sabato 12 giugno 2010

Se Nichi ci salva...




Il governatore della Puglia: rappresento l’alternativa in un centrosinistra spiazzato, litigioso e a volte pure volgare

La prima cosa che dice è che lo hanno designato coordinatore della piattaforma per lo sviluppo sostenibile del Comitato delle Regioni. E’ una notizia che appartiene a un altro pianeta rispetto a quello della litigiosa politica italiana e Nichi Vendola lo sa bene, per questo la tira fuori lui, subito. Serve a rinviare il domandone, quello sulla leadership possibile della Sinistra che sondaggi e osservatori vedono nel suo futuro. Quando arriva il momento non risponde diretto, bensì disegnando «il cantiere di un progetto alternativo a Berlusconi», operazione di cui «si sente leader». Ammette anche che se vi fossero le condizioni potrebbe partecipare alle primarie, fra tre anni. Poi si ferma e sorride: «Per favore, non titolate “Vendola vuole le redini della Sinistra”».
Il percorso, in effetti, è molto più lungo. Il governatore della Puglia si schermisce dicendo che a lui «andrebbe bene anche starsene a scrivere filastrocche», però sente che c’è molto da fare e che può farlo. Ha l’impressione che la rivoluzione della politica italiana possa essere dal basso verso l’alto, che dal locale sia possibile rivitalizzare «una sinistra che si specchia nel berlusconismo, è meno leghista ma leghista, meno xenofoba ma xenofoba». Gli pare che di lì si debba partire per sanare l’«irresistibile crisi di progetto e visione» dell’opposizione.
Il Pd non gli piace e lo rivendica sino in fondo. «Io sono già leader – chiosa sornione -; sono leader di Sinistra e Libertà e della Fabbrica di Nichi». La prima, ricorda, sarà oggi al Pantheon per protestare contro la Finanziaria «da Briatore» che ha messo in campo il governo; la seconda, i volontari del suo movimento, terrà i suoi stati generali a Bari il 16 luglio. Prove di adunata, mentre il governatore trova nei poll più consensi di Bersani, generando inquietudine fra i democratici. Come se lo spiega? «Rappresento l’alternativa al processo di spiazzamento del centrosinistra, alla sua litigiosità e, anche, alla sua volgarità». Seduto su una poltrona nel mezzo di un corridoio di Palazzo Charlemagne, un passo dalla sala dove officia la presidente miracolata del Cdr Mercedes Bresso, il governatore ha voglia di parlare di Europa. Rimpiange «l’europeismo dei “padri” cristiano democratici come Adenauer». Si chiede retoricamente «se 50 anni fa avremmo accettato figure come la Merkel, simbolo d’una classe dirigente subalterna alla tecnocrazia».
L’idea è che il problema italiano sia parte di un problema europeo, che tutto si tenda. «Siamo in pieno post Welfare – denuncia Vendola – con un’Europa più piccola e feroce: quando il Fmi ha commissariato l’Argentina abbiamo storto il naso; ora è successo in Grecia e nessuno dice nulla». Auspica più integrazione, sennò sarà la fine. Immagina un federalismo fiscale europeo in cui «l’armonizzazione impositiva porti a risparmiare centinaia di miliardi». «L’Italia ha investito 20 miliardi per i cacciabombardieri – attacca -. Ma non si lavora ad una difesa comune?».
Fra il cemento a dodici stelle Vendola ha avuto parecchi colloqui a sinistra, contatti che il Pd non commenta. La visita non è apparsa casuale, il lungo percorso di cui sopra passa anche dalla capitale belga. Ieri sera anche un affollato dibattito con Leonardo Dominici, l’anello che collega il governatore all’opposizione, e forse anche al suo futuro di sfidante al «re Sole ormai Re Solo». Se ci pensa, Vendola immagina «un rito di sepoltura di abitudini obsolete e uno battesimale che dia voce a una speranza che abbia gambe politiche». L’imperativo è «convocarci, sapendo che non bastiamo, coinvolgendo anche chi è fuori dalla politica». Ovviamente, conclude, occorre insistere con la carta delle primarie. Con Vendola, fra tre anni, per il premierato di Sinistra? «Se matura la giusta volontà e il giusto processo politico, ci sono scelte che hanno quasi un carattere naturale».
Marco Zatterin
Fonte: la Stampa

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