domenica 28 febbraio 2010

Flores D'Arcais: Berlusconi è un eversore

http://www.rainews24.rai.it/it/video.php?id=18484

IL POPOLO VIOLA SCUOTE ROMA!

IL POPOLO VIOLA SCUOTE ROMA!
- di Stefano Corradino -


Non ci appassionano le guerre di cifre tra organizzatori, questura, giornali pro e giornali contro, emittenti che trasmettono gli eventi sociali in diretta (ben poche) e altre tv che li ignorano (pressocchè tutte). Erano più di 100mila, forse il doppio. Ma fossero stati in mille o anche solo cento. C'erano giovani vivi ieri 27 febbraio. Indignati, incazzati e mai rinunciatari. Sono scesi in piazza in tanti attraverso il più classico dei mezzi per far circolare la comunicazione: il passaparola; parola che è passata attraverso la rete, e i social network, che fortunatamente resistono ai bavagli e ai provvedimenti censori che, in questi giorni, stanno colpendo i programmi di approfondimento in tv.
La parola è passata nel silenzio assordante di buona parte dei tg, troppo impegnati a rassicurare gli italiani sul risultato di un processo. Peccato che qualcuno abbia dato il risultato sbagliato. Per carita, errare è umano. Era già capitato qualche settimana fa quando lo stesso tg aveva toppato con la combinazione del Supererenalotto dando, di primo acchitto, un numero errato. Subito corsero ai ripari trasmettendo la giusta sestina onde evitare le rappresaglie di qualche scommettitore che per un attimo ha avuto l'illusione di centrare il jackpot.

Ma oggi, chi risarcisce il cittadino, privato di un'informazione corretta? E' sufficiente correggere il tiro a posteriori quando ormai la notizia è passata? Lo schema sembra ricalcare perfettamente quello di un presidente del Consiglio. Uno a caso: si attacca, si insulta, o si deforma la verità, per poi smentire. Ma nessuna smentita avrà lo stesso effetto della notizia data a caldo. E' il primo messaggio quello che conta, rimane in testa, plasma il giudizio. E' il principio alla base del marketing pubblicitario, di cui si nutre la politica dalla nascita di Forza Italia. Ma chi fa giornalismo non può ne distrarsi nè manipolare. "Manipolare la verità è un crimine", ha scritto efficacemente Michele Serra all'indomani della sentenza, "tal quale per un fornaio sputare nel pane che vende".

Cosa fare allora? Come risarcire lettori e telespettatori del torto subito? Forse basterebbe cominciare, come ha scritto Giuseppe Giulietti ristabilendo un pò di verità storica, magari leggendo il testo integrale della sentenza della Cassazione. Per scoprire che assoluzione e prescrizione sono due cose diverse. E non possono essere considerati sinonimi neanche in un dizionario padano.



http://www.articolo21.org/675/notizia/il-popolo-viola-scuote-roma.html

Lula chiede ad Obama di eliminare il "bloqueo" contro CUBA

El presidente brasileño, Luiz Inacio Lula da Silva, exigió hoy al mandatario estadounidense Barack Obama el fin del bloqueo a Cuba y elogió la salud del líder revolucionario Fidel Castro, al concluir una visita oficial a la isla.

“Obama debe tener la misma audacia que tuvo el pueblo norteamericano al elegirlo como presidente y levantar el bloqueo a Cuba“, dijo Lula da Silva, citado por medios cubanos, al ser despedido en La Habana por el presidente Raúl Castro.

Lula valoró de muy importante su visita a Cuba por los encuentros celebrados con el líder de la Revolución, Fidel Castro, y el mandatario Raúl Castro.

También, en declaraciones a reporteros antes de partir de regreso después de una estancia en La Habana de menos de tres días, el jefe de Estado del gigante suramericano, elogió la firma de varios acuerdos para favorecer el desarrollo bilateral.

Quedé muy satisfecho y feliz por hallar a Fidel Castro bien de salud, su cabeza está mejor que la mía, habla de economía como un joven y está pensando siempre en el futuro de Cuba, América Latina y el mundo, comentó.

Creemos en el potencial cubano y nuestro país está en mejores condiciones que las de 10 años atrás, por lo cual no nos vamos a detener en los planes de ambos, enfatizó.

Adelantó que se lleva una propuesta de la Isla en materia de salud para construir un programa conjunto de apoyo a los haitianos, víctimas de un terremoto el pasado 12 de enero que destruyó gran parte de la capital y dejó más de 200 mil muertos.

Sabemos que los cubanos son, entre todos los pueblos del mundo, los mayores especialistas en solidaridad y los más preparados y, por eso, queremos construir juntos para devolverle la esperanza a Haití, subrayó.

Antes de abordar el avión, Lula recibió un fuerte abrazo de Raúl Castro, quien acudió a despedirlo al aeropuerto internacional José Martí, en las afueras de esta capital, donde cesó una pertinaz llovizna escasos instantes previos a la partida.

(Con información de AIN y Prensa Latina)

sabato 27 febbraio 2010

Grazie Mokbel per averci ricordato l'orgoglio antifascista!

Un brillante contributo di Fulvio Abbate, da facebook:


http://www.youtube.com/watch?v=kooGFaicxe0

Ora e sempre, RESISTENZA!

venerdì 26 febbraio 2010

CORRUTTORE!

http://www.youtube.com/watch?v=UwcoFD7NPeU

Un Paese unico al mondo dove l’illegalità sommersa è accettata

Parla l'economista Loretta Napoleoni:

«Un paese unico al mondo dove l’illegalità sommersa è accettata»

di PIERCARLO FIUMANÓ


TRIESTE «In Italia la corruzione è entrata nel Dna del Paese. È un modus operandi che da tollerato è divenuto accettato. Si fanno affari attraverso l’illecito»: analisi spietata e documentata quella di Loretta Napoleoni, economista fra i massimi esperti di terrorismo e economia internazionale. Da anni Napoleoni collabora con Cnn, Bbc, Le Monde, El Pais ed è una delle voci più ascoltate anche all’estero sui mali dell’Italia e su quella che considera la deriva etica e morale che ha colpito il Paese.

Loretta Napoleoni, criminalità e corruzione sono voci all’attivo che sostengono il Pil italiano?
È vero che il sistema della corruzione del Paese non è mai stato debellato. La stessa crisi economica ha prodotto ulteriori infiltrazioni criminali e malavitose nel tessuto socio-economico. L’Italia vive di una economia sommersa che nessuno è mai riuscito a calcolare nelle sue dimensioni reali.

Il sistema degli appalti può essere gestito da comitati d’affari ristretti e autoreferenziali? Un sistema gelatinoso, come è stato detto dai giudici?
È un modus operandi che in Italia da tollerato è diventato accettato: così si fanno affari con l’illecito.

Peggio di Tangentopoli?
All’epoca di Tangentopoli tutti si muovevano come in un sottobosco di illegalità. Oggi tutto è esibito in modo spudorato. Certi episodi che emergono dalle indagini dimostrano che non c’è più neppure la paura di essere perseguiti. E lo dimostra il fatto che occupa un posto in Parlamento un notevole numero di personaggi inquisiti. Siamo di fronte a uno scadimento dell’etica. Il politico colto in flagrante comportamento illecito viene persino esibito come modello da seguire.

Siamo peggio degli altri? Cosa avviene negli altri Paesi?
In una crisi come quella che attraversiamo anche l’illecito diventa più facile. Sicuramente anche in Inghilterra e in Francia c’è una carenza di etica degli affari. Tuttavia l’Italia si distingue per la totale indifferenza verso chi si comporta in modo poco etico. In Inghilterra, per esempio, un inquisito non potrebbe continuare a occupare il suo posto in Parlamento anche se essere inquisito non vuol dire essere condannato.

È stato mai calcolato quanto vale il ”fatturato” del sommerso negli appalti e della criminalità che si muove nelle zone contigue alla politica?
Non ci sono statistiche a questo proposito. Di fatto non è mai stata fatta piena luce su un sistema così opaco e pieno di zone d’ombra. Soltanto con una generale presa di coscienza della società civile, e non dei partiti, si potrà fare piena luce. La commistione fra politica e affari è diventata molto diffusa, e non mi stupisce. Un Paese che sopravvive attraverso l’economia sommersa rischia di trovarsi di fronte alle molte distorsioni che oggi sono sotto gli occhi di tutti.



Tratto da: IL PICCOLO - TRIESTE - 24/02/10

La macelleria sociale della scuola pubblica

La macelleria sociale della scuola pubblica
di Mimmo Pantaleo*
Ven, 26/02/2010 - 07:08

Quelle che la Ministra Gelmini definisce riforme si traducono esclusivamente in tagli pesantissimi senza alcuna logica di cambiamento organizzativo, didattico e di programmi.
Si peggiora di giorno in giorno la qualita' dell'apprendimento, negando alle nuove generazioni il diritto allo studio. I regolamenti sulla secondaria superiore, peraltro non ancora pubblicati e quindi privi di qualsiasi efficacia, hanno come unica logica quella di ridurre le ore d'insegnamento e il numero delle materie,nonchè la cancellazione di tutte le sperimentazioni.
Nella primaria, dopo avere demolito l'esperienza del modulo innovativo dei tre insegnanti sulle due classi, il prossimo anno ci sara' meno tempo pieno e, sopratutto, l'impossibilita' di garantire il modulo delle 30 ore.
Si svuota di ogni contenuto culturale e didattico l'obbligo scolastico, le scuole sono senza soldi e molti edifici scolastici cadono a pezzi o sono insicuri.
Un vero e proprio disastro che determinera' nel prossimo anno 25000 docenti e15000 Ata in meno mentre la Ministra Gelmini intende dare soldi alle scuole private.
E' ora di ribellarsi al massacro della scuola pubblica.
Per queste ragioni attiveremo in tutte le scuole assemblee permanenti aperte a studenti, genitori, associazioni e precari.
Lo sciopero generale del 12 Marzo sara' solo la prima importante tappa di una mobilitazione sempre più' ampia con forme di lotta sempre più' clamorose.
* segretario generale Flc Cgil

giovedì 25 febbraio 2010

OSARE LA SPERANZA

"Osare la speranza" è un concetto, espresso da Don Gallo, che mi ha folgorato. Sabato sera ho ascoltato il grande "Don" da Fazio mentre da qualche giorno alcuni compagni della sinistra acquese mi avevano chiesto di candidarmi con Sinistra Ecologia e Libertà in queste elezioni regionali di fine marzo. Non mi aspettavo da loro una così grande dichiarazione di stima e fiducia dopo poco tempo dal mio arrivo nell'alessandrino. Ma pensando ad un concetto che potesse sintetizzare la mia motivazione a partecipare a questa campagna elettorale mi sono proprio venute in mente le parole del grande prete, a cui mi inchino e spero dunque non si offenda se gliele prendo in prestito perchè nulla avrebbe potuto sintetizzare meglio le chance che alla sinistra rimangono per non essere spazzata via dalla politica italiana.
Noi della sinistra dobbiamo proprio osarla la speranza per tornare a fare della politica italiana qualcosa che non sia residuale oggi, oppure lasciato in balìa di questo clima da basso impero che quasi quasi vedrebbe più nobile l'introduzione di un cavallo in Senato rispetto agli spettacoli quotidiani del cattivo gusto e del malaffare eretto ormai a sistema.
Enrico Berlinguer parlava di una questione morale, anche a sinistra, già dagli anni ottanta, ma lo si celebra ovunque disattendendo le sue parole e tradendo la fiducia degli elettori e dei cittadini in una sinistra incapace di fare davvero di questa Italia un paese migliore,civile e moderno. La deriva populista e plebiscitaria, autoritaria e razzista in cui l'Italia è caduta non ha trovato ancora a sinistra la forza ed il coraggio di rivendicare con forza un modello di società diverso, capace di rispondere alle sfide ed ai problemi che il modello capitalista postfordista pongono e la difficile fase storica che viviamo dettano. Siamo schiacciati a sinistra da logiche nostalgiche incapaci di incidere sul presente e leggere il futuro e a destra da fusioni politiche che non danno vigore a nessuno dei soggetti politici implicati ed esasperano la confusione ed i soggettivismi conflittuali. Intanto gli elettori della sinistra scappano, non ci riconoscono più, si chiudono sempre più spesso nell'astensionismo dei senza speranza, nella disillusione e nella rassegnazione di vedere naufragare il paese in un odioso inevitabile medioevo. In questo fosco panorama penso che l'impegno e la lezione di Nichi Vendola, di Claudio Fava e dei compagni appassionatamente impegnati a ridare dignità, orgoglio ed energia alla sinistra sia uno dei nostri ultimi crocevia perchè noi si abbia un senso in Italia, per dimostrare che l'omologazione ad un pensiero unico catastrofico di affarismo e interessi solo economici senza speranza non è un destino irreversibile nella vita italiana.Per questo ho accettato la sfida di candidarmi con Sinistra Ecologia Libertà dell'acquese, in queste belle colline dell'Alto Monferrato teatro di tante battaglie eroiche contro il regime fascista, in un momento che sento cruciale e di grande emergenza democratica e civile.

Un milione di litri di gasolio nel Lambro, nel Po, nell'Adriatico

QUANDO AVRANNO INQUINATO L'ULTIMO FIUME,ABBATTUTO L'ULTIMO ALBERO,PRESO L'ULTIMO BISONTE,PESCATO L'ULTIMO PESCE...

...solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche.

Toro Seduto

Testamento biologico: un ginepraio legislativo

Testamento biologico: un ginepraio legislativo
Francesco Palladino, 24-02-2010

Com'era facilmente prevedibile, sul testamento biologico, in discussione alla Camera, si sta creando un groviglio legislativo forse inestricabile. Un vero guazzabuglio di norme, divieti, limiti, imposizioni inaccettabili per il malato, i familiari ed i medici. La cosiddetta Dat (dichiarazione anticipata di trattamento) ha - dappertutto nel mondo democratico e civile - la finalità di consentire che una persona, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, esprima la volontà sulle terapie che desidera o non desidera accettare, quando dovesse trovarsi in condizione di incapacità per malattia o lesioni irreversibili.
In questi giorni a Montecitorio, in commissione Affari sociali, il dibattito si è concentrato sulla possibilità di modificare le norme sul testamento biologico approvate al Senato (legge Calabrò) il 26 marzo dell'anno scorso. Ieri si è approvato, in modo controverso e anche caotico, un emendamento del relatore Pdl Di Virgilio all'articolo 3, comma 5: si prescrive, testualmente, che "alimentazione ed idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, devono essere mantenute fino al termine della vita, ad eccezione del caso in cui le medesime risultino non più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento".
Apparentemente sembra un passo avanti rispetto al testo Calabrò precedente, che prevedeva il sondino obbligatorio, senza eccezioni, essendo alimentazione ed idratazione "forme di sostegno vitale finalizzate al alleviare le sofferenze fino alla fine della vita". E' vero che il nuovo comma sembra meno oppressivo e affida al medico la decisione di stabilire quando il paziente non è più in grado di assimilare farmaci e nutrimento. E si dovrebbe applicare non solo ai malati in stato vegetativo permanente (meno di 3 mila), ma anche a malati terminali in condizioni di non coscienza (circa 250 mila).
Ma il nodo che non si vuole sciogliere è quello di vietare la Dat per alimentazione e idratazione: il malato non può decidere, in piena consapevolezza, se accettare o meno il trattamento, per il momento in cui sarà in stato vegetativo o in coma. Non gli era consentito nella legge Calabrò e non gli è consentito neppure con la modifica approvata ieri. Tanto che il senatore Di Virgilio ha potuto addirittura dichiarare, senza esitazione o ritegno, che "la scelta che abbiamo compiuto non rappresenta un'apertura. Anzi, con questa legge Eluana non sarebbe morta". Quindi, dopo diciassette anni di sofferenza e tormenti, senza possibilità di guarigione o miglioramento, ad Eluana sarebbe stata ancora imposta l'alimentazione, secondo l'ultima versione dell'articolo 3 della legge. Per spiegare meglio: ad alcuni malati, nutrizione e idratazione, se non assimilati, potrebbero provocare un edema polmonare e quindi il medico può decidere di sospendere il trattamento. Precisa Di Virgilio: "Parliamo di malati che stanno morendo, non di persone che, magari in coma ma nutrite, potrebbero vivere anni". Appunto, come Eluana.
Il sottosegretario alla Salute, Roccella, ha già formalmente precisato che alimentazione e idratazione "non sono pratiche alle quali la persona può rinunciare nello stilare le sue dichiarazioni anticipate". Non c'è nessuna speranza di ripensamento, quindi, per ora. Insoddisfatto e deluso il deputato liberal del Pdl Della Vedova che si batte per rendere meno oppressivo il testo della legge: " Non si affronta il nodo cruciale della responsabilità della decisione rispetto ai pazienti incapaci, non prevedendo nessun ruolo nè per i familiari, nè per i rappresentanti legali dei pazienti".
Adesso si guarda al dibattito in aula, alla Camera, che potrebbe portare -forse- ad altri cambiamenti: ma il biotestamento non sarà nel calendario dei lavori prima di aprile (dopo le elezioni regionali). E comunque la legge dovrà tornare anche a palazzo Madama, dato che il testo Calabrò è già stato modificato, e quindi i senatori dovranno discuterlo di nuovo. L'iter si annuncia ancora lungo a laborioso e ci pare francamente ottimista la Roccella quando sostiene: "Pensiamo di approvare il ddl sul testamento biologico entro l'estate perché, come abbiamo promesso, in Italia non devono più esserci casi Eluana".
Noi vogliamo solo sperare che il Parlamento sia capace di meditare con coscienza sul fine vita e voglia rispettare la libertà dei malati di decidere, come avviene negli altri paesi civili (anche cattolici) del mondo.

La profezia di Elsa Morante...

"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera
di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbe meritato
la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo.
Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini?
Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte
per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva
naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il
suo voto al forte piuttosto che al giusto.
Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il
tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre
il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile
effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.
Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un
partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue
maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo
per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e
impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile
trovare un più completo esempio italiano.
Ammiratore della forza, venale,corruttibile e corrotto, cattolico
senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario,
buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che
disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di
profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico
volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina
sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare."



Elsa Morante. 1945 (a proposito di Mussolini)

“No all’illegittima impunità, tutti in piazza il 27 febbraio"

Camilleri, Hack, Flores d’Arcais:

“No all’illegittima impunità, tutti in piazza il 27 febbraio"


Il Popolo Viola in cento piazze: "La Costituzione non si tocca"Pubblichiamo l'appello inviato da Andrea Camilleri, Margherita Hack e Paolo Flores d'Arcais a 120 personalità del mondo della scienza, della cultura e dello spettacolo perchè aderiscano alla manifestazione del "popolo viola" contro il legittimo impedimento.

Per sabato 27 febbraio numerosi siti del “popolo viola” hanno indetto manifestazioni in numerose città italiane (l’appuntamento principale sarà a Roma, piazza del Popolo, dalle ore 14), con lo slogan “la legge è eguale per tutti” e la volontà di opporsi alla “illegittima impunità” che la legge berlusconiana ad personas sul “legittimo impedimento” imporrà al paese, stravolgendo la Costituzione.

I promotori hanno rivolto un accorato appello: “invitiamo tutti gli esponenti della cultura e dell’informazione, della scienza e dello spettacolo, delle forze democratiche e del lavoro, ad aderire e partecipare alla nostra nuova iniziativa”.

Di fronte al drammatico degrado dell’Italia, il “Bel Paese” che un malo governo sta riducendo a macerie morali, istituzionali, culturali, sociali, economiche, calpestando la Costituzione repubblicana anziché realizzarla, crediamo nostro elementare dovere aderire con il massimo dell’impegno.

Speriamo che siano tante, tantissime, una crescente “valanga”, le adesioni nei prossimi giorni di scienziati e scrittori, intellettuali e protagonisti dello spettacolo, che con la loro indignazione e passione democratica sapranno difendere la Costituzione nata dalla Resistenza, a conferma di una “società civile” degna dell’aggettivo, che non si piega né rassegna alla marcia totalitaria di un regime orwelliano.

Andrea Camilleri
Margherita Hack
Paolo Flores

L’impero di Berlusconi scricchiola

L’impero di Berlusconi scricchiola”.
Intervista a Barbara Spinelli
di Wanda Marra, da Il Fatto Quotidiano, 23 febbraio 2010

“Qualcosa si sta muovendo. Ci sono degli scricchiolii nell’impero berlusconiano. E la cosa che mi impressiona di più è che questo avvenga proprio nel mondo creato da Berlusconi, nel mondo dell’immagine. E quindi a Sanremo e nello “show” dell’Aquila. Siamo vicini al “tipping point”, un concetto usato da un filosofo americano, dal filosofo Malcolm Gladwell, che fa riferimento al punto di non ritorno: le cose vengono spostate sempre di più vicino all’orlo del tavolo, e a un certo punto cadono”. Barbara Spinelli, giornalista, tra le massime opinioniste italiane, afferma che sì, è possibile che in questo momento gli stessi elementi che hanno contribuito a costruire il potere di Berlusconi, si rivolgano contro di lui. E che da questo punto di vista è significativa l’aggressione all’inviata all’Aquila del Tg1, Maria Luisa Busi, come la rivolta degli orchestrali a Sanremo contro il televoto.

Quali sono gli elementi che potrebbero minare di più l’impero di Berlusconi?
La vicenda di Bertolaso è stata molto importante, perché riguarda la protezione dei cittadini. La stessa parola “protezione” è alle origini del potere di Berlusconi: lui era l’antipolitica che proprio aggirando le regole prometteva protezione ai cittadini. Il fatto stesso che questa non funzioni, non faccia quello che dovrebbe fare, risveglia i cittadini dal sogno. Senza contare che parlare di “tipping point” significa che prima c’erano state già una serie di vicende che avevano minato il potere del premier.

Quali?
I processi di mafia, le rivelazioni di Ciancimino, le escort. E alla fine, gli italiani non possono tollerare le risate degli imprenditori durante il terremoto dell’Aquila. La protesta contro il Tg1 nasce proprio contro la telenovela del telegiornale, che racconta una realtà che all’Aquila è diversa. Importante anche il fatto che l’invasione del centro della città da parte degli sfollati domenica non ha riguardato solo pochi. Come è significativa la rivolta degli orchestrali contro il televoto. Siamo nell’ultima o penultima scena del Truman Show, quando il protagonista si accorge di non essere nella vita reale, ma in un set, dove è tutto finto, è tutta una bolla. L’antipolitica di Berlusconi è una bolla. E sta scoppiando come è scoppiata la bolla finanziaria.

Lo scandalo Bertolaso può incidere più di altri, visto che il Capo della Protezione civile era in qualche modo un’emanazione di Berlusconi?
Bertolaso era una specie di controfigura di Berlusconi, l’uomo del fare che agli italiani piaceva. La sua caduta (perché anche se si rivelerà innocente, di caduta si tratta) è fondamentale.

Ma se dovesse pensare a una goccia che fa traboccare il vaso?
Mi viene in mente un esempio. Quando fu rieletto Bush in America per il secondo mandato, tutti si meravigliarono perché gli elementi del fallimento esistevano già. C’era già stata la questione delle fantomatiche armi di distruzione di massa in Iraq. Per gli americani il “tipping point” è stato l’uragano Katrina, la distruzione di New Orleans e la fallimentare risposta della Fema, l’Agenzia federale per il management dell’emergenza, istituzione che si è poi rivelata piena di raccomandati . Tutte cose che la stampa indipendente denunciò. Così potrebbe accadere anche in Italia per gli scandali legati al terremoto. E spero che la stampa faccia la sua parte.

A proposito di stampa. Ieri è apparso in prima pagina su Il Giornale un articolo di Marcello Veneziani, che parla di questione morale, degrado dei poteri e dei partiti, pazienza finita da parte degli italiani. Non le sembra un po’ singolare?
Penso che faccia parte di una strategia di fumo negli occhi, come l’annuncio di misure anticorruzione, che faticano però a realizzarsi. Il ladro di polli difficilmente fa regole funzionanti. Si tratta sempre del tentativo di sbandierare uno lo show, mentre in realtà si fa tutt’altro: Berlusconi ha respinto le dimissioni di Bertolaso e quelle di Cosentino. Detto questo, non dimentichiamo che nell’arte dello show resta un maestro: eventuali misure anti-corruzione disorienteranno non pochi elettori.

Fini in questi giorni continua a ribadire che il Pdl è un partito senz’anima e che va costruito. Potrebbe dare la spallata al premier?
Non lo ammetterebbe mai al momento, ma in fondo non aspetta altro. Sono mesi che si prepara al dopo Berlusconi, e quel che è certo è che la battaglia per la successione si è aperta. Anche perché i due politici usciti dalle intercettazioni, Verdini e Letta, sono rispettivamente l’uomo macchina del Pdl e il candidato alla Presidenza della Repubblica, che è chiaramente ora agli occhi di tutti un politico che sulla Protezione Civile ha detto non poche contro-verità.

Secondo lei gli effetti di questi scricchiolii si vedranno sulle Regionali?
Istintivamente direi di sì. Le elezioni potrebbero non andar bene per Berlusconi. Ma bisogna vedere quanto gli italiani saranno disorientati e quanto astensionismo ci sarà.

L’opposizione avrebbe dovuto fare di più?
Si sarebbe certamente dovuta battere di più contro la corruzione. Ma io penso che la spallata a Berlusconi potrà venire solo da destra.

Berlusconi e il Manuale del piccolo dittatore

Berlusconi e il Manuale del piccolo dittatore
di Michele Martelli

Lo scambio di lettere pubbliche tra Travaglio e Santoro in merito all’ultima puntata di Annozero ci dà l’occasione di fare qualche riflessione che va al di là del caso specifico. E che riguarda la necessità oggi estrema, drammatica, di difendere quei pochi spazi di libertà e democrazia che ancora ci restano nei mass-media sempre più controllati e occupati dalle squadre dei robot e telecloni di Berlusconi, veri e propri Avatar arcoriani, fantastici ominidi capaci di agire con efficacia contro i nemici anche quando il Capo riposa beatamente in dolce compagnia nel lettone di Putin.

Immaginiamo di avere tra le mani un ipotetico perfetto manuale d’uso appositamente scritto per un piccolo aspirante dittatore bramoso di sopprimere la democrazia per instaurare sulle sue ceneri un illimitato potere personale.
Che cosa vi leggeremmo?

Innanzitutto, il capitolo dedicato a come svuotare, esautorare e sopprimere il parlamento. Il classico “Discorso del bivacco” di Mussolini dopo la marcia su Roma, nel 1922 (la minaccia golpista di «sprangare il Parlamento», facendo «di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli») vi avrebbe il posto d’onore. Ma per chi volesse far meglio e più presto, il consiglio sarebbe di incendiare il parlamento, e incolpare gli oppositori, sul modello di ciò che fece Hitler col Reichstag nel 1933.
Inoltre, vi leggeremmo il capitolo dedicato all’imbrigliamento della magistratura, ridotto a mero apparato repressivo al servizio dell’autocrate. Non a caso nelle dittature i giudici che non giurano fedeltà al Capo, Dux, Führer o Caudillo che nominar si voglia, vengono epurati. E ciò perché nelle autocrazie la fonte della “legge”, statale e morale, è la volontà del capo. «Agisci in maniera che il Führer, se conoscesse le tue azioni, approverebbe» (Hans Frank, gerarca nazista giustiziato a Norimberga). Quello di Hitler era un potere personale «conferito al Führer in quanto esecutore della volontà comune della Nazione»; dunque un potere «totale e onnicomprensivo», «libero e indipendente, esclusivo e illimitato» (Ernst Rudolf Huber, massimo esperto nazista di diritto pubblico). «Führer befiehl, wir folgen! Alle sagen Ja! - il Führer ordina, noi obbediamo! Tutti dicono sì!» (slogan della Gioventù hitleriana).

L’ultimo capitolo del manuale composto per il nostro mini-dittatore sarebbe infine dedicato alla strategia per la conquista del consenso popolare, perché senza consenso nemmeno le dittature durano a lungo. Anche qui il modello sarebbe fornito dai regimi nazifascisti (trascuriamo in questa sede i necessari accordi neoconcordatari con le gerarchie ecclesiastiche). Hitler, a otto giorni dalla presa del potere, il 5 marzo 1933, fondò il Ministero per la Propaganda e l’Educazione popolare, sotto la guida del gerarca Herr Doktor Joseph Goebbels (si suicidò nel 1945 nel bunker di Hitler, dopo aver avvelenato moglie e figli col cianuro). L’imperativo goebbelsiano? «Sempre e dovunque considerarsi come portavoce della parola del Führer». E così stampa, letteratura, teatro, arti, sport, cinema e radio furono allineate alle direttive del regime. E alla sacra Parola dell’onnipotente Imbianchino.

Il che faceva sin dal 1922 anche Mussolini e il suo l’Ufficio Stampa, poi, durante il ventennio, trasformato in MinCulPop (Ministero della Cultura Popolare). Nessuna idea doveva circolare che non fosse autorizzata dal Duce. Il controllo di stampa e radio e altri mezzi di comunicazione veniva esercitato con l’invio di veline, pezzetti di carta contenenti gli ordini di regime di come, quante e quali notizie ogni volta diffondere, calibrare, tagliare, censurare. Tutto doveva accrescere ed esaltare il mito del Duce. Non so quanti sanno, o ricordano, che nel 1930 fu istituita persino la «Scuola di mistica fascista» ad opera di Niccolò Giani, per organizzare corsi di “mussolinismo imperiale” e “lecturae Ducis”: la Parola ispirata del Duce, oramai da Pio xi patentato “Uomo della Provvidenza”, era l’unica fonte e l’assoluto criterium veritatis. Il Verbo fascista emanava soltanto dalla prominente mascella del Dittatore.

A un manuale simile si ispira oggi Berlusconi? La risposta è sì, se pensiamo alla sua insofferenza verso parlamento e magistratura, alla sua proposta che a Montecitorio «votino solo i capigruppo», alla degradazione già in atto del parlamento in cassa di risonanza delle decisioni del premier (una lunga decretazione di leggi ad personam per guadagnar tempo e zittire le opposizioni già mute di per sé), agli insulti e ai tentativi di delegittimazione dei giudici (“antropologicamente diversi), alla strategia di minzolinizzare stampa e tivvù, e quindi di epurare i mass-media da critici e dissidenti, da ogni voce dissonante, come quella della Busi, conduttrice del Tg1. Anzi da chiunque si attenga semplicemente e rigorosamente alla verità dei fatti. Come Travaglio. No, se i fatti danno torto a chi comanda, i fatti vanno soppressi.

E chi si ostina a documentarli e raccontarli, a esporli fedelmente e criticamente, deve sparire. Non fisicamente, almeno per ora. Ma mediaticamente sì. Ecco, siamo forse prossimi all’estinzione mediatica degli ultimi esponenti della “razza dei giornalisti” degni di questo nome, cioè di quelli che non dipendono dalla volontà, interessi, umori e arbitrio del Padrone, bensì soltanto dalla verità dei fatti?


Fonte: Micromega

OSARE LA SPERANZA

"Osare la speranza" è un concetto, espresso da Don Gallo, che mi ha folgorato. Sabato sera ho ascoltato il grande "Don" da Fazio mentre da qualche giorno alcuni compagni della sinistra acquese mi avevano chiesto di candidarmi con Sinistra Ecologia e Libertà in queste elezioni regionali di fine marzo. Non mi aspettavo da loro una così grande dichiarazione di stima e fiducia dopo poco tempo dal mio arrivo nell'alessandrino. Ma pensando ad un concetto che potesse sintetizzare la mia motivazione a partecipare a questa campagna elettorale mi sono proprio venute in mente le parole del grande prete, a cui mi inchino e spero dunque non si offenda se gliele prendo in prestito perchè nulla avrebbe potuto sintetizzare meglio le chance che alla sinistra rimangono per non essere spazzata via dalla politica italiana.
Noi della sinistra dobbiamo proprio osarla la speranza per tornare a fare della politica italiana qualcosa che non sia residuale oggi, oppure lasciato in balìa di questo clima da basso impero che quasi quasi vedrebbe più nobile l'introduzione di un cavallo in Senato rispetto agli spettacoli quotidiani del cattivo gusto e del malaffare eretto ormai a sistema.
Enrico Berlinguer parlava di una questione morale, anche a sinistra, già dagli anni ottanta, ma lo si celebra ovunque disattendendo le sue parole e tradendo la fiducia degli elettori e dei cittadini in una sinistra incapace di fare davvero di questa Italia un paese migliore,civile e moderno. La deriva populista e plebiscitaria, autoritaria e razzista in cui l'Italia è caduta non ha trovato ancora a sinistra la forza ed il coraggio di rivendicare con forza un modello di società diverso, capace di rispondere alle sfide ed ai problemi che il modello capitalista postfordista pongono e la difficile fase storica che viviamo dettano. Siamo schiacciati a sinistra da logiche nostalgiche incapaci di incidere sul presente e leggere il futuro e a destra da fusioni politiche che non danno vigore a nessuno dei soggetti politici implicati ed esasperano la confusione ed i soggettivismi conflittuali. Intanto gli elettori della sinistra scappano, non ci riconoscono più, si chiudono sempre più spesso nell'astensionismo dei senza speranza, nella disillusione e nella rassegnazione di vedere naufragare il paese in un odioso inevitabile medioevo. In questo fosco panorama penso che l'impegno e la lezione di Nichi Vendola, di Claudio Fava e dei compagni appassionatamente impegnati a ridare dignità, orgoglio ed energia alla sinistra sia uno dei nostri ultimi crocevia perchè noi si abbia un senso in Italia, per dimostrare che l'omologazione ad un pensiero unico catastrofico di affarismo e interessi solo economici senza speranza non è un destino irreversibile nella vita italiana.Per questo ho accettato la sfida di candidarmi con Sinistra Ecologia Libertà dell'acquese, in queste belle colline dell'Alto Monferrato teatro di tante battaglie eroiche contro il regime fascista, in un momento che sento cruciale e di grande emergenza democratica e civile.

HA RAGIONE BERLUSCONI ! E' UNO STATO DI POLIZIA IGNOBILE

...CHE GLI HA PERMESSO:


1) di diventare uno degli uomini piu' ricchi del mondo
2) di arrivare al quasi totale controllo dell'informazione
3) di arrivare ad espandere le sue aziende
4) di farsi una banca
5) di pagare 1% nelle concessioni delle televisioni
6) di deten...ere una situazione di quasi monopolio nella gestione dei budget pubblicitari
7) di coprire le piu' alte cariche istituzionali
8) di mettere le persone di famiglia in tutti i settori chiave dell'economia
9) di essere al di sopra della legge
10) di insultare le piu' alte cariche istituzionali
11) di concorrere alla privatizzazione dei beni pubblici , acqua , energia , salute
12) di farsi le leggi ad personam senza alcun impedimento
13) di mettere a libro paga quasi tutta l'opposizione
14) di corrompere giudici a iosa
15) di utilizzare aziende pubbliche per far crescere gli affari alle sue private
16) di fare il presidente del consiglio in totale conflitto di interessi contro la legge
17) di eludere ....le tasse e tutte le norme costituzionali
18) di offendere , insultare la magistratura e mettere in essere norme , leggi , circolari per limitarne l'influenza
19) dulcis in fundo , di cercare di limitare le intercettazioni , l'ultima arma della giustizia
20) di ricattare la giustizia , minacciando riforme e revisione della costituzione
HA RAGIONE, E' UNO STATO DI POLIZIA : IL SUO.


Fonte: Facebook: V DAY Everyday

mercoledì 24 febbraio 2010

SERGIO MARCHIONNE, IL SOCIALISTA

SERGIO MARCHIONNE, IL SOCIALISTA
Ieri alle 21.14
- di Giorgio Cremaschi -

Alla Fiat, assieme alla crisi si va accumulando un tale concentrato di vergognose sopraffazioni e sfacciate ingiustizie, che non è solo necessaria una forte lotta sociale e politica, ma una vera e propria rivolta morale.

La polizia è intervenuta massicciamente alla Fma di Pratola Serra (Avellino) per far uscire i motori contro il presidio dei lavoratori in cassa integrazione. E' il primo massiccio intervento pubblico nella vertenza. Il primo intervento del governo, dopo le chiacchiere e gli applausi sanremesi del ministro Scajola. Gli unici soldi finora spesi dal governo nella vertenza Fiat sono quelli adoperati per pagare gli straordinari alle centinaia di poliziotti che devono presidiare lo stabilimento campano. Se questo è l'intervento del governo nella crisi, la strategia aziendale si sviluppa in perfetta sintonia con esso.

Possiamo così sintetizzare le scelte imprenditoriali di Sergio Marchionne, dopo che si sono diradati in un anno i fulgori della sua beatificazione. Si chiude dove minimamente non conviene e si aprono gli stabilimenti dove gli stati pagano gran parte dell'investimento e i lavoratori ricevono stipendi incivili. Otto miliardi di dollari sono il finanziamento del governo degli Stati Uniti all'unione Fiat-Chrysler. Quasi due miliardi ha promesso Putin alla Fiat per un nuovo stabilimento in Russia. Quasi altrettanto paga il governo messicano per fare le 500, attualmente costruite in Polonia, dove il costo del lavoro comincia ad essere eccessivo. Cifre minori, ma comunque significative, la Fiat riceverà per riprendere la produzione automobilistica in Serbia.

La Fiat investe dove lo stato paga. A livello mondiale ha accumulato in breve tempo almeno dodici miliardi di dollari di pubblici finanziamenti. Nello stesso tempo, la Fiat accompagna l'inseguimento dell'intervento pubblico con quello per i salari più bassi. Nello stabilimento serbo, ex Zastava, pare che gli operai assunti avranno contratti di pochi mesi e una paga mensile che non raggiungerà i 300 euro. Gli stipendi dei lavoratori messicani del nuovo stabilimento saranno anche più bassi e così pure quelli russi. Si estende così nel gruppo Fiat l'area dei lavoratori pagati con salari da terzo mondo, mentre si riduce l'occupazione pagata con salari occidentali. In Brasile e in Polonia, dove ci sono grandi stabilimenti Fiat, la crescita dei salari di questi anni, 500 euro in Sudamerica, 700 nel paese europeo, ha aperto la via a un brutale attacco ai diritti dei lavoratori.

E d è bene ricordare che quest'attacco alle più elementari libertà sindacali è la premessa di ogni investimento Fiat all'estero. Dall'India alla Turchia, dove i salari sono a livello di quelli serbi. In quel paese la Fiat ha estromesso dalla fabbrica il sindacato democratico e ha costruito un proprio sindacato aziendale giallo. Ovunque nel gruppo si diffondono le pratiche antisindacali, sfruttando al meglio in ogni paese ciò che permette la legge. Così l'azienda si abitua a un regime di gruppo nel quale, alla faccia di tutte le dichiarazioni, i lavoratori vengono spremuti, sfruttati e improvvisamente abbandonati quando si presentano altrove condizioni di miglior sfruttamento. Mentre rinverdisce così i fasti delle peggiori multinazionali, in Italia il gruppo dirigente Fiat affronta la crisi con una sfacciata brutalità di classe.

Sergio Marchionne, in questi giorni, si è aumentato lo stipendio del 40%, passando da 3,4 milioni di euro a 4,8. Altrettanto ha fatto Luca Cordero di Montezemolo, che però guadagna qualche centinaia di migliaia di euro più di Marchionne, perché è anche a capo della Ferrari. Complessivamente il top management dell'azienda si è aumentato gli stipendi da 11 a 19 milioni all'anno. Questo mentre il premio aziendale per gli operai e gli impiegati, nel 2009, è stato tagliato da 1.200 a 600 euro e per il 2010 si annuncia già ridotto fino a 300. La Fiat quest'anno ha perso 800 milioni di euro, come risulta dai bilanci. Ma gli azionisti si sono comunque distribuiti 250 milioni di dividendi. Si prepara la chiusura di Termini Imerese, si annunciano tagli complessivi dell'occupazione, cresce l'incertezza di molti stabilimenti, la cassa integrazione permanente oramai riduce le retribuzioni reali di un lavoratore Fiat a 900 euro netti mensili, ma la famiglia Elkann-Agnelli si distribuisce lauti guadagni.

Insomma, mentre i lavoratori del gruppo, in nome della crisi, pagano costi sociali drammatici, con vite intere che vengono messe in discussione, gli azionisti, Marchionne e Montezemolo, se la sguazzano. E' una vergogna senza precedenti, che dovrebbe suscitare un moto d'indignazione nell'opinione pubblica e che invece, fino ad ora, viene presentata con giustificazioni o assuefazioni. La concreta strategia imprenditoriale di Marchionne è tagliare i posti di lavoro e i salari, inseguire il costo del lavoro più basso e farsi pagare gli investimenti con i soldi pubblici. Il resto sono fumi pubblicitari atti solo a mascherare la realtà.

Un dirigente della sinistra ha dichiarato che, nonostante tutto, considera ancora Marchionne un socialdemocratico. In un certo senso è vero, perché l'amministratore delegato della Fiat, anche se l'azienda va male e i lavoratori perdono il posto, vede la sua paga crescere sempre di più. Marchionne e gli azionisti della Fiat hanno raggiunto quindi il migliore dei socialismi possibili, mentre ai lavoratori del gruppo si applicano le più brutali leggi di mercato.
Davvero in Fiat si gioca un pezzo di ciò che resta della democrazia in questo paese.

Fonte: www.liberazione.it
«D'Alema non ne ha indovinata una da quarant'anni, si presenta come il più esperto di tutti, in realtà le ha sempre sbagliate tutte. Non ne indovina una da quando non finì il corso di laurea alla Normale. Da lì è stato un susseguirsi di errori». Umberto Eco.

Notizie dalla rete sociale di Alessandria

www.globalproject.info


E' iniziata molto presto la giornata di mobilitazione della Rete Sociale per la Casa nella città di Alessandria. Appuntamento alle ore otto del mattino per dirigersi in Via Ugo Foscolo al quartiere Pista con l'intento di impedire lo sfratto per morosità incolpevole di una famiglia di migranti. Alle 9 e 30 si è presentato l'Ufficiale Giudiziario, accompagnato dalla proprietà e dall'avvocato. Ad una prima affermazione azzardata dove comunicava che dovevano assolutamente abbandonare l'alloggio, tutti sono stati ricondotti a più miti consigli. La presenza di una cinquantina di persone al picchetto antisfratto ha conquistato una proroga al 31 di Marzo, giornata entro la quale le Istituzioni sono chiamate a trovare una soluzione alternativa. Finito il blocco dello sfratto i manifestanti si sono diretti davanti al Comune di Alessandria dove ad attenderli c'erano altre famiglie e attivisti. In tutto circa una settantina le persone presenti al presidio davanti a Palazzo Rosso, per chiedere una soluzione alternativa per gli abitanti di Via Carlo Alberto 14, il blocco degli sfratti e la regolarizzazione delle occupazioni abitative di via Viora. I manifestanti hanno chiesto a gran voce un incontro con il Sindaco, nonchè assessore alla casa della città e visto che tardava ad arrivare, hanno invaso la carreggiata inscenando un blocco stradale nella centralissima Piazza Libertà, mandando in tilt il traffico cittadino. Solo a quel punto dal palazzo comunale comunicavano la disponibilità del Sindaco all'incontro nel corso del quale, il primo cittadino, ha preso l'impegno che per tutte le famiglie di via Carlo Alberto verrà trovata una soluzione alternativa nel tempo massimo di quindici giorni. Rassicurazioni sono arrivate anche sul versante del blocco degli sfratti, con l'amministrazione che si è impegnata ad assegnare case popolari prima del prossimo passaggio dell'Ufficiale giudiziario e per quanto riguarda la regolarizzazione delle occupazioni di via Viora che comunque non verranno sgomberate. La Rete Sociale per la Casa, che in questo momento organizza una trentina di famiglie, vigilerà che le buone intenzioni si trasformino in atti concreti e questa sera è in programma una nuova assemblea per decidere i prossimi passi da fare per tutelare il diritto alla casa. Solo la mobilitazione e l'autorganizzazione hanno prodotto questi primi risultati parziali. Si replica il giorno 26 Febbraio con il blocco dello sfratto di un'altra famiglia migrante e il 1 Marzo con la grande giornata di mobilitazione dei migranti e degli antirazzisti alessandrini.

martedì 23 febbraio 2010

Il Linguaggio maschile occulta il vero

Fonte: www.womenews.net

Il problema non è solo di rendere sessuate le lingue per dare visibilità alle donne, ma è anche e soprattutto la restituzione di quanto è stato loro proditoriamente tolto; solo così potranno riacquistare quella autorevolezza di cui sono state defraudate e di cui hanno bisogno per ricostruire il mondo a misura di donna che vuol dire, in fin dei conti, a misura dell'intera specie. L'articolo di Graziella Poluzzi Parole innocue ma non troppo mi ha fatto pensare al senso di impotenza che mi assale tutte le volte che l'indignazione nei confronti di un uomo fa affiorare alle mie labbra parole come "cornuto" o "figlio di puttana", le quali offendono in realtà altre donne, mogli o madri, di cui il poveretto sarebbe alla fine vittima innocente. Inventare epiteti atti ad attribuire al diretto interessato le sue responsabilità senza scaricarle su altre/i, secondo modalità tipicamente maschili, è divertente, liberatorio e pedagogico allo stesso tempo; il linguaggio maschile però produce danni incalcolabili a tutta la specie perché non corrisponde alla verità di fatto che sostituisce e occulta. Nel mio saggio Il corpo pensa affermavo che "si deve restituire alla parola la sua originaria pregnanza se si vuole sostenere, insieme all'indispensabile operazione di trasparenza, la struttura simbolica materna capace di trasformare il mondo", ma "per essere veritiere le parole devono rendere giustizia alle madri. Non si possono più usare i derivati della parola uomo per distinguere in positivo la nostra specie dalle altre. Non si può parlare di umanizzazione per definire il processo di incivilimento senza mentire spudoratamente, visto che l'evoluzione è stata determinata dallo sviluppo di speciali qualità da parte delle donne.
Si è trattato in realtà di femminizzazione e poiché ancora oggi per molti uomini i valori di civiltà sono ideali irraggiungibili, non di 'umanità' bisogna parlare per definire la nostra specie e i caratteri benefici che la diversificano, ma di femminità. Le parole umano, umanistico e simili devono invece andare a coprire il vuoto linguistico per significare l'insieme di atteggiamenti, atti e misfatti che fanno dell'uomo il peggiore tra tutti i maschi che abitano il pianeta. Da oggi in poi il termine umano dovrà indicare la particolare propensione maschile a fare un uso disinvolto dell'altra e dell'altro, considerato una via di mezzo tra bestia e cosa; l'attitudine a produrre e riprodurre gerarchie, ispirandosi al vile modello della dominanza, che prevede per uno stesso individuo il doppio ruolo di umile lecchino dei potenti e di altero tiranno dei deboli; la diffusa omertà maschile che non solo tende a celare le violenze grandi e piccole, le ingiustizie legali ed illegali nei confronti delle donne, ma si manifesta anche come solidarietà generalizzata nei confronti dei persecutori, dei carnefici, degli sfruttatori, dei criminali di tutte le risme; la cieca distruttività che annienta vite umane, saccheggia, guasta, disfa la natura, sperpera e polverizza le risorse, coltivando estesamente e capillarmente il sadismo che struttura le comunità attorno alla sofferenza e alla morte, anziché alla vita e alla gioia di vivere.
La stessa parola uomo non è adatta a designare tutto il genere umano, perché di fatto è la donna che, essendo allo stesso tempo artefice della vita e della civiltà, comprende l'uomo così nel corpo come nella mente, negli aspetti naturali come in quelli culturali. Il vocabolo fratellanza, poi, non può definire i reciproci legami di affetto e benevolenza fra gli esseri umani, sia perché i legami fra gli uomini più che fraterni sono omertosi, in quanto non si riferiscono in genere ad una disinteressata solidarietà ma al desiderio interessato di sostenere un determinato sistema di potere o determinati privilegi, sia perché è l'affettività materna che coinvolge disinteressatamente tutti, maschi e femmine, in un unico abbraccio ed ha fatto da collante sociale nella formazione delle prime comunità. Come si vede il problema non è solo di rendere sessuate le lingue per dare visibilità alle donne, ma è anche e soprattutto la restituzione di quanto è stato loro proditoriamente tolto; solo così potranno riacquistare quella autorevolezza di cui sono state defraudate e di cui hanno bisogno per ricostruire il mondo a misura di donna che vuol dire, in fin dei conti, a misura dell'intera specie.

Dopo aver tanto corso, un uomo dovette fermarsi per aspettare che la propria anima lo raggiungesse - proverbio himalayano

LA SERENITA’ ECONOMICA E’ LONTANA – Si deve vivere nella paura di non raggiungere il modello di vita imposto dalla propaganda. I media diffondono continuamente ogni aspetto della cultura che tutti devono imparare a conoscere ed imitare. Presto le fasce più influenzabili della società non si sentiranno più a loro agio se non raggiungeranno i livelli di ricchezza materiale e di approvazione sociale imposti dall’alto.


· DISSOCIAZIONE - La competitività e l’aggressività nell’assicurarci più denaro saranno solo alcune delle reazioni sociali alla situazione di diffuso disagio interiore. In pubblico invece, si continuerà fino all’ultimo a mettere in mostra una bella facciata in linea con le tendenze imposte dall’alto, creando così un forte contrasto fra quello che siamo veramente e quello che ci sentiamo spinti a dover sembrare. Più la nostra esistenza diventa vuota e insoddisfacente, più facilmente continueremo a seguire e difendere le poche abitudini piacevoli che ci vengono suggerite, magari anche dannose.

· NON AVERE TEMPO PER GUARDARE LONTANO - Non abbiamo più la serenità e il tempo di affrontare i problemi collettivi con una visione d’insieme perché la nostra principale preoccupazione è avere una sicurezza economica personale immediata e non essere tagliati fuori dal sistema. Ci sacrifichiamo così a fare un lavoro che non ci piace, sopportiamo pressioni psicologiche trascurando spesso il nostro riposo e la nostra salute. Per noi è prioritario lavorare sempre di più, magari a condizioni sempre peggiori, piegandoci in nome dell’urgenza di reperire sufficiente denaro. La necessità di guadagnare viene utilizzata come la maggiore forma di ricatto per stabilizzare le masse sotto una linea uniforme.

· SOSTITUZIONE VALORI – Nelle situazioni di emergenza i valori sbiadiscono e, chi riesce a rimanere a galla, anche sfruttando le persone più deboli, viene in parte giustificato. Le enormi tensioni e i disagi accumulati vengono sfogati incolpando chi è meno efficiente o chi non si sacrifica come abbiamo dovuto fare noi. L’energia che deriva dalla cooperazione viene ridotta al minimo determinando l’ambiente migliore per sfruttare le masse: quello del “tutti contro tutti”.

TRATTO DA "COME CONTROLLARE LE MASSE NEI PAESI DEMOCRATICI" Facebook

lunedì 22 febbraio 2010

I DIRITTI DI UNDICI MILIONI DI ITALIANI
In Italia più di undici milioni di cittadini si curano con le medicine naturali o cosiddette “alternative”. Ma alternative a che cosa? A quanto viene definito “medicina ufficiale” ,ossia quella che a caduta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità arriva al nostro Ordine del medici e poi alle ASL, come protocolli cui attenersi, procedure da seguire e cure da somministrare. Ora ci chiediamo, questi 11 milioni di italiani hanno qualche diritto? Esistono in Italia i diritti individuali di chi vuole curarsi in maniera autonoma da quanto le grandi case farmaceutiche internazionali, fra le corporations più potenti al mondo-la cosiddetta Big Pharma -prescrivono? In Francia e Germania da tempo le ASL contemplano per esempio terapie come quelle omeopatiche o di agopuntura come parte integrante della copertura mutualistica dei cittadini. In Italia invece è VIETATO fare anche solo pubblicità all’omeopatia, un approccio terapeutico che in tutto il mondo si sta affermando ed ha centinaia di milioni di persone che lo seguono come primaria soluzione ai problemi della propria salute.
E’ un tema di primaria importanza, che si avvicina a quello del testamento biologico, del fine vita ed in generale dei diritti della persona che in Italia, un’agenda politica degenerata dalle diatribe da basso impero ed un bipolarismo spesso solo apparentemente concorrente, vede il legislatore lontano anni luce da quanto la società esprime a gran voce. Esistono singole realtà (ad esempio in Toscana) in cui la richiesta di medicina naturale, olistica, che coniuga le esigenze e le patologie della mente con quelle del corpo trova risposte anche nella sanità pubblica. Ma sono rare ed un colosso internazionale francese dell’omeopatia come ad esempio la Boiron (ma anche le molte aziende italiane che producono farmaci omeopatici) devono fare salti mortali per comunicare sui nostri mezzi di comunicazione senza incorrere in sanzioni legali i propri prodotti , per raggiungere i milioni di consumatori che poi in farmacia sanno di trovare rimedi unici per efficacia contro un’ampia gamma di sintomatologie. Siamo in grande ritardo in questo paese sui diritti della persona, stiamo disattendendo i principi costituzionali che ci rendono liberi di scegliere, anche nel delicato momento della malattia, quali scelte fare e stiamo sempre più allontanandoci dai paesi civili occidentali sulle tematiche delle sacrosante libertà individuali nella modernità. Questo tema mi pare poi di particolare importanza in un comprensorio come quello termale storico di Acqui Terme, che penso potrebbe diventare la capitale italiana della medicina naturale ed “alternativa”, con grandi ricadute economiche positive su tutto l’indotto se si organizza una convegnistica a livello internazionale sul tema in grande sviluppo della medicina naturale e si richiamano le migliori professionalità ad operare negli spazi ampiamente disponibili nel comparto termale.L'intelligenza, l'apertura, la competenza generano sempre ricadute positive, ma farle prevalere in questo paese che sembra dominato da satrapi ottusi è cosa assai ardua.

«Io non considero normale».

Fonte: www.unita.it

Ma cosa vuoi che sia! Ci sono cose peggiori in Italia... e chi è senza peccato scagli la prima pietra». Commenti privati (al bar) e pubblici (alla radio, in tv) all'ennesimo scandalo che coinvolge politici e amministratori della cosa pubblica. Uno scandalo che sembra non scandalizzare nessuno... Ma proprio tutti gli italiani e le italiane sono in uno stato perenne e cronico di anestesia? Vogliamo credere di no. C'è ancora qualcuno che si incazza in questo paese senza più un volto nel quale riconoscersi. Ci sono persone che non considerano normale trattare le donne come oggetto di scambio, per esempio. Esistono persone che ancora reagiscono all'ennesima reazione di malcelata simpatia e arrogante indulgenza nei confronti di atteggiamenti maschili più retrivi e degradanti verso le donne. Così, un gruppo di donne romane, invece di arrabbiarsi in privato, ha deciso di lanciare un appello. L'idea arriva da Silvia Nono e dalle sue amiche e si chiama «Io non considero normale». L'appello - già firmato da una ottantina di persone, soprattutto donne di cultura - è rivolto ai candidati della sinistra. «Non è più una questione di costume, è una questione di sostanza», dice Silvia Nono. «Chiediamo - spiega - che tra i punti del proprio programma politico venga inserita una semplice dichiarazione: io non considero normale che le donne siano trattate come merce di scambio nelle relazioni personali e professionali, nella politica, nella comunicazione». Le donne hanno diritto di sapere da che parte stanno le persone che aspirano a rappresentarle. «Se i candidati capissero questo semplice discorso, avrebbero modo di distinguersi», chiosa Silvia Nono.
Nel frattempo, l'appello gira in rete (silvia.nono@libero.it) e anche l'Unità accoglie adesioni. Finora hanno firmato artiste (Cristina reggio, Marta Fontana), registe e attrici (Daria Menozzi, Nada Pahor , Flaminia Lizzani), docenti e studiose (Anna Rossi Doria, Giacomella Orofino, Camilla Miglio, Cristina Pecchia), scrittrici (Lisa Ginzburg, Maria Pace Ottieri) e tante altre.
Ci piacerebbe che aderissero anche gli uomini.

L'elenco completo:
Silvia Nono
Adriana Valente
Serena Perrone Capano
Maria Teresa Carbone
Flavia Gentili
Maria Luisa Cristiani
Bebetta Campeti
Giacomella Orofino, Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
Camilla Miglio, Università di Roma, La Sapienza e di Napoli L'Orientale
Lisa Ginzburg
Francesca Nunberg
Nuria Schoenberg
Joyce Hueting
Maria Elisa Traldi
Serena Nono
Elisabetta Tinucci
Flaminia Lizzani
Maria Acierno
Cristina Reggio
Maria Pace Ottieri
Nada Pahor
Cristina Pecchia
Marina Maiella
Flavia Ressman
Marina Polidori
Daniela De Lorenzo
Carla Buzza
Daria Menozzi
Viktoria von Schirach
Elisa Freschi
Marta Fontana
Anna Rossi Doria
Ulrike Beisler
Valia Santella
Giovanna Nicolai
Meri Franco Lao
Cristina Sivieri Tagliabue
Donatella Izzo
Cristiana Giacometti
Betta Lodoli
Clara Sereni
Cecilia Valmarana
Bianca Tarozzi
Gabriella Melatti
Julia L. Hairston
Stefania Scateni
Micaela de Rubertis Maier
Alessandra Terni
Marianna Ventre
Magda Brienza
Beatrice Malagotti
Emanuela Lena
Franco Bianco
Alessandra Contenti
Francesca D'Aloja
Maria Antonietta Saracino
Alba Donati
Anna Fava
Rossana Campo
Sabine Valici
Luciano Bosio
Maria Grazia Tajè
Irene Starace
Novella Bellucci
Paola Riviello
Anna Zizola
Valentina Carnelutti
Carla Ortelli
Anna Mioni
Paola Vischetti
Paola Piacenza
Anna Fava
Valentina Fortichiari
Maria Pia Ercolini
Luciana Tufani
Edda Melon
Laura Moschini
Nicoletta Lanciano
Una interessante analisi di Federico Rampini



Il crac di Dubai World ha raffreddato i frettolosi entusiasmi sul superamento della Grande Crisi della finanza facile e ha seminato il dubbio sull’efficacia delle riforme del sistema economico globale. Due libri pubblicati da Mondadori ci aiutano a capire l’origine della crisi e ci indicano come trarne qualche insegnamento: uno è scritto da Federico Rampini con il brio del giornalista, l’altro da Niall Ferguson con l’accuratezza dello storico.


Federico Rampini, Slow Economy. Rinascere con saggezza (192 pp, 17 euro, Mondadori) ci racconta “tutto quello che noi occidentali possiamo imparare dall’Oriente”. Rampini, già autore di numerosi saggi e libri e docente nelle Università di Berkeley e Shanghai, è giornalista di nome e di valore: è corrispondente da New York de la Repubblica, dopo esserlo stato dalla California e da Pechino; in precedenza, era stato vice-direttore de Il Sole24Ore, capo della redazione milanese de la Repubblica, editorialista, inviato e corrispondente da Parigi e da Bruxelles.

Il libro di Rampini parte dall’immagine dei risciò, le carrozzine trainate da un uomo a piedi o che pedala in bicicletta, mezzo di trasporto tipico dell’Estremo Oriente, ma che hanno ormai invaso New York: “Nella giungla d’asfalto il risciò supera le auto, s’infila in mezzo alle corsie, prende le scorciatoie. Emissioni di CO2 zero. Inquinamento acustico, zero … È un esempio fra i tanti - scrive Rampini - di ‘consumo frugale’ che ci viene dall’Asia”.

La tesi del libro è che, dopo la grande recessione che ha colpito il Mondo intero, l’Occidente si trova a fare i conti con un modello di crescita fallimentare, centrato su consumo e indebitamento. Se a vacillare tra caos e paura è un intero modello di vita, l’Occidente può cogliere un’opportunità di salvezza guardando a Oriente, a Paesi ora interlocutori imprescindibili, Cina e India e non solo.

È qui che entra in gioco la Slow Economy, la via a uno sviluppo diffuso e sostenibile, volgendo sempre lo sguardo a una millenaria saggezza orientale fatta anche di risparmio e di frugalità. Ma che ha pure qualche radice nelle nostre tradizioni contadine, ad esempio quelle che contrappongono lo Slow Food di Carlin Petrini al modello americano Fast Food.

Viaggiando tra memoria e futuro, Rampini ripercorre luoghi e storie in cui Occidente e Oriente si sono lasciati reciprocamente contagiare, con tappe scandite da pochi capitoli dai titoli evocativi: il consumo frugale, il prossimo shock energetico, orizzonte perduto, il nostro ottimismo vi contagerà. Un cammino intrapreso per avvicinarci a popoli e luoghi remoti e un tentativo di trarne spunti che ci consentano di trasformare l’uscita dalla crisi in un’autentica rinascita. Come la preziosa lezione che viene dal Bhutan, piccolo Stato appollaiato sull’Himalaya, che ha un misuratore di benessere alternativo rispetto al Pil: il Fil, la Felicità interna lorda. Hanno la nazionale di calcio peggiore al Mondo dopo Montserrat, dice la Fifa, ma sono più felici di noi che siamo campioni del Mondo

venerdì 19 febbraio 2010

Grazie Luigi

La sinistra non deve vincere domani, ma operare ogni giorno e invadere il campo. Il suo scopo è reinventare la vita in un'era che ce ne sta privando in forme mai viste.

Luigi Pintor

Il rabbino Michael Lerner

Da anni seguo l'impegno di un rabbino democratico americano,Rabbi Michael Lerner,che ho avuto la fortuna di conoscere a Milano, apprezzando la sua visione solidale del mondo e dell'amore come ricetta per tanti mali - anche del nostro mondo interiore-la sua visione dei problemi di Israele, che non potrà vivere serenamente finchè non rispetta i diritti dei palestinesi. Edita un magazine online che si chiama Tikkun e questa settimana ci ho trovato una preghiera che mi sento di proporvi, anche se in inglese. Nel commento poi,mi cimento in una traduzione che non sarà di sicuro all'altezza dell'armonia dell'originale.



Oh, God, when I have food,
help me to remember the hungry;

When I have work,
help me to remember the jobless;

When I have a warm home,
help me to remember the homeless;

When I am without pain,
help me to remember those who suffer;

And remembering,
help me to destroy my complacency
and bestir my compassion.

Make me concerned enough to help,
by word and deed,
those who cry out
for what we take for granted.
Si chiamano: canapiglia, codone, marzaiola, moriglione, moretta, fagiano di monte, pernice rossa, combattente, frullino, coturnice…Secondo il Rapporto Birds in Europe II di BirdLife International (testo di riferimento per la Commissione Europea) sono trentaquattro specie protette; minacciate d’estinzione, per ovvie logiche di spazio non possono essere qui tutte enumerate. I rischi per la loro sopravvivenza sono tanti e facilmente prevedibili: distruzione degli habitat di svernamento e alimentazione, contaminazione da metalli pesanti, disturbi antropici, automazione agricola nei siti riproduttivi, uccisioni illegali in primavera, avvelenamenti da infestanti.

Lui, invece, si chiama Franco Orsi, senatore ligure del PDL, membro della Commissione permanente ambiente, beni ambientali e territorio, consegnatario di una modifica sulla legge venatoria che, sostanzialmente, rappresenta l’ennesimo attentato alla libertà per il 99% degli italiani, alla difesa dei beni naturali, al futuro delle nostre comunità e al buon senso. Per chi non lo rammentasse, il 2010 appena iniziato è l’anno dedicato alla difesa della biodiversità. Questo nei proclami; in concomitanza, i rappresentanti del Senato, investiti dal popolo che li ha eletti, assecondano i bassi istinti di una lobby minoritaria (pari all’1%) e approvano il sopraccitato DDL.

Prima di vagliare l’intelligenza del senatore Orsi, gradiremmo altresì abbozzare a chi ci governa, che la modifica della legge, qualora passasse anche alla Camera dei Deputati, provocherebbe battaglia dura, epocale, a oltranza. L’attuazione di questa vergogna (con l’offensiva sfrontatezza della parte politica che l’ha proposta, cui non va esclusa la razione leghista), semplicemente, non s’ha da fare. Il disegno di legge contempla facilitazioni al possesso delle armi, mira a ridurre a sedici anni l’età minima per possedere armi da fuoco per uso venatorio, elimina l’interesse pubblico alla tutela della fauna, vanificando in questo modo un patrimonio di conoscenze e anni di dure battaglie per mettere in piedi una cultura rispettosa dell’ambiente e del territorio.

Consente, inoltre, la caccia sulle vie di migrazione, nelle aree preservate e nei parchi, elimina la categoria delle specie protette e quelle utilizzate nelle cosiddette “attività sportive” o cresciute in allevamento; saranno escluse dalla nozione di fauna, perdendo così ogni tutela e attenzione. Caccia libera quindi a tutto ciò che muove: pappagalli, scoiattoli, ermellini, volpi, lupi, fringuelli, peppole, nutrie, finanche cani e gatti se “molestano”. L’arroganza arriva a colpire con norme punitive le Regioni che osino dichiarare “aree protette” più del 30% del loro territorio e nulla incide sulle peculiarità ambientali del luogo.

Se non bastasse, potrebbero essere cassati i limiti della stagione venatoria, (attualmente, tra il 1° settembre e il 31 gennaio), per estenderla da febbraio ad agosto, pertanto, ininterrottamente, senza alcun ritegno verso le attività riproduttive e la stagione delle migrazioni. Tutto questo marasma in delega alle singole Regioni, le quali, come spesso avviene, delibereranno a favore delle lobby affaristiche locali. Ancora, se la nuova proposta estende l’appostamento anche nei mesi estivi, si pensi all’incremento dei gitanti nei parchi, nei boschi o in campagna e al numero sempre crescente d’incidenti di caccia.

La lista degli orrori non finisce qui. La legge tollera d’imbalsamare le carcasse degli animali selvatici senza alcuna restrizione (quanti bracconieri s’inventeranno il nuovo mestiere d’impagliatori e faranno salti di gioia), totale liberalizzazione dei “richiami vivi”, una pratica equiparabile a un retaggio medievale e crudele: piccoli uccelli legati per le zampe, che si dibattono per ore, tenuti prigionieri in gabbie ridottissime per attirarne altri e per richiamare l’olfatto dei predatori. Tutte le varietà d’uccelli, cacciabili o non, potranno essere usati alla stregua di “richiami vivi”, peppole, fringuelli, pettirossi…Insomma, il territorio italiano trasformato in un campo di sterminio faunistico, alla mercé di un pugno d’imbecilli che considera la caccia uno “sport” e un “divertimento sano a contatto con la natura”, una specie di far west sregolato per beoti armati di fucili e pallettoni.

Contro questa “decisione vergognosa che prende in giro milioni d’italiani” insorgono le associazioni ambientaliste e animaliste: Amici della terra, Animalisti Italiani, Enpa, Fare verde, Greenpeace, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Wwf, perché ci si prepari tutti, insieme, ogni cittadino dotato di buon senso, a una battaglia epocale alla Camera. Ignorati i pareri contrari, dello stesso Ministero dell’Ambiente, dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale, delle autorità scientifiche in campo nazionale; dimenticati i pareri negativi delle commissioni competenti della Camera e del governo, del ministro Ronchi che già, in passato, aveva bocciato un emendamento del tutto simile.

Furiosa (bontà sua), il ministro Stefania Prestigiacomo: “…Giudico quanto accaduto in aula un grave colpo di mano. Quel testo va ricorretto alla Camera, reintroducendo le garanzie che erano previste specie sulla tutela delle specie protette e di quelle migratorie, che sono il fulcro di quella biodiversità di cui, tra l’altro, quest’anno si celebra l’Anno Mondiale…”. In tema di tutela ambientale, così come recita il Ministero che rappresenta, la Prestigiacomo è stata solennemente sconfessata dalla sua stessa maggioranza. A questo punto, faccia rispettare fino in fondo il valore della sua carica o si dimetta.

giovedì 18 febbraio 2010

Proteggiamo le nostre valli e liberiamoci dalla logica del cemento

Proteggiamo le nostre valli e liberiamoci dalla logica del cemento.
SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA' di Acqui Terme e dell’acquese contro la minaccia del passaggio dell’autostrada sulle valli Erro e Bormida.
Il 18 gennaio scorso alla Camera di Commercio di Savona il Sottosegretario ai Trasporti Mino Giachino si è fatto portavoce del sostegno del governo al progetto di autostrada Albenga, Carcare, Predosa, finalizzato a trasferire nel basso Piemonte il traffico pesante del tratto Voltri-Albenga per inoltrarlo poi alla viabilità nazionale. Sappiamo bene che il progetto di nuova autostrada ha già ricevuto un benestare preliminare sia della Regione Liguria che della Regione Piemonte e vediamo un grande affanno pre-elettorale sia del PD che del PDL a sottoscrivere piani per le cosiddette "grandi opere", che prescindono completamente da qualsiasi consultazione delle popolazioni dei luoghi che queste grandi opere andranno a stravolgere e snaturare definitivamente, senza evidenziarne una effettiva utilità. L'iniziativa parte dalla Liguria, regione un tempo meravigliosa e cantata dai poeti romantici ed ora cementificata fino all'inverosimile e soggiogata completamente alla logica della speculazione immobiliare, con buona pace di amministrazioni che hanno dato il loro benestare ad uno sviluppo centrato sul cemento e alla costruzione di veri e propri ecomostri (è recente la vittoria del comitato che è riuscito a bloccarne uno in fieri alle Cinque Terre). Ora ci chiediamo a quale logica corrisponda la politica di snaturamento del territorio del basso Piemonte, l’attraversamento del traffico pesante che inquina e non porta ricchezza, delle grandi opere che fanno ricco solo chi le costruisce e, fra queste, sicuramente le solite imprese del Gruppo Gavio.
L’Acquese chiede da 20 anni il collegamento alle rete autostradale con la bretella di Predosa (non se ne vede ancora possibilità di realizzazione).Invece con quest’opera faraonica se ne vuole stravolgere il territprio con scavi e cementificazioni per la costruzione di viadotti che avrebbero come unico scopo quello di risolvere problemi di altri. Nel contempo si assiste al graduale abbandono dell’utilizzo della rete ferroviaria al di là delle dichiarazioni di intenti, da decenni enunciate nelle campagne elettorali, secondo cui si intenderebbe rafforzare il trasporto su rotaia per limitare l’inquinamento atmosferico dovuto ai gas di scarico.
Alle spalle di Savona, correndo lungo l'Erro per arrivare alla Bormida, esiste un territorio ancora ricco di natura incontaminata (soprattutto se la Provincia di Savona e la Regione Liguria lasceranno stare la cava di Lavagnin, invece di riempirla di ulteriori rifiuti, magari tossici) che proprio per questo motivo sogna un futuro pulito,centrato sullo sviluppo delle sue risorse naturali che vanno da una fauna e flora con biotopi unici in Italia, alle produzioni di una piccola agricoltura orgogliosa dei suoi vini, dei suoi formaggi, delle sue carni uniche che rappresentato il meglio del "made in Italy" agroalimentare e non ultimo di un turismo nazionale ed internazionale in sviluppo, che può vantare anche lo storico comprensorio termale di Acqui.
Ora che tutti hanno capito che la crisi dell'economia post-fordista e del suo tessuto produttivo in occidente può essere compensata solo da una nuova valorizzazione del territorio con le sue ricadute positive a livello economico, che soprattutto un paese come il nostro deve saper ottimizzare, in Alto Monferrato, territorio in buona parte straordinariamente ancora vergine, ci accingiamo a legittimare un ennesimo scempio ambientale sull'altare di profitti che questa valle non vedrà mai e saranno a beneficio dei soliti noti?
Quale modello di sviluppo si vuole fare passare con questa logica, o meglio esiste un'idea di modello di sviluppo per le nostre terre che non sia il lasciar fare ai soliti interessi per poi accorgersi, forse, che si è sbagliato tutto?
Nel buio del rilancio di questo ennesimo progetto autostradale naviga anche il preventivo esorbitante di spesa di ben 6 miliardi di Euro, una ennesima finanziaria, un ennesimo passivo in un paese gravato dal fisco e dalla speculare evasione, un ennesimo costo dopo quelli già perorati per la TAV ed il Ponte sullo Stretto, come se non fossimo il paese con il terzo debito pubblico più grande al mondo e non facessero acqua tutti i servizi pubblici e le infrastrutture già presenti.
Ci sembra di essere di fronte all'ennesimo caso di irresponsabilità della nostra classe politica dirigente: irresponsabili nei loro progetti faraonici ed irresponsabili perchè indifferenti al parere delle popolazioni che vanno a colpire. E' di questi giorni la formalizzazione di una grande idea di area protetta che abbracci le zone dei fiumi Erro, Uzzone, Alto Bormida e Belbo, promosso dal WWF, dal Comitato che difese con successo il Bormida dall'inquinamento mortale dell'Acna di Cengio e già sottoscritta dalle Comunità Montane interessate agli inizi di questo nuovo millennio. A questo grande progetto hanno dato una preliminare adesione la Presidente Bresso ed anche la direzione delle Terme di Acqui. Sono questi i piani in cui crediamo per valorizzare le nostre valli, difendere il territorio, garantire un futuro ai giovani affinchè tornino a vivere nelle nostre zone e si possa sviluppare una economia centrata sul turismo e sulla sostenibilità.

martedì 16 febbraio 2010

Osare la speranza

"Osare la speranza" è un concetto, espresso da Don Gallo, che mi ha folgorato. Sabato sera ho ascoltato il grande "Don" da Fazio mentre da qualche giorno alcuni compagni della sinistra acquese mi avevano chiesto di candidarmi con Sinistra Ecologia e Libertà in queste elezioni regionali di fine marzo. Non mi aspettavo da loro una così grande dichiarazione di stima e fiducia dopo poco tempo dal mio arrivo nell'alessandrino. Ma pensando ad un concetto che potesse sintetizzare la mia motivazione a partecipare a questa campagna elettorale mi sono proprio venute in mente le parole del grande prete, a cui mi inchino e spero dunque non si offenda se gliele prendo in prestito perchè nulla avrebbe potuto sintetizzare meglio le chance che alla sinistra rimangono per non essere spazzata via dalla politica italiana.
Noi della sinistra dobbiamo proprio osarla la speranza per tornare a fare della politica italiana qualcosa che non sia residuale oggi, oppure lasciato in balìa di questo clima da basso impero che quasi quasi vedrebbe più nobile l'introduzione di un cavallo in Senato rispetto agli spettacoli quotidiani del cattivo gusto e del malaffare eretto ormai a sistema.
Enrico Berlinguer parlava di una questione morale, anche a sinistra, già dagli anni ottanta, ma lo si celebra ovunque disattendendo le sue parole e tradendo la fiducia degli elettori e dei cittadini in una sinistra incapace di fare davvero di questa Italia un paese migliore,civile e moderno. La deriva populista e plebiscitaria, autoritaria e razzista in cui l'Italia è caduta non ha trovato ancora a sinistra la forza ed il coraggio di rivendicare con forza un modello di società diverso, capace di rispondere alle sfide ed ai problemi che il modello capitalista postfordista pongono e la difficile fase storica che viviamo dettano. Siamo schiacciati a sinistra da logiche nostalgiche incapaci di incidere sul presente e leggere il futuro e a destra da fusioni politiche che non danno vigore a nessuno dei soggetti politici implicati ed esasperano la confusione ed i soggettivismi conflittuali. Intanto gli elettori della sinistra scappano, non ci riconoscono più, si chiudono sempre più spesso nell'astensionismo dei senza speranza, nella disillusione e nella rassegnazione di vedere naufragare il paese in un odioso inevitabile medioevo. In questo fosco panorama penso che l'impegno e la lezione di Nichi Vendola, di Claudio Fava e dei compagni appassionatamente impegnati a ridare dignità, orgoglio ed energia alla sinistra sia uno dei nostri ultimi crocevia perchè noi si abbia un senso in Italia, per dimostrare che l'omologazione ad un pensiero unico catastrofico di affarismo e interessi solo economici senza speranza non è un destino irreversibile nella vita italiana.Per questo ho accettato la sfida di candidarmi con Sinistra Ecologia Libertà dell'acquese, in queste belle colline dell'Alto Monferrato teatro di tante battaglie eroiche contro il regime fascista, in un momento che sento cruciale e di grande emergenza democratica e civile.