La scrittrice che combatte con i maoisti
10/03/2010 08:48
Fonte La Repubblica 10/03/2010
ROSALBA CASTELLETTI
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Cosa accomuna Arundhati Roy, l´autrice del celebre romanzo Il dio delle piccole cose, e Koteswar Rao, il capo della guerriglia maoista considerata dal premier indiano «la peggiore minaccia interna alla sicurezza del Paese»? La determinazione a combattere - l´una con le parole, l´altro con le armi - perché il miracolo economico indiano non avvenga a spese dei più poveri. Lo sosteneva la stessa Roy già prima che Rao le chiedesse di mediare tra il suo movimento e il governo. Dinanzi alla proposta consegnata nei giorni scorsi alla Bbc, l´autrice e appassionata attivista non s´è tirata indietro. «Sono una scrittrice, non una mediatrice», ha risposto di primo acchito ma ha subito aggiunto che sarebbe pronta a svolgere il ruolo di «osservatrice indipendente» se mai il governo accogliesse l´offerta dei ribelli.
Sono anni infatti che la scrittrice chiede invano «colloqui incondizionati» e che, ogni qual volta il governo alza il tiro, è pronta a denunciarlo. È successo a giugno quando il proscritto Partito comunista dell´India-Maoista (Pci-m), erede della sollevazione contadina "naxalita" del ‘69, è stato incluso tra le organizzazioni "terroristiche". Ed è successo a dicembre quando il governo ha lanciato l´Operazione "Caccia Verde" dispiegando circa 75mila uomini contro i "terroristi rossi". «L´India sta diventando uno stato di polizia dove chiunque sia in disaccordo con quanto succede rischia di essere chiamato terrorista. I più poveri vengono chiamati terroristi e chiunque resista viene definito maoista, che lo sia o no», aveva detto a giugno spiegando come «l´esagerazione deliberata della minaccia maoista» servisse a «giustificare la militarizzazione dello Stato». La realtà, come la Roy sostiene da anni, è che nella cintura di foreste dell´India centrale dove vivono milioni di Adivasi (indigeni), e perciò chiamata "Cintura tribale", si trovano enormi giacimenti di minerali che fanno gola alle multinazionali con cui il governo ha siglato da tempo Memorandum d´intesa (Mou). «C´è un Mou su ogni montagna, foresta o fiume in quest´area», ripete da tempo la Roy. L´unico ostacolo alla loro esecuzione sono gli Adivasi che difendono la loro terra, «persone che anche dopo 60 anni di cosiddetta indipendenza, non hanno scuole, ospedali, giustizia». Non è un caso che la Cintura tribale coincida col "Corridoio rosso" dov´è stata lanciata l´operazione Caccia verde. «C´è bisogno di questa guerra. Si spera che la violenza scacci le popolazioni che sinora hanno resistito», replica la Roy arrivando a giustificare il ricorso alla violenza dei maoisti. «Se mia moglie fosse stata violentata, se fossi stato espulso dalla mia terra, se dovessi scontrarmi con i militari, sarei giustificata a imbracciare le armi per difendermi». Qualora il governo acconsentisse ai colloqui, non ne avrà bisogno se, come scrive Naomi Klein, «nelle mani di Arundhati, le parole diventano armi».
mercoledì 10 marzo 2010
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