sabato 16 giugno 2012

Roubini, l'Europa all'ultima chance "Per la Grecia poche speranze" L'analisi dell'economista della New York University. "La recessione avanza, forse coinvolgerà presto gli Stati Uniti, perfino la Cina sta bruscamente rallentando. Perché sia assicurata la sopravvivenza dell'euro servono misurie urgenti di 'federalismo'" Nouriel Roubini a Bologna BOLOGNA - Un Nouriel Roubini particolarmente pessimista quello che si è presentato a "Repubblica delle idee". "La Grecia secondo me è virtualmente fuori dall'euro - ha detto l'economista della New York University - e questo indipendentemente dai risultati delle elezioni di domani, sia che vincano i partiti dell'estrema sinistra dichiaratamente contrari alla permanenza nella moneta unica, sia che vinca chi dice che l'euro va bene ma non vanno bene le misure draconiane imposte al Paese dalla Troika (Unione europea, Bce, Fmi) sia che ancora una volta prevalga l'ingovernabilità e quindi una totale confusione sulla linea da imprimere al governo di Atene". Ma se la Grecia esce dall'euro, questo significa la fine dell'euro? "Non è detto, e poi c'è ancora un'ultima possibilità di evitare quest'ipotesi estrema, ma ciò comporterebbe un massiccio intervento di solidarierà, da prolungare per molti anni, in soccorso di Atene, con la Germania ovviamente a fare da capofila. Solo una pioggia di denaro pubblico, da convogliare in una serie di interventi di sostegno, potrebbe evitare alla Grecia quello che altrimenti è un destino inesorabile". Roubini nel suo intervento si è soffermato, stimolato dalle domande di Federico Rampini ed Eugenio Occorsio, sul destino che potrà avere l'attuale modello di "welfare state" europeo come esito dell'attuale crisi. "Secondo me - ha spiegato il 'guru' asceso agli onori delle cronache internazionali per aver saputo prevedere con esattezza gli sviluppi dell'attuale crisi - deve essere ancora trovata una via mediana fra il modello di assistenza europeo, in cui è vero che i cittadini pagano più tasse ma accedono ad una grande quantità di servizi pubblici, e il 'laissez faire' degli Stati Uniti, nel quale invece l'intervento dello Stato è ridotto al minimo, e dovrà ancora scendere secondo la proposta repubblicana per le prossime elezioni. Un buon modello a cui ispirarsi potrebbe essere la formula trovata in Scandinavia, e anche per molti versi in Germania, di intervento pubblico commisurato a certi parametri. L'importante è evitare la corsa ai 'diritti acquisiti' che riscontro molte volte in Italia. Certo, base imprescindibile di questo modello è la fedeltà fiscale, in cui ognuno paga secono i suoi redditi e l'evasione è ridotta al minimo". Ma è stato sul quadro macroeconomico che Roubini si è detto davvero pessimista. "La recessione europea avanza, e forse coinvolgerà presto anche gli Stati Uniti visto il contesto globale davvero negativo in cui perfino la Cina sta bruscamente rallentando. In questo quadro, perché sia assicurata la sopravvivenza dell'euro occorre, oltre a una soluzione del problema greco, una serie di misure urgenti di 'federalismo': un'unione bancaria convincente che comprenda un sistema unico di assicurazione sui depositi e una reale condivisione delle responsabilità dei risparmi, e dall'altro lato la rinuncia ad alcune prerogative nazionali in termini di politica finanziaria, di controlli, infine anche di tassazione. Ma i tempi purtroppo, come ci insegnano i 18 vertici europei che si sono susseguiti negli ultimi tre anni senza portare ad alcuna convicente soluzione, non sembrano ancora maturi. Si continua a rinivare una soluzione, e probabilmente si adotterà questa linea anche nel prossimo summit continentale di fine mese, ma il tempo sta davvero per scadere".

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