Nel paese delle donne che non si arrendono
Fonte: La Repubblica 10/03/2010
MIRIAM MAFAI
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Finalmente una donna, che, al contrario di quanto ci viene normalmente proposto, non ci offre il consueto panorama tra grottesco e lamentevole fatto di italiane come di eterne sconfitte, umiliate sul lavoro e in famiglia, maltrattate e malpagate, vittime di violenza in casa e fuori, e, se giovani, aspiranti veline. Finalmente. Ed è una donna, Luisa Muraro, una delle più autorevoli rappresentanti del pensiero femminista, tra le fondatrici della comunità filosofica Diotima, che intervistata da Anais Ginori, non esita a fare una inconsueta, persino coraggiosa professione di ottimismo: «La società italiana», dice, «è uno straordinario laboratorio della libertà femminile. Cambiano i rapporti con gli uomini, tra donne, con il lavoro, la sessualità. Vengono strumentalizzate dai partiti? Forse. Sono troppo timide nei confronti dei capi della televisione? Forse. Comunque, in tutto questo si esprime il travaglio di una società che cambia e fa posto alle donne». Luisa Muraro ha ragione. La nostra società è in profondo mutamento. Il cambiamento ha preso le mosse dalla affermazione costituzionale dell´uguaglianza di diritti, si è nutrito di una serie di battaglie popolari e di nuove leggi, e poi di quel movimento femminista che ha preso le mosse dalla fine degli anni Sessanta e arriva fino ai giorni nostri. Una «straordinaria mareggiata», dice Luisa Muraro. Che non è stata riassorbita. Le donne sono cambiate. E ancora cambieranno. Mettendo in discussione i modelli tradizionali e modificando i rapporti tra uomini e donne, nel lavoro, nella società, in famiglia.
Di molte di queste donne ci offre un ritratto Anais Ginori (Pensare l´impossibile, donne che non si arrendono, con la prefazione di Concita De Gregorio, Fandango, pagg. 155, euro 14). Intendiamoci: non si tratta di un libro edificante o consolatorio. Tutt´altro, perché la Ginori non ci risparmia storie di umiliazioni e di insuccessi, e non esita a raccontarci le difficoltà e le trappole che tutte hanno incontrato sul loro cammino. E non esita a raccontarci anche, in qualche caso, le loro sconfitte. Si legga ad esempio la storia di Valentina Maran e del suo spot per un detergente intimo, con la protagonista che esibisce un culo marmoreo in primo piano e un´inspiegabile gioia esistenziale nello schizzarsi d´acqua e farsi un bidet freddo prima di uscire. «Quello spot per un detergente intimo che gira ancora su tutte le reti è colpa mia», racconta Valentina. «Ma Dio solo sa se non ho provato a fare qualcosa di vero».
La pubblicità, assieme alla tv, resta dopotutto il luogo privilegiato non della esaltazione ma della umiliazione del corpo femminile (e, forse anche, del desiderio maschile). Lorella Zanardo è la prima donna (master in Business Administration, manager Unilever, consulente dell´Ue) che a un certo punto ha deciso di mettere tra parentesi il suo lavoro per occuparsi di tette e culi. Ha esaminato quattrocento ore di programmi Rai e Mediaset per un documentario intitolato Il corpo delle donne che si conclude con l´immagine di una ragazza appesa a un gancio e marchiata sul sedere come un prosciutto. Il documentario, in onda da molti mesi sul suo blog, ha provocato un largo movimento di protesta che è giunto anche sul tavolo del presidente della commissione di Vigilanza della Rai.
In una ricerca come questa, intitolata alle "donne che non si arrendono" non poteva mancare un colloquio con Emma Bonino, attuale candidata alla presidenza della Regione Lazio, protagonista della battaglia per la legge sul divorzio e quella per la legge 194; né un incontro con Sofia Ventura, la filosofa e politologa che per prima da Fare Futuro, rivista online di destra, ha sparato a zero contro il fenomeno delle "veline" scelte da Berlusconi come candidate alle europee, né un incontro con Daniela Del Boca, studiosa dei problemi del lavoro e della famiglia, che denuncia la retorica del "family day" e la realtà di un paese, come il nostro, che destina alle famiglie risorse pubbliche che sono la metà di quelle degli altri paesi europei.
Donne che non si arrendono, come le studentesse romane che si definiscono «Le malefiche» e che un paio di mesi fa hanno organizzato a Roma una manifestazione con la parola d´ordine "Riprendiamoci la notte". Forse non sanno che alla fine del 1976 migliaia di donne si diedero appuntamento a Roma per una manifestazione con la stessa parola d´ordine. Forse, dunque, ha ragione Luisa Muraro: il movimento femminista non è scomparso, è solo sommerso. Forse sta per riemergere. Sarebbe un bene per tutti.
mercoledì 10 marzo 2010
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