lunedì 26 luglio 2010

La delega a Fini: l'ultima sconfitta degli ex Pci







Siamo vittime del cinismo dalemian/andreottiano, che nel tempo ha prodotto:il tentativo abortito di Bicamerale degli inciuci costituzionali,svendita di Telecom ai "capitani coraggiosi",strategia finanziaria suicida di supporto ai "furbetti del quartierino" (vedi "Abbiamo una banca!" e vedi Ricucci&C.), guerra del Kosovo con annessi morti per l'uranio impoverito, supporto ai peggiori cattolici dell'Opus Dei ed alla massoneria, tutela dell'impero berlusconiano...e, last but not least, alleanze proposte con Casini perchè suo suocero Caltagirone è entrato nel C.d.A del Monte dei Paschi di Siena ecc. ecc. AHORA BASTA!







DA BERLINGUER A FINI

di Paolo Flores d’Arcais



C’era una volta il partito della “questione morale”. Era il Pci di Enrico Berlinguer, che la lanciò come questione dirimente tra le forze politiche, e la propose come tratto distintivo del suo partito. La questione morale c’è ancora, all’ennesima potenza. Il partito che la vuole affrontare, non più. Al punto che a sbandierare il vessillo della questione morale si candida l’onorevole Fini, che può permettersi di richiamare i politici ad essere “intransigenti” in fatto di etica, vista l’assordante assenza sul tema del Partito democratico e dei suoi dirigenti. Che nel frattempo incoronano l’onorevole Vietti (due volte al governo con Berlusconi), Udc (il partito di Cuffaro), vicepresidente “in pectore” del Csm. Snobbando nomi come Borrelli, Cordero, Zagrebelsky, Grevi e Tinti, avanzati da Di Pietro. L’inciucio come unica virtù riconosciuta, insomma.

È vero che già ai tempi di Berlinguer il gruppo dirigente del Pci fu tutt’altro che entusiasta del tentativo del segretario di fare della “differenza” morale l’elemento più riconoscibile dell’identità del partito. E Berlinguer ebbe il torto di non volere, o non riuscire, a trasformare quella sua lucidissima intuizione in strategia, nell’architrave portante della politica del partito. È vero che i suoi “più moderni” nipotini fecero anzi l’opposto, con sistematicità e tenacia, rimettendo in sella per ben due volte un Berlusconi ormai finito.

Per anni hanno sproloquiato che i problemi reali erano altri, disoccupazione, precariato, tasse. Fingendo di non capire (o forse non capiscono davvero?) che la questione morale, se davvero affrontata, affronta anche e proprio tutti i nodi dell’ingiustizia sociale crescente e smisurata. Perché una politica della legalità intransigente, cioè NEI FATTI, significa guerra ai grassatori delle cricche e ai grandi evasori esattamente come difesa dei lavoratori licenziati per opposizione sindacale, o umiliati nelle prepotenze padronali dei call center o sfruttati a livello di schiavismo nella raccolta dei pomodori.
E se l’opposizione tornasse a quel Berlinguer? La “legalità intransigente” è oggi il programma politico più esaustivo, avanzato e realistico

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