sabato 17 luglio 2010

Italiani: na putenza d'ignuranza

«Win for left», al via i lavori delle fabbriche Sinistra, è tempo di riforme radicali

(m. ba.)da il Manifesto

BARI

«Oggi siamo al punto in cui anche il centrosinistra ha bisogno di una auto-rivoluzione, di una riforma radicale». Nichi Vendola si prende un passo biblico per la corsa alle primarie del centrosinistra. «Come dice la Bibbia, ogni cosa a suo tempo e ogni giorno ha i suoi oggetti e il suo calendario - si difende di fronte ai cronisti che lo incalzano su una premiership nazionale - l'unica cosa che chiedo è un popolo protagonista». E cioè una corsa nei gazebo che si annuncia ancora una volta difficilissima, con il Pd che già prepara il fuoco di sbarramento dell'inopportunità politica.
Forse è anche per questa «corsa fantasma» che il primo giorno degli stati generali delle fabbriche di Nichi inizia con il tono dell'attesa. Il villaggio sul mare si riempie piano piano, c'è un'atmosfera sospesa. Si sente che in tante e tanti non si conoscono di persona pur avendo lavorato per mesi sul territorio e sul Web al «sogno» della conferma in Puglia pochi mesi fa. «Qui non ci sono politologi ma c'è una pratica politica», attacca Vendola il suo saluto. «Una fuga anche dalla pratica della sinistra, perché in Puglia prima di sconfiggere la destra abbiamo dovuto sconfiggere la sinistra». O almeno, una certa sinistra: quella degli apparati e delle liturgie, dei sapienti maestri di sconfitta, dei custodi del Palazzo. I riferimenti biblici - come promesso - abbondano: la parola d'ordine è cooperazione. In altre parole «custodire la terra», come era l'umano compito nel Giardino dell'Eden prima, molto prima, che Caino, «un liberista ante litteram», si difendesse dicendo che non era il custode del fratello. Vendola gioca attorno al Cesare e ai suoi sodali, raccoglie uno degli applausi più forti quando si indigna per le «toghe nere come pece dei magistrati coinvolti nello scandalo P3».
I seminari - a metà tra workshop classici, scuola Frattocchie e social forum - iniziano sotto l'ombra di eucalipti. «Tremonti, istruzioni per il disuso», «La fabbrica moderna tra relazioni industriali e nuove schiavitù», «il calcio come metafora del mondo». Abbiamo seguito quello «Win for left, come ricreare una coalizione sociale della sinistra» curato da Mattia Toaldo e Lorenzo De Sio. Entrambi under 40, il primo, dell'università di Roma Tre l'anno scorso ha scritto un saggio su Obama, il secondo, dell'Istituto universitario europeo di Firenze, lavora a Itanes.
Tutti e due hanno analizzato a fondo i dati elettorali italiani nel 2006, nel 2008 e alle ultime regionali. Dati che nonostante il disastro offrono alcune tracce per una rivincita della sinistra. Toaldo parte ricordando le benemerite ricerche di Tullio De Mauro: l'80% degli italiani non ha gli strumenti cognitivi o culturali per orientarsi nella vita quotidiana. Di questi, il 5% non distingue le lettere tra di loro, il 38% ha difficoltà a distinguere le parole, il 33% non è in grado di comprendere un articolo di giornale o una tabella con pochi numeri. E a chi pensa che l'Italia sia un paese naturaliter di destra Toaldo ricorda che solo il 29,9% degli italiani ha votato il centrodestra. La stragrande maggioranza, il 44% pari a 18 milioni di aventi diritto, o non ha votato o non ha votato né centrosinistra né centrodestra.
Sia De Sio che Toaldo contestano l'idea dell'esistenza quasi mitologici dei «moderati» o del centro da conquista. La verità è che il 50% dell'elettorato è fatto da ceti «sommergenti»: operai, lavoratori esecutivi del terziario (es.: le commesse), i precari e i loro familiari. Questi settori «periferici» o astensionisti hanno bisogno soprattutto di essere mobilitati di volta in volta.
Come? Con elementi di politica legati alla vita concreta. I risultati possono essere soprendenti. Secondo una ricerca recente i temi considerati di centrosinistra sono maggioritari nell'elettorato. Hanno chiesto agli italiani - di destra e di sinistra - se una certa cosa era per loro positiva e se ritenevano che sarebbe stata più importante in futuro. Opinione attuale e percezione futura. I risultati sono soprendenti: al primo posto c'è la priorità assoluta al lavoro; 2) rispetto dell'ambiente; 3) far pagare le tasse a tutti; 4) libertà di informazione; 5) distribuire meglio la ricchezza; 6) l'Europa. Non è ancora un programma di governo né una strada compiutamente tracciata. Almeno le coordinate ci sono.

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