venerdì 5 ottobre 2012

Il primo duello televisivo Obama-Romney.

Obama – Day After, di Luca Celada, da il manifesto.
Non occorre farsi illusioni sulla sua effettiva collocazione ideologica, sul fatto che Obama sia un candidato dell’establishment appena piu’ a sinistra se questo significa ancora qualcosa, del suo avversario, per essere esasperati dalla sua inetta performance nel primo confronto diretto. A Denver il presidente ha lasciato che un miliardario lo deridesse come uno che se la spassa nel lusso della casa bianca e va in giro nel jumbo presidenziale (senza mai menzionare uno solo dei conti offshore o delle ville di Paperon de’ Paperomney). Si e’ fatto tacciare dal campione rottamatore di aziende di essere un fantoccio di Wall Street e di aver regalato alle banche l’immunita’ “too big to fail” (il giorno prima c’era stato l’annuncio dello storico rinvio a giudizio della Morgan Stanley per il crac Bear Stearns, ma Obama l’ha taciuto). Ha lasciato che il repubblicano crociato del governo minimo passasse come illuminato riformista di sanita’ e pensioni, mancava poco che Romney diventasse amico delle donne, degli immigrati e dei sindacati. Insomma va bene tutto ma proprio consegnare volontariamente le chiavi della banca a Karl Rove, ai fratelli Koch, ai falchi del Pentagono e agli estremisti del Tea Party davvero e’ troppo. Daccordo la coda di paglia di un presidente che ha deluso molte aspettative progressiste ma una campagna presidenziale presuppone un ingegno retorico e la capacita’ di articolare una narrativa o quantomeno di contrattaccare, laddove il format lo richiede, anche se necessario in termini retoricamente populisti. La debacle invece si e’ avvicinata a quella storica di Nixon contro Kennedy, il dibattito studiato da ogni studente di primo anno di scienza della comunicazione come atto fondativo della politica di immagine. Quei corsi insegnano inevitabilemente che la lettura della trascrizione di quel confronto assegna la vittoria a Nixon in virtu’ della padronanza delle argomentazioni mentre la visione televisiva ribalta il risultato a favore di un Kennedy rilassato, abbronzato e in vantaggio in ogni atteggiamento non-verbale. Obama a Denver ha concesso a Romney non solo carta bianca su numerosi tradizionali cavalli di battaglia democratici ma ha anche ceduto l’impressione di leadership, quell’ineffabile percezione che in termini televisivi vale un fiume di parole.

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