giovedì 15 luglio 2010

Okkio ai deliri di onnipotenza Cesare, arriva la notte dei lunghi coltelli...




La rabbia del Cavaliere:

"Gianfranco lo distruggo"

Il premier Silvio Berlusconi con il presidente della Camera Gianfranco Fini



«Non mi faccio ricattare, se continua così lo porto davanti agli elettori e la pagherà cara»

AMEDEO LA MATTINA, La Stampa 15 luglio 2010

ROMA
Berlusconi lo vuole morto, dice di Fini cose inenarrabili, che è un killer, un traditore, un ricattatore, un amico delle toghe rosse, «che la pagherà cara», confida uno dei partecipanti al vertice che ha portato alle dimissioni di Cosentino, che però rimane alla guida del Pdl in Campania. Una risposta del premier al presidente della Camera. Il quale voleva liquidare Cosentino da coordinatore regionale ma ha ottenuto l’allontanamento dal governo dopo aver calendarizzato per la prossima settimana la mozione di sfiducia delle opposizioni. «Berlusconi capisce solo questo linguaggio ruvido», ha detto Fini ai suoi, soddisfatto di avere segnato un punto a suo vantaggio.

Il linguaggio della pistola sul tavolo, dimostrando quanto male può fare dal più alto scranno di Montecitorio. Una rendita di posizione che va molto oltre il numero di parlamentari che lo seguono in battaglia. Un potere istituzionale capace di neutralizzare gli attacchi di Berlusconi che aveva minacciato di espellere dal partito i finiani che avrebbe votato la sfiducia a Cosentino. Tranne poi fare marcia indietro fino a chiedere al sottosegretario di dimettersi per evitare di andare sotto alla Camera. Anche se poi la versione pilotata dai berlusconiani è stata un’altra: il Cavaliere avrebbe chiesto a Cosentino di rimanere al suo posto per non darla vinta al nemico.

«Lui si riempie la bocca di legalità - si è sfogato il premier - ma pensa solo al potere personale, a logorarmi, a prendersi la leadership del partito, a piazzare quel mascalzone di Bocchino a vice coordinatore del partito. Ma se lo scorda. I coordinatori rimangono tre, Denis (Verdini ndr) rimane al suo posto e La Russa per me rappresenta la componente ex An. Adesso basta questo gioco al massacro di chi vuole far cadere il governo e spaccare il Pdl». Se ci saranno cambiamenti se ne parlerà a settembre e si deciderà cosa fare ad agosto. Berlusconi ha precettato i dirigenti del partito per questo mese e infatti nessuno ha organizzato viaggi e ferie con le famiglie. Tutti in conclave a Roma a limare l’ascia di guerra.

La verità è che il premier si è trovato con le spalle al muro e l’unica mossa che ha potuto fare è stata di rispondere alla coltellata di Fini con la contro-coltellata della conferma di Verdini e di Cosentino nelle loro cariche di partito. Sa pure che l’avversario non si fermerà e continuerà a mettergli altre «pistole alla tempia», osservano a Palazzo Chigi. «Ma io lo distruggo - ha alzato la voce il presidente del Consiglio alla riunione di ieri pomeriggio - non mi faccio ricattare e se continua così lo porto davanti agli elettori perché non riesco a governare. Sulle intercettazioni non va bene mai niente, nemmeno al Quirinale».

Ma l’inquilino di Montecitorio è una saponetta che gli scivola di mano. Fini avrebbe chiesto attraverso Gianni Letta un incontro con il capo del governo per la prossima settimana, ma il premier non sembra disposto a vederlo. Chissà se cambierà posizione pure questa volta o se accetterà il summit magari per rompere definitivamente. Certo è, spiega Osvaldo Napoli, che «dopo i casi di Scajola, Brancher e Cosentino, non si deve aspettare un’ora di più per arrivare a fare chiarezza con Fini. Rottura o accordo, ma chiarezza va fatta in modo radicale e non episodico».

Berlusconi è furioso anche con i suoi fedelissimi che si sono messi a litigare. Con una parte che si organizza nella componente Liberamente e chiede il coordinatore unico. E gli altri che cercano di sbarrare la strada a Frattini, Gelmini, Carfagna e Prestigiacomo. Gli ex An La Russa e Gasparri che temono, o meglio temevano se è vero quello che ha assicurato loro lo stesso leader del Pdl, di essere sacrificati sull’altare della pace tra i due cofondatori. «Dobbiamo rimanere uniti», ha spiegato il premier. Il quale deve sopportare l’ennesimo stop sulle intercettazioni, con voci che gli giungono dal Colle secondo cui è meglio rinviare tutto a settembre.

Ma c’è chi di fronte alla furia del premier cerca di farlo ragionare, suggerendo la strada del compromesso con Fini. «Ma io da quello lì non accetto lezioni di legalità, e poi lui la pace non la vuole, è una persona falsa».

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