giovedì 26 luglio 2012

Scoprirsi daccordo con Barbara.

Barbara Palombelli, per "Il Foglio". Ho vinto una scommessa che non avrei voluto vincere. Avevo previsto che lo spread sarebbe salito sopra 500 entro luglio. Il mio sfidante è un viceministro, Michel Martone. Si è già detto pronto a offrirmi la colazione in palio. L'arbitro è uno dei più importanti editorialisti italiani, Michele Ainis. Il patto è avvenuto al Quirinale, nei giardini, il giorno della festa della Repubblica (scrivevo e scrissi del mio pessimismo su questa colonna). Non sono un'economista, né un'esperta. Ma ogni giorno, a RadioDue, senza pregiudizi e in piena libertà grazie al direttore Flavio Mucciante, ho intervistato e ascoltato con attenzione le analisi più accreditate. Come si fa a non prevedere che un paese immobile e spaventato, ossessionato da controlli sacrosanti quanto intempestivi e spesso vessatori, si fermi in attesa di ordini? Ecco, quegli ordini non sono mai arrivati, da novembre a oggi. Il cavallo è senza cavaliere, non solo in senso politico. Dove dobbiamo andare? Che dobbiamo fare? Chiaro che, in un contesto simile, siano pochissimi gli eroi della nuova resistenza, quelli che continuano a investire, spendere e crederci. I più vendono, vanno all'estero, prendono tempo. C'è perfino chi - potendo - ha iscritto i figli in scuole fuori Italia solo per l'anno scolastico 2012-2013. Poi, si vedrà. Se dal parrucchiere si confida nei Maya, unico partito politico affidabile in quanto a previsioni, al supermercato si osservano da vicino i carrelli vuoti. La parola crisi è la più diffusa al mare e in città. Chi può fugge, chi resta si organizza: la filiale del mio quartiere della Deutsche Bank è presa d'assedio: tanti i conti correnti spostati da altri istituti, tantissime le telefonate di chi vuole aprire un conto proprio in Germania (dove non è facilissimo, come in Svizzera e in Austria, altra meta valutaria molto amata dagli italiani). In fondo, bastava leggere il numero 6 di Limes dell'anno scorso - onore a Lucio Caracciolo, uno che non si fa certo condizionare dall'economicamente corretto - per trovare gli scenari che oggi vengono definiti come imprevedibili. Due ragazzi molto brillanti, Andrea Garnero e Luca Marcolin avevano titolato il loro saggio sulla rivista: "Cosa succederebbe se l'Italia tornasse alla lira?". E d'altra parte, Caracciolo apriva la sua introduzione alla rivista con una citazione illustre: "L'euro non dovrebbe esistere. L'unico modo per mettersi al riparo da uno scenario di disintegrazione dell'euro è di non possederne affatto", era la prima riga del rapporto del servizio studi della Ubs, il colosso bancario svizzero, datato 6 settembre 2011. Il direttore di Limes aggiungeva, divertito, un'osservazione sulla scelta di Maastricht come patria del trattato e patria di D'Artagnan: la cittadina olandese simboleggiava il motto dei moschettieri, uno per tutti e tutti per uno. Come scongiurare l'Armageddon inevitabile? Oggi sembra, ogni giorno, che tutti siano sorpresi. Ma di che? Non diciamo stupidaggini. L'antropologa Ida Magli, con il suo "La dittatura europea" (Rizzoli 2010) e "Dopo l'occidente" (Rizzoli 2012) aveva già scritto quasi tutto quel che sarebbe accaduto. Il sottotitolo del suo ultimo saggio recita: "Lo strapotere della finanza, la fine della politica, il tramonto della chiesa. Come possiamo riprendere in mano il nostro futuro, prima che i banchieri lo comprino a prezzi stracciati". Che dire di più? Senza crescita, senza misure straordinarie per l'occupazione giovanile - la cessione dei milioni di ettari del demanio, la fine delle complicazioni burocratiche per metter su un'azienda, un salario minimo di sopravvivenza da finanziare con imposte una tantum sul patrimonio - siamo impauriti e scettici. Tenere fermi gli italiani è quasi impossibile, eppure il governo tecnico si sta impegnando. A che pro? Perché non dare una scossa liberale e controtendenza aprendo il commercio e l'impresa a chi ha meno di trenta, trentacinque anni? Se non costruiamo in fretta un futuro per i figli, i genitori lasceranno questo paese in balia delle peggiori pulsioni distruttive. Non esiste solo lo spread, certo. Ma immobilizzare l'Italia è molto più pericoloso di un crack finanziario.

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