domenica 21 marzo 2010

Una legge infame contro i bambini migranti


Uomini e confini

- di Moni Ovadia -


L'essere umano in un certo senso è una piccola “patria”. Il contorno del suo soma ne segna il confine. Il maschio e la femmina, sono due alterità dello stesso essere vivente e i confini delle loro rispettive “patrie-corpo” sono morfologicamente simili ma diversi. Quando i due “corpi-patria” si incontrano sul limitare dei reciproci confini e si ammorbidiscono per accogliersi vicendevolmente nell’estasi dell’amplesso nasce il miracolo della vita umana, una nuova patria-corpo che comprende in sé le due patrie-corpo che le hanno dato vita, ma anche il nuovo, l’inaudito l’imprevisto. I confini delle patrie geografiche separano le alterità dei popoli e delle culture, anche essi potrebbero essere intesi come luogo di gemmazione della relazione e dell’incontro fra i popoli che generano nuova vita così come nelle relazioni fra individui. Il progetto dell’Europa unita si iscrive in questo orizzonte. Anche l’incontro degli italiani che vivono nel loro Paese e coloro che vengono a viverci per essere gli italiani del domani e per creare l’inedito di un meticciato fertile, benedizione del futuro, si iscrivono nello stesso orizzonte vitale. Ma la cultura del fronte rigido è in agguato. Una sentenza della Cassazione ha stabilito che il confine non è luogo di fioritura di umanità ma luogo di separazione e di lacerazione del sentimento umano più sacro.
Questa sentenza ha deciso che il confine precede l’uomo e anche il bimbo, ma solo se è straniero clandestino. Perché l’italiano non può per definizione sfruttare o strumentalizzare la sua creatura, ma lo straniero clandestino lo fa di sicuro e quando parla la certezza nazionalista le prove non servono. Eppure la sentenza è impeccabile. Interpreta la lettera di una legge. È la legge che è infame. Quanto agli uomini, legislatori ed interpreti, si guardino allo specchio, se ancora ci riescono.

http://www.unita.it/news/moni_ovadia/96420/uomini_e_confini

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