mercoledì 17 marzo 2010

Rita Borsellino con Nichi


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Devo ammetterlo: ogni volta che incontro Nichi Vendola, ogni volta che ci fermiamo a parlare della Puglia, mi prende una sorta di invidia. Non la nascondo, anche perché è un’invidia “buona” nei confronti di una regione che, a differenza della mia Sicilia, ha saputo affrontare negli ultimi anni i nodi critici del suo territorio, rilanciare la crescita economica e sociale, creare le premesse per uno sviluppo di lunga durata. Progressi che ho potuto constatare con i miei occhi e con gli occhi di tutti quei pugliesi che ho visto di nuovo pieni di fiducia ed entusiasmo. Lo stesso lucido entusiasmo di Nichi, di quando mi parla della sua terra, della sua esperienza di presidente, racconti al contempo sofferti e pieni di speranza.
In questi anni, la Puglia è cresciuta e ha resistito. E’ cresciuta nel turismo, nella promozione delle energie alternative, negli investimenti per i giovani, nella lotta al precariato e al caporalato, nel contrasto all’inquinamento e alle speculazioni sul territorio. Il tutto lungo un percorso di democrazia sempre più partecipata. Ma la Puglia ha anche resistito, è stata un baluardo nelle difesa di quei diritti messi a repentaglio dalle politiche del governo Berlusconi. Ha resistito al nucleare, all’assalto alle coste, al rigassificatore di Brindisi. Si è opposta al raddoppio dell’Eni di Taranto e ha fatto di un’opera strategica e imponente come l’acquedotto pugliese la bandiera più bella nella difesa del diritto all’acqua come bene pubblico.

Certo non sono mancate le difficoltà, ma so bene quanto sia difficile muoversi all’interno di un’amministrazione complessa come la Regione. Purtroppo, nei miei anni da deputata regionale, ho conosciuto la spocchiosa illegalità diffusa del potere e la sua invisibile rete di protezione, ho visto le mille insidie che si nascondono in un coacervo di interessi come è appunto la Regione siciliana. E come, d’altra parte, era la Regione pugliese prima dell’arrivo di Nichi.

Affrontare questo coacervo è un’impresa titanica. Nichi ne era consapevole, ma non si è tirato indietro. E se oggi la Puglia, a differenza di gran parte del resto del Mezzogiorno, è una realtà dalle spalle forti, in crescita, all’avanguardia nella difesa dei diritti e nell’affermazione della partecipazione come strumento di governo, il merito è anche di chi non ha abbandonato la nave quando il mare era in tempesta.

Certo, c’è ancora tanto da fare. Ma sapere di poter contare su un timoniere che, nonostante tutte le avversità, ha mantenuto ferma la rotta, può permettere di guardare al futuro con maggiore fiducia ed entusiasmo. Tanto più che la tempesta non tende a placarsi: il governo Berlusconi, infatti, continua a perseguire una politica al contempo antidemocratica e antimeridionale, mettendo a repentaglio i diritti di tutti e condannando il Sud a un’arretratezza di lungo termine. Si sono tagliati sia i fondi per le infrastrutture, sia quelli per scuole e ospedali, tanto che, oggi, l’Italia spende per il Mezzogiorno la metà di quanto spende per il resto del Paese.

E’ anche da qui che bisogna partire per capire le difficoltà di chi si è trovato ad amministrare una realtà come la Puglia. Non c’è solo la mafia a depauperare i nostri territori: c’è anche un governo che ha scientificamente sottratto enormi risorse a milioni di cittadini.

Contro tutto ciò, il Sud deve resistere e reagire. Occorre un Sud che non abbia timore di guardare ai propri mali, ma che sappia affrontarli a viso aperto, risolverli e fare in modo che le sue eccellenze, che ci sono e sono tante, possano essere libere di trasformare le altrettanto numerose opportunità di questa terra in crescita economica e sociale.

Nichi fa parte a pieno titolo di questo Sud e i pugliesi lo hanno compreso bene, come ha dimostrato la straordinario dato delle primarie.

In quell’occasione, il centrosinistra ha ritrovato quell’entusiasmo che sembrava smarrito tra gli eccessi polemici del dibattito sulle alleanze, marcando con nettezza la distanza da un modo di fare politica che mette le clientele e gli interessi privati davanti ai cittadini. In altre parole, il centrosinistra ha ritrovato quell’identità senza la quale qualsiasi discorso su alleanze e programmi risulta vano o, peggio, controproducente. Un’identità che ha sicuramente bisogno di un nuovo “vocabolario” (termine che so molto caro a Nichi), ma che d’altra parte non può fare a meno della partecipazione. E’ con la partecipazione che ci si può riconoscere, segnare i confini e indicare la strada. Ed è con la partecipazione che è stato fin qui possibile difendere la”Puglia migliore”.

Nichi ha deciso di continuare a difenderla. Ma sappia che la sua battaglia non riguarda solo la Puglia, ma il resto del Mezzogiorno e del Paese. Anche per questo, non posso che stargli a fianco in questa difficile, ma possibile impresa.

Rita Borsellino

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