domenica 17 giugno 2012

Siamo tutti greci.

Tsipras: “Syriza, una speranza per la Grecia e l’Europa” Davanti a migliaia di persone e con Bella Ciao come colonna sonora, il leader Alexis Tsipras ha chiuso la campagna elettorale del suo partito al grido "possiamo cambiare il corso della storia". Contro la barbarie del memorandum imposto dalla Troika, Syriza si presenta come speranza per il popolo greco. E per l'Europa. di Marco Zerbino, per Micromega, da Atene «Memorandum o speranza». Non si stanca di ripeterlo Alexis Tsipras. Sono ormai le nove di sera quando il portavoce di Syriza prende la parola in una piazza Omonia finalmente liberatasi dalla canicola. Da più di un’ora militanti, simpatizzanti e semplici elettori hanno iniziato a radunarsi di fronte al palco che campeggia al centro della piazza. Il flusso di persone, cominciato in maniera un po’ timida e decisamente in ritardo rispetto all’ora stabilita, si è fatto via via più consistente e inesorabile col passare dei minuti. Non sono pochi i cittadini ateniesi che hanno deciso di presenziare alla chiusura della campagna elettorale di quella che potrebbe diventare domenica prossima la prima forza politica del paese: anziani militanti che reggono bandiere rosse, attivisti che interrompono a più riprese il discorso del leader ritmando slogan, famiglie con bambini al seguito, ragazze e ragazzi, anche giovanissimi, che di politica fino ad ora non sembrano averne fatta molta, ma che hanno scelto di combattere l’assenza di prospettive che ingabbia un’intera generazione ricominciando a sperare. Ed è proprio il richiamo alla speranza, a un nuovo inizio, quello che torna con maggiore insistenza nel discorso di Tsipras. «Siamo una forza calma, una forza tranquilla, che fra pochi giorni contribuirà ad aprire, in Grecia come in Europa, un nuovo periodo di speranza». Da lunedì prossimo, promette il portavoce di Syriza, «il memorandum di intesa con la Troika apparterrà al passato, e comincerà l’epoca della solidarietà». L’alternativa, Tsipras lo ha ripetuto costantemente nelle ultime settimane, non è fra memorandum o barbarie, ma fra la barbarie del memorandum e un tentativo di rinascita. «Dobbiamo aiutare il popolo greco a tirarsi fuori dalle macerie in cui l’hanno lasciato intrappolato il Pasok e Nuova Democrazia, le due forze politiche che per decenni si sono spartite il potere a suon di clientele e corruzione. A questi signori diciamo una cosa molto semplice: da lunedì la festa è finita». È stata una campagna elettorale aspra, segnata da tensioni fortissime, quella che in questi giorni si sta concludendo in Grecia. Non solo la destra di Nuova Democrazia, ma anche il Pasok, il partito socialista greco, hanno tentato a più riprese di trasformare il nuovo voto, convocato in fretta e furia dopo le inconcludenti elezioni del 6 maggio scorso, in un referendum sull’uscita del paese dall’euro. Tsipras lo sa bene, e lo ricorda alle tante persone che sono venute ad ascoltarlo. «Hanno cercato in tutti i modi di metterci fuori gioco, a forza di colpi bassi, mettendo in moto una vergognosa macchina del fango, dicendo che vogliamo far uscire la Grecia dall’Europa». Eppure, a differenza di altre forze politiche di sinistra, Syriza è sempre stata contraria ad una simile prospettiva. «Il nostro sguardo», prosegue Tsipras «è rivolto proprio all’Europa, perché questa non è una crisi greca, ma è innanzitutto una crisi europea. Oggi tutto il continente si ribella alle politiche di austerità, e la signora Merkel ha ragione ad avere paura di una nostra vittoria elettorale, perché in Europa si è già aperto un varco, è arrivata l’ora del cambiamento, e noi ne vogliamo essere protagonisti». Ma quali prospettive concrete avrà Syriza, qualora dovesse vincere le elezioni, di formare un governo delle sinistre? Stante l’atteggiamento di chiusura totale del Kke, il Partito Comunista Greco, che ha sempre rifiutato qualsiasi ipotesi di alleanza con la coalizione elettorale guidata da Tsipras, la prospettiva più probabile appare al momento quella di un’alleanza con Sinistra Democratica, il partito di sinistra moderato nato due anni fa proprio per iniziativa di alcuni fuoriusciti di Syriza, o con la formazione populista e antimemorandum dei Greci Indipendenti. Quest’ultima alleanza potrebbe creare non pochi mal di pancia fra gli attivisti del partito di Tsipras, visto che i Gi sono di fatto una forza politica nazionalista e destrorsa che cavalca in maniera strumentale il risentimento popolare contro il memorandum. Quel che è certo, è che Syriza non sarà disponibile ad alleanze e governi «ecumenici». «Noi non riteniamo di possedere la verità assoluta, siamo disponibili a parlare con tutti e a fare alleanze, ma una cosa deve essere chiara: non tradiremo i nostri elettori, perché vogliamo continuare a guardarli dritti negli occhi, a garantire che saranno loro a parlare tramite noi, che sarà la loro volontà di respingere il memorandum a contare, non la nostra». Domani sarà la destra di Nuova Democrazia a concludere la sua campagna elettorale, a piazza Syntagma. Una destra che il giovane leader di Syriza definisce «da anni ‘50», sempre meno liberale, sempre più autoritaria, populista e razzista. In effetti, buona parte della propaganda messa in campo da Samaras, il presidente di Nd, è stata incentrata negli ultimi tempi sul problema dell’immigrazione clandestina, con accuse a Syriza di voler liberalizzare gli accessi all’interno del paese. A questo dato, si aggiunga la presenza di Alba Dorata, l’organizzazione neonazista che lo scorso 6 maggio è riuscita ad entrare in parlamento per la prima volta nella sua storia. Di fronte alla crescente polarizzazione del quadro politico greco, il tempo stringe, non c’è dubbio. Ed è lo stesso Tsipras a ricordarlo a coloro che lo sono venuti a sentire, poco prima di congedarsi e di lasciare spazio ai canti di lotta di Theodorakis e alle note di Bella ciao suonata dai Modena City Ramblers: «Il nostro popolo non si è mai piegato, neanche nei momenti più duri, neanche durante l’occupazione nazista, neanche quando i militanti di sinistra venivano mandati al confino o in galera», grida il portavoce di Syriza fra gli applausi. «Abbiamo la possibilità di cambiare il corso della storia: non possiamo mancare questa opportunità… Se non ora, quando? Se non noi, chi?».

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