellanza valgono bene una messa. L’arresto, di un uomo sostenitore di Forminchioni, dallo slogan convincente “Al servizio della persona”, famoso in tutta Milano per aver tappezzato interi palazzi con il suo faccione sorridente, non è in sé una brutta notizia. E’ un’apertura verso il futuro della politica, la liberalizzazione del voto. Se il voto è una merce di scambio (e lo è dalla Calabria alla Brianza), il cittadino dovrebbe poterlo vendere al miglior offerente. 50 euro sono una miseria, chiunque lo capisce, le elezioni avvengono raramente, una volta ogni 4/5 anni. Il ridicolo valore del voto è dovuto principalmente al cartello della criminalità organizzata, ed è di una unità di grandezza in meno del reale valore che è di almeno 500 euro. Dovrebbe essere il minimo per legge. Una famiglia, meglio se allargata, potrebbe camparci un mese con il voto di scambio. Interi palazzi si potrebbero organizzare in gruppi di vendita solidale del voto (GVSV) e proporre pacchetti a corruttori e criminali alla luce del sole. Il voto di scambio è anche PIL, serve infatti a far eleggere gruppi (in modo consapevole o meno) interessati a costruire ovunque e comunque, dall’Expo 2015 alla Tav in Val di Susa alla Gronda. E’ un volano della crescita. Si potrebbero quotare i voti in Borsa per far concorrere mafie internazionali e costruttori senza scrupoli allo sviluppo della Nazione, dalla Yakuza ai Narcos sudamericani. Capitali stranieri di investimento di cui abbiamo un disperato bisogno. L’introduzione della tassa di un 10% sul voto di scambio migliorerebbe le casse dello Stato. Qualche decina di milioni di elettori moltiplicati per 50 euro a voto. Il voto è una risorsa economica, liberalizziamo il voto, rilanciamo l’Italia. dal blog di Beppe Grillo.

giovedì 11 ottobre 2012

ALISEI. LO SCANDALO DELLE ONG.

Il sogno della casa autocostruita con l'Ong diventa una beffa (e una truffa). Quattordici famiglie senza casa, un buco da 400mila euro e una macchia per il mondo delle organizzazioni non governative - di Ruben H.Oliva RAVENNA - Quattordici famiglie lasciate senza casa. Un buco con banca Etica di 400.000 euro ( senza contare i precedenti 600 mila euro elargiti), fornitori non pagati e un cantiere arrivato quasi a metà che, nell’abbandono più totale, sta cadendo a pezzi. E stiamo parlando solo di un cantiere (nemmeno tra i più grossi) dei tanti che hanno subito una sorte analoga, dopo che l’Alisei Autocostruzioni srl, prima di svanire nel nulla, ha dichiarato bancarotta nel 2010. LA ONG E LA COINCIDENZA - Il tutto è accaduto e accade nel terzo settore, in cui una Ong, utilizzando il disperato bisogno della gente di avere una casa e delle falle del sistema, cambia a piacimento ragione sociale (da srl a cooperativa ) per poi dire tranquillamente in un' intervista telefonica che «Alisei ong non ha nessuna responsabilità né rapporti con Alisei srl e non ha mai trattato questo argomento in Italia». Nessun indagato, nessun procedimento in corso, eppure una strana coincidenza balza agli occhi: il presidente di Alisei autocostruzioni srl, Ottavio Tozzo, è stato presidente fino a tre anni fa dell’Alisei ong, organizzazione che opera in Italia e nel mondo intero e che ora nega di avere avuto a che fare con le autocostruzioni in Italia. UNA STORIA INTRICATA - Una macchia e una storia per il mondo delle organizzazioni non governative che corre di bocca in bocca tra le migliaia di volontari che ogni anno mettono a disposizione idee e lavoro in cerca di un mondo più solidale. Questa storia del cantiere di Filetto a Ravenna è una delle tante realtà che Alisei ha lasciato a metà. «Quello che stiamo tentando di cercare di capire è se tra l’Alisei Ong, con cui abbiamo trattato e Alisei srl siano esistiti trasferimenti di denaro». A parlare non è un magistrato ma il presidente di Banca Etica Ugo Biggeri che insieme alla cooperativa «mani unite» (i futuri abitanti delle case) e al comune di Ravenna, sono la parte lesa in questa intricata storia. IL SISTEMA - Un sistema ben oliato quello usato da Ottavio Tozzo - bella presenza, belle idee e linguaggio forbito - per ottenere finanziamenti che finiranno ovunque tranne che nei cantieri. «Sono furibondo!» sono le prime parole che scandisce Fabrizio Matteucci, sindaco di Ravenna entrando con le telecamere nel suo ufficio. «Alisei doveva costruire ben tre nuclei di abitazioni; il primo lo ha finito, il secondo lo abbiamo dovuto finire noi con 200.000 euro della regione e il terzo, quello di Filetto, completamente abbandonato è davvero un disastro» dice il sindaco che si scalda aggiungendo di non escludere che il comune di Ravenna si costituisca parte civile in un eventuale causa contro l’Alisei. Stessa sorte è toccata a molti altri cantieri disseminati tra nord e sud: in Lombardia i cantieri sono ben cinque e a finanziarli, e finirli dopo che l’Alisei si è data alla fuga, è toccato all’Aler. L’autocostruzione è uno dei sistemi più nobili per dare una casa a prezzi economici a quelli che non se la possono permettere. I finanziatori di Alisei vanno dalle Nazioni Unite alla Comunità europea, da imprese private a quelle pubbliche. Un fiume di soldi difficile da quantificare, specie quando le società continuano a cambiare o a fallire. LA MATASSA - Stefano Bentini e Matteo Mattioli - due dei 14 autocostruttori rimasti senza casa - non si sono rassegnati e da più di tre mesi vivono all’interno di quelle che dovevano essere le loro abitazioni. Senza luce, finestre, pavimenti continuano a tenere duro e nel frattempo mettersi in rete tra tutti coloro che in giro per l’Italia sono stati ingannati dalla Alisei srl di Ottavio Tozzo per iniziare una causa che permetterebbe alla guardia di Finanza di districare questa vera e propria matassa di società che in qualche punto portano dritto alla Alisei ong con sede a Milano. Ruben H. Oliva, dal Corriere della Sera.

LO SBARCO IN SICILIA.

(Grillo ce l'ha fatta. Alla faccia dei bookmaker inglesi.) «Beppe, non farlo!». «Beppe c'è la corrente contraria!». «Beppe ci sono i barracuda!». A Cannitello, ultimo lembo di Calabria, diluvia. Grillo scruta il mare un po' preoccupato: «Su Google lo Stretto pareva più stretto...». Poi guarda Gianroberto Casaleggio, che gli fa un cenno con la testa. Ora è confortato: «Datemi le pinne». È arrivata anche la lettera di auguri di Mina. Dice il professor Nino Fazio, massimo esperto di traversate: «Almeno aspettiamo che smetta di piovere...». Grillo si tuffa, dalla barca Casaleggio - magrissimo, basco verde alle Che Guevara, capelli brizzolati sulle spalle - lo sostiene con lo sguardo. Scoppia un altro acquazzone, a Torre Lago sulla sponda siciliana si scatena uno psicodramma: «Non ce la può fare!». «Qualcuno lo fermi!». «Ha sessantadue anni!». Rosario Crocetta, candidato di Pd e Udc alla Regione Sicilia, sorride: «Strano che un grillo possa nuotare per tre chilometri senza affogare». Il prof. Fazio fa sapere che comunque è stata stipulata un'assicurazione sulla vita. I militanti del Movimento 5 Stelle accolgono i cronisti con simpatia: «Complici! Conniventi! Tenete il sacco ai politici!». Un ragazzo urla nel megafono che le correnti hanno dirottato Beppe più a Sud: corsa pazza sotto la pioggia, si sposta anche l'ambulanza. Casaleggio, dritto contro la tempesta, non perde mai di vista l'amico che avanza tra i flutti. Lo segue un piccolo corteo: barche da pesca, gommoni, la capitaneria di porto, due canoe, la polizia, un wind-surf. Gaspare Sturzo, pronipote del fondatore del Partito popolare, anche lui candidato alla Regione, chiede: «Quant'è costato al contribuente la bravata di Grillo?». «Niente!» assicura il candidato 5 Stelle Giancarlo Cancelleri, «abbiamo pagato di tasca nostra per bloccare lo Stretto, ecco le ricevute: 650 euro». Il prof. Fazio specifica che l'assicurazione copre anche l'eventuale recupero della salma. Grillo è quasi arrivato e sulla riva succede di tutto, un vigile tenta di fermare la folla ma ne è sommerso, i bambini piangono, Grillo accenna due bracciate a delfino, una barca con la telecamera quasi lo travolge, Casaleggio si butta nell'acqua fino alla cintola. Ecco il capo nella muta gocciolante. Grida frammenti di frasi - «questo è il terzo sbarco in Sicilia, Garibaldi ha portato i Savoia e gli americani la mafia, ma nessuno è venuto a nuoto!» -, si asciuga con una bandiera della Trinacria, grida ancora - «l'Italia deve fermare il debito o il debito ferma l'Italia!» -, si toglie le pinne - «era meglio se non le mettevo mi hanno fatto venire un crampo» -, declama: «Per la Sicilia è un nuovo giorno!». Poi gli scappa da ridere. C'è anche dell'autoironia nell'impresa, ma Casaleggio commenta serio: «Non è un'impresa, è un evento. Beppe l'ha fatto anche per sfidare se stesso. Per mostrare che niente è impossibile». I militanti con la maglietta bianca impazziscono. «Scrivetelo che noi siamo diversi, scrivete che alle nostre feste non ci sono né bicchieri né piattini di plastica!». E come fate? «Ognuno ha il suo bicchiere, con il nome scritto sopra». Grillo ora ride: «Ho battuto anche i bookmaker inglesi che mi davano 1 a 15, ho fregato i medici che mi pronosticavano l'infarto... Finora qui sono sbarcati mafiosi e delinquenti; la prima persona normale che arriva sono io». Boato. «E se io ho attraversato lo Stretto, voi potete liberare la Sicilia!» grida ancora lui, prima che lo portino via. Una donna anziana afferra le mani del cronista: «Scriva che qui in Sicilia per avere un posto ci dobbiamo umiliare, bisogna chiedere a un politico. Scriva che mio nipote ai concorsi passa sempre gli scritti perché sono anonimi, poi quando arriva l'orale lo mandano via. Grillo è la nostra ultima speranza». Lui è chiuso nel camper, sotto la doccia. Poi si siede sui gradini a parlare con i cronisti. Ora è rilassato, ha un tono di voce suadente, con cui però dice cose terribili. «Il tuo giornale sta per chiudere, anche il tuo chiuderà presto, ormai non servite più a nulla, c'è la Rete. La Stampa è della Fiat, il Corriere è dell'Abi, Repubblica è del Pd. Quando Visentini scrisse un articolo contro Gheddafi», scusi Grillo forse voleva dire Fruttero e Lucentini, «quando Visentini attaccò Gheddafi lui chiese ad Agnelli la testa di Arrigo Levi, e Agnelli lo cacciò in 24 ore». Guardi Grillo che si sbaglia, Agnelli tenne sia Levi sia Fruttero e Lucentini. «Va be', tanto siete finiti lo stesso. Siete medium che riportano in vita le anime morte come Berlusconi: salme da far riposare in pace. Lo so che i politici non sono tutti uguali, Crocetta ad esempio l'ho conosciuto quand'era sindaco di Gela, si è battuto contro la mafia, è una brava persona. Ma tutti stanno dentro un sistema marcio, da buttare. Non si risolve nulla mettendo qualcuno in galera, poi escono belli dimagriti, la galera per loro è una beauty farm a nostre spese: guardate Lele Mora, guardate Cuffaro; mai stato così bello. Batman no, per fare dimagrire Batman ci vorrebbe l'ergastolo. Ora basta, vado a controllare la storia di Agnelli e Arrigo Levi». Arriva il messaggio di Federica Pellegrini: «Bravo Beppe, io a nuotare nell'acqua alta ho paura». Celentano non ha ancora chiamato ma, spiega Grillo, si sentono spesso. Una militante dice nell'orecchio all'amica: «Guardalo, con gli occhi chiari e i capelli lunghi; non ti ricorda Gesù?». Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera"

mercoledì 10 ottobre 2012

La Weimar greca.

di BARBARA SPINELLI, da Repubblica. Forse si muove qualcosa, nella mente della potenza tedesca che da anni comanda in Europa sapendola solo dividere, non guidarla e federarla? Ancora non è chiaro, ma se Angela Merkel ieri è corsa a Atene - dove la sua politica e il suo Paese sono esecrati, dove è stato necessario militarizzare la capitale per domarne la collera - vuol dire che vi sono elementi nuovi, che destano spavento a Berlino. Uno spavento che si è dilatato, dopo l'intervista di Antonis Samaras al quotidiano Handelsblatt di venerdì. Sono parole diverse dal solito: il Premier greco non si sofferma sui debiti, né sul Fiscal Compact, né sul Fondo salva-Stati approvato lunedì a Lussemburgo. La prima visita del Cancelliere, invocata da Samaras, avviene perché si comincia a parlare dell'essenziale: di storia, di memorie rimosse e vendicative, di democrazia minacciata. Estromessa, la politica prende la sua rivincita e fa rientro. Caos è il vocabolo usato nell'intervista, e il caos impaura la Germania da sempre. Anche perché quel che le tocca vedere è una replica: più precisamente, la replica di una storia che Berlino finge di dimenticare, ma che è gemella della sua. Il caos, i tedeschi sanno cos'è: specie quello di Weimar, quando la democrazia, stremata dai debiti di guerra e dalla disoccupazione, cadde preda di Hitler. È lo scenario descritto da Samaras: Weimar è oggi a Atene, e anche qui incombe una formazione nazista, che si ciba di caos e povertà. Alba dorata ha ottenuto alle elezioni il 6,9 per cento, ma oggi nei sondaggi è il terzo partito. I suoi principali nemici sono l'Unione, e tutto quel che l'Europa ha voluto essere dal dopoguerra: luogo di tolleranza democratica, di assistenza ai deboli attraverso il Welfare. Lo straripare della disoccupazione, spiega Samaras, dà le ali a un partito che non ha eguali in Europa, tanto esplicita è la sua parentela con il nazismo e perfino con i suoi simboli (una variazione della svastica). L'odio dell'immigrante, del gay, del disabile, è la sua ragion d'essere. Se l'Europa non aiuta la Grecia dandole più tempo, a novembre le casse statali saranno vuote e può succedere di tutto. In parlamento i deputati nazisti si fanno sempre più insolenti, sicuri. L'ex Premier George Papandreou è bollato come "greco al 25 per cento": la madre è americana. Ogni nuovo emigrato va tenuto lontano, con mine anti-uomo lungo le frontiere. Non è male che infine si cominci a dire come stanno davvero le cose, e quel che rischiamo: non tanto lo sfaldarsi dell'euro, quanto il tracollo delle mura che l'Europa si diede quando nacque. Mura contro le guerre, contro le diffidenze nazionaliste, contro la logica delle punizioni. Fare l'Europa significava dire No a questo passato mortifero, ed ecco che esso si ripresenta nelle stesse vesti. Per la coscienza tedesca, uno scacco immenso: la storia le si accampa davanti come memento e come Golem, da lei stessa resuscitato. Oltrepassare i calcoli sull'euro e sondare verità sin qui nascoste aiuta a scoprire quel che Atene sta divenendo: un capro espiatorio. Un laboratorio dove si sperimentano ricette costruttiviste e al tempo stesso si collauda la storia che si ripete: non come tragedia, non come farsa, ma come memoria stordita, morta. Come possono i tedeschi scordare il muro portante del dopoguerra, e cioè la coscienza che la punizione nei rapporti tra Stati è veleno, e che i debiti bellici della Germania andavano perciò condonati? Nell'accordo di Londra sul debito estero, nel '53, fu deciso di prorogare di 30 anni il rimborso, e di esigerlo solo qualora non avesse impoverito la Repubblica federale. I greci non l'hanno dimenticato: un comitato di esperti sta calcolando quel che Berlino deve a Atene per i disastri dell'occupazione hitleriana (circa 7,5 miliardi di euro). "Le riparazioni non sono più un problema", replica il governo tedesco. Lo saranno di nuovo, se il castigo ridiventa criterio europeo come nel 1918 verso la Germania. La Grecia certo non è senza colpe. All'indisciplina di bilancio s'accoppiano la corruzione politica, l'enorme evasione fiscale. Il caos è in buona parte endogeno, come sostenne Alexis Tsipras del partito Syriza quando mise al primo punto del programma la lotta ai corrotti. Ma è un caos non più grave dell'italiano, e anche se Syriza ha manifestato ieri contro la Merkel, assieme ai sindacati, è scandaloso che il Cancelliere si rifiuti di incontrare il primo partito d'opposizione, solo perché le ricette anti-crisi sono ritenute fallimentari. In fondo non c'è bisogno di Samaras, per penetrare la realtà greca ed europea, e ammettere che nessuno può sopportare una recessione quinquennale. Basta leggere blog e libri indipendenti. Bastano i testi di storia, che raccontano di un paese dove la resistenza antinazista non fu artefice della democrazia postbellica come in Italia, ma venne perseguitata ed esiliata dagli anglosassoni: il potere militare fu da loro favorito per decenni (colonnelli compresi). I romanzi di Petros Markaris sul commissario Kostas Charitos - una specie di Montalbano greco - sono conosciuti in Italia. L'ultimo, pubblicato da Bompiani nel 2012, s'intitola L'Esattore, e narra di un assassino seriale che elimina uno dopo l'altro grandi evasori e politici corrotti, visto che lo Stato non sa né vuole agire. L'assassino assurge a eroe nazionale, gli indignados di Piazza Sìntagma vogliono candidarlo: "L'Esattore nazionale è un Dio!", gridano. Oggi esce in Francia un film di Ana Dumitrescu, Khaos, che raffigura il pandemonio ellenico. Dicono nel film: "Il pericolo è che la collera del popolo si trasformi in terribile bagno di sangue, sostituendosi all'azione politica". Il sottotitolo di Khaos è "i volti umani della crisi": volti che la trojka non vede, né la Merkel, né i governi del Sud Europa che trattano Atene come paria, per paura d'esser confusi con essa. Ma il paria parla di noi, e dell'Europa tutta. Habermas probabilmente pensava alla Grecia, nel discorso tenuto il 5 settembre davanti al partito socialdemocratico: i piani di austerità delineano, ovunque, un percorso post-democratico. Quel che assottigliano non è tanto la sovranità assoluta degli Stati nazione - oggi anacronistica - quando la sovranità del popolo, che è costitutiva della democrazia e non è affatto obsoleta. I diritti sovrani sottratti tramite Patto fiscale e Fondo salva-stati semplicemente evaporano, "perché non trasferiti verso un autentico, democratico legislatore europeo". Il potere resta nelle mani di trojke e Consigli dei ministri non eletti dai cittadini europei, o di tecnici che possedendo la scienza infusa pretendono di superare gli Stati nazione da soli, e surrettiziamente. "Credo che questo sia il prezzo che paghiamo alla soluzione tecnocratica della crisi", conclude il filosofo: "In tale configurazione, imbocchiamo un percorso postdemocratico che approderà a un federalismo esecutivo. La democrazia si perde per strada, e tutti mancheremo l'occasione di regolare i mercati finanziari (...). Un esecutivo europeo del tutto indipendente da elettorati che possano essere democraticamente mobilitati smarrirà ogni motivazione e ogni forza per azioni di contrasto". L'ora della verità è quella in cui i numeri non occupano l'intero spazio mentale, e in scena fanno irruzione la storia, le memorie scomode delle guerre europee e dei dopoguerra. Per questo sono importanti l'allarme di Samaras, il disagio che ha suscitato in Germania, l'impervia corsa della Merkel a Atene. Qualcosa si muove: non necessariamente in meglio, ma almeno si è più vicini al vero. Si chiama Alba dorata il pericolo greco, ed è alba tragica. All'orizzonte si staglia la figura dell'Esattore Nazionale, salutato come Apollo vendicatore: che viene e uccide i traditori della democrazia. È così, dai tempi dell'Iliade, che dalle nostre parti iniziano le guerre. (10 ottobre 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA

domenica 7 ottobre 2012

La realtà supera la fiction.Con Tremonti.

1- TORNA IN PISTA CON UN NUOVO PARTITO TREMONTI E SEMBRA GRILLO! SENTITE UN PO’ 2- UNO: “IN ITALIA CI SONO TROPPE TASSE E TROPPA PAURA”. DUE: “IL GOVERNO HA FATTO PIÙ DISTRUZIONE CHE CREAZIONE: DOVEVA RIDURRE IL DEFICIT E AUMENTARE LA CRESCITA, MA MI SEMBRA CHE IL DEFICIT SALGA E LA CRESCITA SCENDA”. TRE: “NON SI PUÒ ANDARE AVANTI CON UN SIGNORE CHE SI ERGE A VICERÈ, FIDUCIARIO DEI MERCATI INTERNAZIONALI PUNTANDO AL BIS”. QUATTRO: “CHI CI GUADAGNA? ANZITUTTO LE BANCHE. BASTA VEDERE COME SI MUOVE LA BCE CHE PRESTA SOLDI ALL’1% AD ISTITUTI CHE NON LI IMPIEGANO NELL’ECONOMIA REALE”. CINQUE: “SI STA CREANDO RECESSIONE DISPERAZIONE, EMIGRAZIONE NELLE STRADE SI STANNO DIFFONDENDO I CARTELLI “COMPRO ORO” WEIMAR COMINCIÒ COSÌ” (TRANQUILLI, NON È UN OMONIMO, È PROPRIO LUI, L’EX MINISTRO ODIATO DI BERLUSCONI) (fonte: dagospia)

sabato 6 ottobre 2012

Andare oltre.Gurdjieff.

La Realtà dell’Essere. di Franco Battiato, da Il Fatto Quotidiano.
“La prima impressione di Gurdjieff (scrive la de Salzmann) fu molto forte, indimenticabile. Aveva un’espressione sul viso che non avevo mai visto: non era l’intelligenza usuale di una mente raziocinante, ma una visione che vedeva tutto, senza giudicare né condannare”. L’insegnamento di Gurdjieff parla all’uomo contemporaneo, a chi nutre un profondo senso di insoddisfazione, si sente isolato e senza direzione. La prima richiesta della Quarta via è ‘conosci te stesso’ e tale principio è molto più antico di Socrate. Gurdjieff ci ha trasmesso una scienza in grado di mostrarci chi siamo, le nostre capacità potenziali, e ciò che occorre sviluppare. Una conoscenza esoterica che studia la relazione dell’uomo con Dio e con l’Universo. Jean de Salzmann nacque nel 1889 in Francia. A Tiflis, nel Caucaso, dove si trasferì col marito, aprì una scuola di musica basata sul metodo Dalcroze. Fu lì che, a trentanni, incontrò Gurdjieff. I de Salzmann si consacrarono al suo insegnamento, vendettero casa e possedimenti pur di seguirlo da Costantinopoli a Berlino, e infine a Fontainebleau, vicino a Parigi, nel 1922. Madame de Salzmann lavorò al fianco di Gurdjieff per trentanni e fu soprattutto lei a diffonderne, in seguito, il messaggio. Dai suoi quaderni di appunti è tratto il libro “La Realtà dell’Essere”, dal quale ho estratto il brano che ho scelto. “Le forme e la realtà fanno parte di un unico tutto, ma esistono in dimensioni diverse. Il reale non è influenzato dal materiale del mio pensiero e non lo può assorbire. La Realtà sta su un altro livello. Tuttavia il materiale dei miei pensieri assorbe il reale e costruisce illusioni basate su forme. La forma agisce come un velo che nasconde la realtà. Quando non percepisco la realtà di me stesso, non posso far altro che credere a questa illusione e chiamarla ‘io’. Ciò nonostante, l’illusione è solo un miraggio che si dissolve nel momento in cui si stabilisce il silenzio. Devo vedere lo spazio tra i pensieri, un vuoto che è realtà, e ho bisogno di rimanere il più a lungo possibile in questo spazio. Allora appare un altro tipo di pensiero, lucido e intelligente, un pensiero di un altro livello, di un’altra dimensione”. Jeanne de Salzmann La Realtà dell’Essere, La Quarta via di Gurdjieff (Astrolabio, 2011)