giovedì 4 marzo 2010

«Non è questa la soluzione alla fame nel mondo».

Il cardinale "No Ogm"

Peter Kodwo Appiah Turkson: «Non è questa la soluzione alla fame nel mondo».



Non piace a tutti in Vaticano il via libera agli organismi geneticamente modificati deciso dalla Commissione europea. Per esempio non piace al nuovo presidente del Pontificio consiglio per la pace, Peter Kodwo Appiah Turkson. A ribadirlo, proprio qualche giorno fa, è stata un’intervista che il cardinale ghanese ha rilasciato il 24 febbraio all’Osservatorio romano in cui replicava ì a quelli che utilizzavano l’argomento della scarsità di risorse alimentari nel mondo per sostenere la causa degli ogm.

«La ricerca scientifica, come le acquisizioni tecnologiche, tende certamente a migliorare la vita umana e la sua condizione. Tuttavia è impensabile che non nasconda anche mire di guadagno e di acquisizione di vantaggi da parte di qualcuno, anche sotto forma di controllo, di dominio e di sfruttamento. È chiaro che per fare ricerca c'è bisogno di finanziamento. Inaccettabile è però che il vantaggio ottenuto dalle scoperte diventi occasione di enormi profitti e causa di sfruttamento. Purtroppo questo è l'atteggiamento che domina nel mondo degli affari e giustifica comportamenti irresponsabili come la distruzione di risorse alimentari per mantenere alti i prezzi di mercato».

Ciò premesso, Kodwo Appiah Turkson spiega « che proporre come soluzione ai problemi della fame nel mondo e delle carestie tecniche che non tengono conto della biodiversità delle coltivazioni africane o prevedono l'uso di organismi geneticamente modificati (ogm) non può che suscitare sospetti sulle reali intenzioni». Un esempio? « Un contadino africano che utilizza semi di mais conservati dal raccolto dell'anno precedente, forse avrà una resa leggermente più modesta di quella ottenuta con gli ogm. Sicuramente, però, non dovrà sborsare alcuna somma di denaro per l'acquisto dei semi. E soprattutto la sua attività non dipenderà da fattori esterni condizionanti, come la capacità e la volontà produttiva di aziende multinazionali». Ma secondo il neopresidente del Pontificio consiglio della pace « La vera domanda che ci si dovrebbe porre è un'altra: è proprio impossibile, per il governo di un Paese cosiddetto affamato, adottare iniziative in grado di assicurare nutrimento per i propri cittadini senza scendere a compromessi?». Questa la sua risposta: « Credo che basterebbe uno sforzo minimo di buona volontà politica e di amore per il proprio popolo. Un altro piccolo esempio: il Burkina Faso è molto più vicino al deserto rispetto alla parte settentrionale del Ghana. Pochi fiumi percorrono il suo territorio, quindi ha meno acqua del Paese confinante. Eppure ha messo in campo un programma di dighe, pozzi e irrigazione talmente efficiente da consentirgli di coltivare oggi alcune specie di frutti, verdure e ortaggi che il più florido Ghana non si può permettere di produrre con le sue attuali strutture. Non credo servano altre parole».

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