lunedì 14 giugno 2010

Alleanze fatali

PD E LEGA ATTRAZIONE FATALE

di Claudio Fava

Dom, 13/06/2010 - 20:49

Tra le notizie che ieri i giornali italiani, tutti o quasi, hanno appena sussurrato senza che vi fosse da temere alcun bavaglio c’è la decisione della corte costituzionale che cassa definitivamente quell’ammennicolo razzista che era l’aggravante della clandestinità per i reati commessi dagli immigrati. Una norma vistosamente illegittima che stabiliva un aumento della pena fino a un terzo se chi commetteva il reato aveva su di sé la colpa di non provenire da questo nostro piccolo mondo ariano e felice. Insomma, per prenderti una pena più dura non importava cosa avevi fatto ma chi eri, che pelle avevi, che chiesa frequentavi, che passaporto t’aveva infilato in tasca il destino. Una norma da manifesto della razza, votata in allegria dalla maggioranza di centrodestra con il disciplinato contributo dei deputati finiani (la cosiddetta “sinistra” della destra…). Dopo essere stati trattati da squilibrati dall’intera comunità internazionale, dopo aver ricevuto le formali reprimende delle nazioni Unite e dell’Unione Europea, una pezza ce l’ha messa la suprema corte stabilendo che, fino a quando sarà in vigore l’articolo 3 della Costituzione, l’idea di stabilire gerarchie giuridiche tra gli umani non fa parte delle licenze concesse a questo governo. A margine, un paio di considerazioni. La prima riguarda il Presidente della Repubblica. E la esprimiamo in due righe, il giorno in cui dal Quirinale arriva l’eco del fastidio di Giorgio Napoletano per i troppi suggerimenti a non firmare leggi di dubbia costituzionalità. Ecco, questa per esempio è una legge che - a suo tempo, e con siffatto codicillo da apartheid - non andava firmata. Al presidente, il diritto al proprio fastidio; a noi, l’onesta convinzione che ogni tanto occorra dire di no, Costituzione alla mano.
La seconda considerazione riguarda l’opposizione parlamentare. Che per bocca di Enrico Letta, vicesegretario del PD, ieri spiegava che il suo partito e il centrosinistra devono aprire alla Lega: “Ce lo chiedono a gran voce i nostri elettori”. Non avremmo potuto immaginare un commento, indiretto e involontario, più inadeguato a questa sentenza della Consulta che certifica il coté sfacciatamente razzista della Lega, la sua vocazione a valutare fatti e comportamenti in funzione della razza, di prevedere perfino il diritto a privare della libertà personale un cittadino extracomunitario, di accanirci sulla sua sorte, di esaltare la diversità facendola diventare una buona ragione per la galera.
E’ questo il partito, secondo Letta, a quale gli elettori del centrosinistra devono guardare con ritrovata simpatia? E’ su questo nuovo dizionario della buona politica, un dizionario che ha reintrodotto a pieno titolo la parola razza nel nostro ordinamento giuridico, che potremo ritrovare condivisioni, strategie, alleanze? Ma che c’entra l’Italia democratica, antirazzista, solidale con la cultura segregazionista dei leghisti? Cos’altro vogliamo, per prendere definitivamente le distanze dal loro bagaglio di piccole certezze e di ottuse verità: ritrovarceli con torce, crocifissi e cappucci bianchi? Hanno deciso che il figlio italiano per nascita, lingua e frequentazione scolastica di un immigrato non in regola con i bolli del passaporto debba tornarsene al paese suo assieme ai genitori, e poco importa che quel bambino sia nato qui, che parli la nostra lingua, e sia amico dei nostri figli. Le colpe dei padri ricadano sui figli, ha detto il ministro Calderoli, (per la verità lo ha detto in modo un po’ più rozzo: “Peggio per loro!”).
Ma sì, apriamo alla lega, facciamo nostro il loro virile concetto di sicurezza, continuiamo a far finta che questo paese si senta più protetto perché si trova centro marocchini in meno nelle fabbriche invece che cento camorristi in meno nelle istituzioni. Facciamo finta come già accadde molti anni fa con D’Alema che, sulle ali del solito nobile tatticismo politico, si ritrovi un po’ di sale nelle parole di Bossi, un po’ di bonaria saggezza nella loro caccia ai neri, un po’ di onesta scaltrezza nell’idea di riservare ai prof settentrionali le cattedre delle loro scuole. Guardiamoli con simpatia, perfino con invidia. Ma poi, per favore, non lamentiamoci se alle elezioni i nostri elettori ci sommergono di pernacchie.

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