venerdì 12 marzo 2010

Ora la geopolitica la si farà dalla luna

Competizione spaziale
La corsa agli armamenti arriva sulla Luna
Mario de Lucia
09/03/2010


Lo scorso ottobre la Nasa ha diretto contro la superficie lunare lo stadio superiore Centaur di un missile Atlas V, decollato a giugno. La missione aveva come obiettivo di verificare la presenza d’acqua sulla Luna, ma potrebbe avere implicazioni militari non trascurabili in un periodo in cui si registra una ripresa di azioni spaziali che configurano una crescente competizione tra le principali potenze.

Bombardamento lunare
Dopo il distacco dal vettore di cui faceva parte, il Centaur ha dapprima lanciato un satellite destinato a restare un anno in orbita polare lunare alla quota di 50 Km per raccogliere dati ambientali e sulla morfologia superficiale della Luna. Successivamente, insieme al secondo carico utile di cui era dotato - il modulo Lcross (Lunar Crater Observation and Sensing Satellite) da cui prende il nome la missione - il Centaur è stato indirizzato, dopo un periodo di parcheggio trascorso in orbita terrestre, verso la superficie lunare.

L’obiettivo era la parte interna del cratere Cabeus, situato al polo sud della Luna. Tale sito era stato prescelto fra quelli permanentemente in ombra, quindi con migliori probabilità di contenere significative quantità d’acqua sotto forma di ghiaccio intrappolato nella roccia. Il modulo Lcross è stato separato e opportunamente distanziato dal Centaur all’incirca dodici ore prima dell’impatto. Quest’ultimo, avvenuto ad una velocità di circa 10.000 Km/h, ha sollevato un “pennacchio” di detriti alto quasi 10 Km. Quattro minuti dopo è sopraggiunto il modulo Lcross che, con il suo carico di strumenti scientifici, ha attraversato la nuvola di detriti, eseguendo “al volo” le sue misurazioni prima di schiantarsi a sua volta sulla Luna.

L’obiettivo primario della missione, che, come si è detto, era quello di verificare l’eventuale presenza d’acqua sulla Luna, è stato pienamente conseguito: l’acqua c’è. È un fatto importante, che influenza in maniera estremamente positiva le possibilità di successo e perfino la fattibilità stessa delle future missioni d’insediamento umano sul nostro satellite naturale. È un fatto importante, che può giocare un ruolo chiave nella decisione dell’amministrazione Usa di ripristinare o meno i programmi per l’esplorazione lunare.

Ma l’esperimento ha anche implicazioni militari? Anche se la missione ha avuto finalità squisitamente scientifiche, è fuor di dubbio che quello impiegato potrebbe esser considerato un sistema d’arma, tecnicamente da annoverare fra quelli di tipo cinetico.

Il concetto di “arma cinetica” è tutt’altro che nuovo, anzi è il più rudimentale e primordiale che si conosca. Le prime armi cinetiche sono state il lancio della pietra e la clava. Si sono quindi evolute nella frusta, nella fionda, nella lancia, nella freccia, nella catapulta, progredendo poi nei proiettili per pistole e fucili, così come in molti proiettili d’artiglieria e bombe aree a caduta. Giungendo, infine, ai componenti expendable di sistemi missilistici dei nostri giorni.

Armi cinetiche
Si definiscono armi cinetiche - o armi ad energia cinetica - quelle dotate di proiettili inerti, ovvero che non recano un carico bellico, esplosivo o d’altra natura (nucleare, chimico, batteriologico ecc.). Il potenziale distruttivo di tali armi è dunque determinato unicamente dall’energia cinetica posseduta dal proietto, la quale si riversa sul bersaglio al momento dell’impatto. Poiché l’energia cinetica di un corpo è esclusivamente funzione della sua massa e della velocità alla quale esso si muove, per conferire un’adeguata potenza ad una siffatta arma, si opera di solito accrescendone la velocità. Vi sono, infatti, delle ovvie limitazioni alla massa del proiettile. La velocità non può a sua volta essere aumentata a piacimento: l’attrito con l’aria rende molto difficile, quando non impossibile, andare oltre certi limiti. Bisogna inoltre considerare che parte dell’energia posseduta inizialmente dal proietto andrà dispersa, nuovamente per effetto dell’attrito con l’aria, che lo rallenterà durante il suo percorso.

L’attrito con l’aria, dunque, è il principale fattore limitante delle capacità delle armi cinetiche. Ecco perché queste armi, al di fuori dell’atmosfera, acquisiscono potenzialità distruttive del tutto impensabili sulla Terra.

Gli oggetti spaziali possono essere facilmente accelerati - e si muovono normalmente - a velocità straordinarie secondo le logiche terrestri. È del tutto comune che essi operino nel campo delle cosiddette iper-velocità - definite come quelle orientativamente superiori a 3 Km/sec, pari ad oltre 10.000 Km/h. Un impatto a tali velocità innesca degli effetti che vanno ben oltre quelli, scontati, di natura meccanica - penetrazione, frantumazione, propagazione di onde d’urto ecc. Si producono, infatti, sorprendenti fenomeni quali il comportamento fluido di sostanze solide, pressioni e gradienti termici estremi con conseguente sublimazione dei materiali, ed altri ancora, tali da incrementare esponenzialmente la capacità distruttiva di tali dispositivi.

Conquista dello spazio
In realtà, nell’operazione americana sono stati impiegati principi, tecnologie e mezzi ampiamente noti e teorizzati, quando non addirittura già sperimentati, collaudati e messi a punto. Il proiettile impiegato è un ben noto componente “usa e getta”, uguale a tanti altri che sono stati prodotti e lasciati in giro per lo spazio. Infatti, la missione si è svolta, malgrado qualche imprevisto minore, ampiamente nei termini preventivati.

Probabilmente, il motivo per cui non è stato dato alcun rilievo ai potenziali risvolti militari della vicenda è semplicemente che non vi si sono ravvisati elementi di novità: nessuno dubitava che una simile impresa fosse fattibile.

Il punto è che il lancio in esame si pone nella scia di una recente ripresa di azioni spaziali come la sperimentazione cinese di un sistema antisatellitare e la distruzione da parte americana di un proprio satellite, fuori servizio, che recava ancora buona parte del suo pericoloso carico di combustibile altamente tossico. Più recentemente vi è stata una collisione senza precedenti tra un satellite americano e uno russo. Tutto ciò può avere implicazioni sul clima di relativa sicurezza e fiducia in cui si sono svolte sinora le attività spaziali sia civili sia militari.

Mario de Lucia è responsabile delle Relazioni istituzionali presso la Northrop Grumman Italia.

Nessun commento:

Posta un commento