lunedì 7 giugno 2010

Il grande business della salute

EMODERIVATI KILLER - LACRIME E SANGUE

di RICCARDO CASTAGNERI [ 02/06/2010]

da: La Voce delle Voci



L'ultimo decesso accertato si e' verificato nel 2009. Almeno 400 persone morte sino al 2000, ed altrettante dal 2000 al 2010. Morti per Aids, epatiti, cirrosi epatica e tumori al fegato. Questi i numeri sconcertanti e le cause dei decessi a seguito di somministrazioni di farmaci derivati da plasma infetto.
L'inchiesta sul plasma contaminato da virus era partita da Trento, per poi essere trasferita (motivi di competenza territoriale) a Napoli, nel 2003. Imputati eccellenti, Duilio Poggiolini, ras della sanita' anni ‘80, ineffabile uomo del pouff zeppo di soldi, braccio destro dell'ex ministro della Sanita' Francesco De Lorenzo; e Guelfo Marcucci, a capo di un vero e proprio impero farmateutico e oligopolista nel settore degli emoderivati, Aima Derivati e Farmabiagini le corazzate di famiglia.
Il fenomeno epidemico era esploso agli inizi degli anni ‘80. Decine di casi di Hbv, cioe' l'epatite b, Hcv, ovverossia l'epatite virale e Aids; tutto come conseguenza dell'utilizzo di emoderivati. Colpiti in prevalenza i malati di emofilia, costretti ad assumere a scopo terapeutico farmaci ed emoderivati, prodotti, trattati o importati dalle aziende dirette o di proprieta' degli indagati. Tutto questo dovuto ad uno spregiudicato impiego di grandi quantita' di plasma, proveniente da migliaia di donatori. Plasma raccolto all'estero, prevalentemente negli Stati Uniti, anche da donatori a pagamento, notoriamente i piu' rischiosi, in nome di una scellerata logica di stretta redditivita' industriale. Le lavorazioni del plasma avvenivano su megalotti di 2000 litri, pari a circa 14.000 unita'. Era prassi comune. Nonostante le raccomandazioni e le indicazioni degli organismi internazionali sulla necessita' di effettuare lavorazioni solo su piccole quantita' di plasma e - attenzione - solo su prodotto nazionale. Raccomandazioni e indicazioni del tutto disattese, quando non ignorate da chi produceva e da chi doveva controllare, Poggiolini in testa, quale direttore generale del servizio farmaceutico del ministero della Sanita'.
Dal 1979 al 1986 il fabbisogno italiano di plasma era calcolato in 50 milioni di unita'. Bene, di questi 50 milioni, solo una minima parte, 2 milioni circa, venivano prodotti in centri trasfusionali con plasma italiano.

LA STRAGE DEI MILLE
Un documento riservato, del 12 aprile 1985, segnala un incontro avvenuto una sttimana prima presso la sede di una multinazionale farmaceutica americana. A quel vertice presenziarono boss e dirigenti: tre i nomi indicati nell'informativa investigativa. Venne data rilevanza all'allarme Aids, segnalato dall'Fda, l'ente governativo Usa che si occupa della regolamentazione dei farmaci; fu pero' presa la scellerata decisione che, nonostante la richiesta da parte delle autorita' di cessare con l'approvvigionamento, la raccolta di plasma ad altissimo rischio non si sarebbe interrotta. Con assoluta consapevolezza, gli amministratori delle imprese americane decisero di sottacere le conseguenze ed i rischi letali per quanto era contenuto nei prodotti dei derivati di plasma. Ritennero altresi' opportuno “non far sapere” che la raccolta del plasma era avvenuta e gia' realizzata in stock, nelle aree piu' depresse degli Usa e nei penitenziari, anche di massima sicurezza, statunitensi. I donatori preferiti di queste multinazionali del farmaco erano carcerati (nonostante il divieto delle leggi Usa), i quali sovente avevano alle spalle una densa storia di epatite b e di contagio HIV. Non paghi, a partire dal 1978, i dirigenti di Baxter, Cutter, Bayer, Alpha, Armuor, ed altre big pharma, iniziarono a rivolgersi anche a donatori omosessuali, a fronte della crescente domanda di emoderivati da parte del mercato internazionale.
Ma il peggio non ha mai limite, i donatori-venditori di plasma, venivano reclutati anche in paesi ad elevata emergenza sanitaria, tra cui Haiti, Messico, Belize e Nicaragua. Le autorita' a stelle e strisce scoprirono queste palesi irregolarita' ed intervennero, ma gli ineffabili dirigenti del cartello del farmaco continuarono indisturbati a distribuire sul mercato internazionale i prodotti lavorati e giacenti in stock.
Dal 2003, presso il tribunale Federale dell'Illinois, e' pendente un processo civile denominato “Gullone et. - Bayer et.”, che vede in qualita' di parti offese oltre 2500 emofiliaci di ventiquattro diverse nazionalita', tra i quali 400 italiani. Le industrie alla sbarra hanno deciso di risarcire gli emofiliaci. I nomi di queste societa'? Sempre gli stessi: Bayer Corporation, Baxter Corporation, Armour Pharmaceutical, Alpha Therapeutic. L'accusa, gravissima, e' quella di omissione ed assenza totale di controlli che hanno provocato e provocano tuttora effetti devastanti. E, ancor oggi, morti quotidiane.
Parallelamente, anche la giustizia italiana comincia - al solito letargicamente - a muoversi. Ed ecco che si torna al processo di Trento, passato poi a Napoli, adesso in avanzata fase di indagini preliminari. Impegnati nel procedimento napoletano, i tenaci legali italiani degli emofilici e dei loro eredi. Rappresentano le associazioni Arlafe Liguria, Associazione amici fondazione emofilia di Varese, Associazione Veneta per l'emofilia e le coagulopatie, Comitato legge 210/92, Faec Calabria, Lagev e numerose altre associazioni. Sono gli avvocati Stefano Bertone dello studio Ambrosio e Commodo di Torino, Ermanno Zancla di Palermo. Insieme a loro, l'avvocato Flavio De Zorzi di Mestre, Vito Mazzarelli dello studio Lana Lagostena Bassi di Roma. Anche il Ministero della Salute, con l'Avvocatura dello Stato, per Marcucci, Poggiolini e gli altri indagati ha chiesto «il rinvio a giudizio, accertata la loro responsabilita' civile e penale», e la condanna, «oltre alle pene di legge, all'integrale risarcimento in favore del ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali».

STRAGISTIe#8200;IMPUNITI
La richiesta dello Stato per questo risarcimento e' quantificata in non meno di 60 milioni di euro. Secondo l'avvocato dello Stato, Marcucci e C. sono responsabili del «decesso di decine di emotrasfusi in reciproca cooperazione, attraverso condotte colpevoli e negligenti». Significa che le industrie farmaceutiche italiane, a conoscenza delle nefandezze operate dalle consorelle d'oltreoceano, hanno tenuto una condotta “delittuosa”, nella diffusione consapevole e volontaria dei germi patogeni. Ricorda un legale: «Secondo l'articolo 438, comma I, del codice penale, chiunque cagiona una epidemia, mediante la diffusione di germi patogeni, e' punito con la pena dell'ergastolo».
Qualche breve cenno di recente cronaca giudiziaria. Il gip del tribunale di Napoli, Maria Vittoria De Simone, un paio d'anni fa si e' vista costretta ad accogliere parzialmente la richiesta di archiviazione nel processo che vedeva imputati Guelfo Marcucci, Enzo Bucci, Faustino Boschi, Roberto Marini, Roberto Passico, Duilio Poggiolini, Carlo Grassi, Anna Maria Tonsa e Francesco degli Onofri. I reati risultavano per la piu' parte estinti, per avvenuta prescrizione. Questo a causa dell'impossibilita' di dimostrare il nesso tra il decesso di ogni singolo individuo e la malattia contratta a seguito dell'epidemia. Lo stesso gip, pero', significativamente aggiungeva: «l'obbligo di chi giudica e' applicare correttamente le norme procedurali, anche quando esse mortificano le esigenze di accertamento della verita' e dell'individuazione delle responsabilita' a fronte di tragedie umane, come quella di cui ci si occupa». Proprio il dovere di accertamento della verita' ha spinto Vittoria De Simone, che tecnicamente aveva ritenuto il reato prescritto, a obbligare coattivamente la procura di Napoli a procedere per omicidio colposo plurimo.
La prescrizione dovrebbe scattare solo dopo il decesso dell'ultima vittima di questa tragica vicenda di malasanita' e - come detto - l'ultima vittima e' del 2009: quindi al riparo dal rischio della solita prescrizione-mannaia. La tenacia dei legali delle parti civili, delle associazioni e del gip, ha fatto si' che le indagini si riaprissero, questa volta affidate ad un pm decisamente agguerrito, Pasquale Ucci. Il quale ha dichiarato: «La procura di Napoli intende procedere non piu' per omicidio colposo plurimo, ma per omicidio volontario plurimo». Ipotizzando il cosiddetto “dolo eventuale”.
E gli indagati? Come si difendono? Parrebbe che non trovino di meglio che farlo a suon di querele, anche preventive, non si sa mai. L'avvocato Marco Trevisson di Torino, che assiste la Associazione Politrafusi Italiani, e' stato querelato da Marcucci. Archiviata la sua posizione, ha controquerelato il re degli emoderivati ed i suoi legali, per calunnia. Elena Cosentino, della Bbc, e' stata anch'essa denunciata, insieme alla sua testata, dopo una puntata sul plasma infetto, nella quale si parlava di David Mills (non solo Silvio Berlusconi nel suo destino...): in questo caso mago di societa' off shore. La puntata faceva riferimento al sequestro di 5 tonnellate di plasma scaduto ed infetto, avvenuto nel 1995 in un magazzino di Padova.
Anche Federica Sciarelli, dopo aver trattato l'argomento a Chi l'ha Visto?, e' stata raggiunta da una telefonata, nella quale le veniva consigliato di non occuparsi di Marcucci ee#8200;C. La redazione veniva accusata di «estremo pressapochismo e di ignoranza in contrasto alla verita' dell'inchiesta e dei documenti esistenti».
Sottolinea Stefano Bertone: «Vogliamo che tutti, e sottolineo tutti, vengano processati, italiani e stranieri. Si tratta di responsabili di centinaia e centinaia di morti che si sono verificate e che si verificheranno nei prossimi venti anni». Tutti. Non solo quelli attualmente indagati. Bertone e' fiducioso: «siamo certi che la procura stia lavorando a 360 gradi. Quando arriveremo al dibattimento emergera' finalmente la verita'. L'emofilia si sarebbe potuta curare, nel nostro paese come all'estero, senza cancellare un'intera generazione di esseri umani”. Trattati invece come carne da macello.

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