venerdì 19 ottobre 2012

LA BANDA DEL BUCO COLPISCE ANCORA.

Piemonte :"tecnicamente fallito". di: Alessandro Mondo, Pubblicato il 19 ottobre 2012; da La Stampa Buco spaventoso di 900 milioni, a fronte di un debito che, complessivamente, sarebbe di 10 miliardi. Sotto pressione la giunta del governatore Roberto Cota (nella foto).
Roma - «Tecnicamente fallita». Che i conti della Regione Piemonte, e non solo i suoi, non godano buona salute lo sanno anche i sassi. Ma quelle due parole, pesanti come una pietra tombale, hanno sbigottito persino quanti, tra i consiglieri regionali, martellano la giunta di Roberto Cota un giorno sì e l’altro pure. La valutazione, in anticipo sulla conferenza stampa convocata oggi dal governatore e dall’assessore alla Sanità Paolo Monferino per fare il punto sui numeri della sanità piemontese, è stata enunciata da Monferino durante la Commissione Bilancio: il "buco" della sanità supera i 900 milioni (a fronte di un debito complessivo che avrebbe raggiunto i 10 miliardi). «Soldi che le Asl hanno speso negli anni contando su trasferimenti regionali non presenti nel bilancio dell’ente - spiega il capogruppo del Pd Aldo Reschigna. Per questo, ancora oggi, li considerano crediti esigibili». Com’è possibile? «Parliamo del biennio 2008-2009 - precisa Giovanna Quaglia, assessore al Bilancio . In sintesi, si trattava di trasferimenti previsti e poi cancellati per vari motivi dalla Regione ma mantenuti dalle Asl nei loro bilanci». Il che rimanderebbe a un deficit di comunicazione: come minimo. Non a caso, Monferino ha affidato a Deloitte & Touche il compito di incrociare i bilanci delle aziende sanitarie e della Regione per verificare eventuali disallineamenti. Il "report" sarà pronto a fine mese ma la cifra-monstre, trapelata dalla commissione, rende la situazione. Da qui la sferzata di Monferino. «La Regione è tecnicamente fallita, tutti devono capirlo e trarne le conseguenze», ha detto in commissione, presumibilmente infastidito dai rilievi. Parole forti anche per il manager prestato alla politica, abituato a dire pane al pane e poco tenero verso i consiglieri, che ricambiano cordialmente (compresi quelli di maggioranza): poco gradite da alcuni esponenti della giunta ma confermate da Cota. «Monferino, che è un tecnico e si basa su parametri tecnici, ha ragione - commenta il governatore -. Il debito pregresso è quello che è, aumenta il costo dei servizi, si riducono gli introiti delle imposte regionali, Roma taglia i trasferimenti... Sappiamo cosa dobbiamo fare: una serie di riforme toste, all’insegna del rigore. Ma è bene che tutti siano informati». Il che, secondo alcuni, prelude a un nuovo giro di vite servito durante la conferenza stampa odierna. Da qui la preoccupazione. Tanto più che il giudizio di Monferino rimanda ad una crisi di liquidità che potrebbe mettere a rischio persino gli stipendi. «La Regione versa alle Asl 640 milioni al mese in due tranche - aggiunge Reschigna -: una al principio e l’altra alla fine del mese. Quella di fine settembre è stata girata solo mercoledì. Gli stipendi vanno garantiti, come il pagamento delle fatture per i farmaci. Tutti gli altri fornitori si vedono saldare il dovuto in tempi superiori a un anno». L’assessore al Bilancio conferma lo stato di sofferenza: «In attesa che arrivino i trasferimenti statali abbiamo chiesto un anticipo di cassa alla nostra tesoreria. Stiamo girando alla sanità 680 milioni al mese, qualcosa più del necessario, proprio per assicurare a Monferino margini di manovra. Certo: le previsioni di cassa sono al limite, e diventano un problema anche i trasferimenti agli enti locali. Abbiamo scritto al ministro Grilli sollecitando crediti esigibili per 400 milioni. Il Governo ha riconosciuto 415 milioni alla Sicilia e 159 alla Campania, nella legge di stabilità. Deve valere anche per noi». Va da sè che l’assessore si accontenterebbe della metà, e che altre Regioni hanno l’acqua alla gola: il rebus dei bilanci per il 2013 sarà uno dei temi affrontati nella prossima Conferenza delle Regioni. Gli stipendi sono garantiti: almeno per ora. Copyright © La Stampa. All rights reserved

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