giovedì 11 ottobre 2012

LO SBARCO IN SICILIA.

(Grillo ce l'ha fatta. Alla faccia dei bookmaker inglesi.) «Beppe, non farlo!». «Beppe c'è la corrente contraria!». «Beppe ci sono i barracuda!». A Cannitello, ultimo lembo di Calabria, diluvia. Grillo scruta il mare un po' preoccupato: «Su Google lo Stretto pareva più stretto...». Poi guarda Gianroberto Casaleggio, che gli fa un cenno con la testa. Ora è confortato: «Datemi le pinne». È arrivata anche la lettera di auguri di Mina. Dice il professor Nino Fazio, massimo esperto di traversate: «Almeno aspettiamo che smetta di piovere...». Grillo si tuffa, dalla barca Casaleggio - magrissimo, basco verde alle Che Guevara, capelli brizzolati sulle spalle - lo sostiene con lo sguardo. Scoppia un altro acquazzone, a Torre Lago sulla sponda siciliana si scatena uno psicodramma: «Non ce la può fare!». «Qualcuno lo fermi!». «Ha sessantadue anni!». Rosario Crocetta, candidato di Pd e Udc alla Regione Sicilia, sorride: «Strano che un grillo possa nuotare per tre chilometri senza affogare». Il prof. Fazio fa sapere che comunque è stata stipulata un'assicurazione sulla vita. I militanti del Movimento 5 Stelle accolgono i cronisti con simpatia: «Complici! Conniventi! Tenete il sacco ai politici!». Un ragazzo urla nel megafono che le correnti hanno dirottato Beppe più a Sud: corsa pazza sotto la pioggia, si sposta anche l'ambulanza. Casaleggio, dritto contro la tempesta, non perde mai di vista l'amico che avanza tra i flutti. Lo segue un piccolo corteo: barche da pesca, gommoni, la capitaneria di porto, due canoe, la polizia, un wind-surf. Gaspare Sturzo, pronipote del fondatore del Partito popolare, anche lui candidato alla Regione, chiede: «Quant'è costato al contribuente la bravata di Grillo?». «Niente!» assicura il candidato 5 Stelle Giancarlo Cancelleri, «abbiamo pagato di tasca nostra per bloccare lo Stretto, ecco le ricevute: 650 euro». Il prof. Fazio specifica che l'assicurazione copre anche l'eventuale recupero della salma. Grillo è quasi arrivato e sulla riva succede di tutto, un vigile tenta di fermare la folla ma ne è sommerso, i bambini piangono, Grillo accenna due bracciate a delfino, una barca con la telecamera quasi lo travolge, Casaleggio si butta nell'acqua fino alla cintola. Ecco il capo nella muta gocciolante. Grida frammenti di frasi - «questo è il terzo sbarco in Sicilia, Garibaldi ha portato i Savoia e gli americani la mafia, ma nessuno è venuto a nuoto!» -, si asciuga con una bandiera della Trinacria, grida ancora - «l'Italia deve fermare il debito o il debito ferma l'Italia!» -, si toglie le pinne - «era meglio se non le mettevo mi hanno fatto venire un crampo» -, declama: «Per la Sicilia è un nuovo giorno!». Poi gli scappa da ridere. C'è anche dell'autoironia nell'impresa, ma Casaleggio commenta serio: «Non è un'impresa, è un evento. Beppe l'ha fatto anche per sfidare se stesso. Per mostrare che niente è impossibile». I militanti con la maglietta bianca impazziscono. «Scrivetelo che noi siamo diversi, scrivete che alle nostre feste non ci sono né bicchieri né piattini di plastica!». E come fate? «Ognuno ha il suo bicchiere, con il nome scritto sopra». Grillo ora ride: «Ho battuto anche i bookmaker inglesi che mi davano 1 a 15, ho fregato i medici che mi pronosticavano l'infarto... Finora qui sono sbarcati mafiosi e delinquenti; la prima persona normale che arriva sono io». Boato. «E se io ho attraversato lo Stretto, voi potete liberare la Sicilia!» grida ancora lui, prima che lo portino via. Una donna anziana afferra le mani del cronista: «Scriva che qui in Sicilia per avere un posto ci dobbiamo umiliare, bisogna chiedere a un politico. Scriva che mio nipote ai concorsi passa sempre gli scritti perché sono anonimi, poi quando arriva l'orale lo mandano via. Grillo è la nostra ultima speranza». Lui è chiuso nel camper, sotto la doccia. Poi si siede sui gradini a parlare con i cronisti. Ora è rilassato, ha un tono di voce suadente, con cui però dice cose terribili. «Il tuo giornale sta per chiudere, anche il tuo chiuderà presto, ormai non servite più a nulla, c'è la Rete. La Stampa è della Fiat, il Corriere è dell'Abi, Repubblica è del Pd. Quando Visentini scrisse un articolo contro Gheddafi», scusi Grillo forse voleva dire Fruttero e Lucentini, «quando Visentini attaccò Gheddafi lui chiese ad Agnelli la testa di Arrigo Levi, e Agnelli lo cacciò in 24 ore». Guardi Grillo che si sbaglia, Agnelli tenne sia Levi sia Fruttero e Lucentini. «Va be', tanto siete finiti lo stesso. Siete medium che riportano in vita le anime morte come Berlusconi: salme da far riposare in pace. Lo so che i politici non sono tutti uguali, Crocetta ad esempio l'ho conosciuto quand'era sindaco di Gela, si è battuto contro la mafia, è una brava persona. Ma tutti stanno dentro un sistema marcio, da buttare. Non si risolve nulla mettendo qualcuno in galera, poi escono belli dimagriti, la galera per loro è una beauty farm a nostre spese: guardate Lele Mora, guardate Cuffaro; mai stato così bello. Batman no, per fare dimagrire Batman ci vorrebbe l'ergastolo. Ora basta, vado a controllare la storia di Agnelli e Arrigo Levi». Arriva il messaggio di Federica Pellegrini: «Bravo Beppe, io a nuotare nell'acqua alta ho paura». Celentano non ha ancora chiamato ma, spiega Grillo, si sentono spesso. Una militante dice nell'orecchio all'amica: «Guardalo, con gli occhi chiari e i capelli lunghi; non ti ricorda Gesù?». Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera"

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