giovedì 20 maggio 2010

Okkio, Nichi...



Balducci Emiliano e De Santis brindano, D'Alema- as usual- trama...





C'è un «vecchio» nuovo appalto nel mirino dell'inchiesta su G8 e grandi eventi. Quello per la «ricostruzione» del teatro Petruzzelli di Bari, che bruciò nella notte tra il 26 e il 27 ottobre del 1991, e che da poco ha riaperto i battenti.

di Massimo Malpica

Finora la vicenda dello storico teatro barese era entrata nell'inchiesta solo marginalmente, più che altro per la presenza in quel cantiere di due protagonisti delle indagini avviate dalla procura di Firenze, Angelo Balducci e Fabio De Santis, immortalati il 7 settembre 2009 al fianco del sindaco Michele Emiliano in occasione della consegna dell'«opera», prima del ciclone G8, tutti intenti a sorridere e stappar bottiglie.

Ora anche l'affaire Petruzzelli entra a pieno titolo nei faldoni di atti giudiziari. Nei giorni scorsi i carabinieri del Ros hanno sequestrato, su incarico dei magistrati, la documentazione su quell'appalto, sia a Roma che a Bari.

Vogliono veder chiaro sui criteri di aggiudicazione e sull'ennesima impennata dei costi, cresciuti di oltre il 150 per cento grazie a una richiesta - giunta a cantiere appena aperto, e subito esaudita - fatta da Balducci, per buttare sul tavolo della rinascita del Petruzzelli altri 13 milioni di euro, oltre ai 23 milioni e spiccioli di spesa stanziati inizialmente. E a Firenze verrà ascoltato come persona informata sui fatti su sua istanza Ciro Garibaldi, avvocato ed erede dei proprietari del teatro, per niente convinto della «ricostruzione».

Di certo, alla luce di quanto è emerso negli ultimi mesi sugli affari della cricca, la vicenda del teatro pugliese è da leggere tutta di un fiato. A cominciare dalla genesi del «commissariamento». A dare il «la» è una lettera del sindaco di Bari, Michele Emiliano, che il 19 dicembre 2006, un martedì, scrive all'allora vicepremier Francesco Rutelli. Ad agosto era stato pubblicato il bando di gara per la ricostruzione del teatro.

Ma il primo cittadino vuol scavalcare «l'applicazione delle procedure ordinarie», che rischiano «di rallentare notevolmente l'effettiva esecuzione dei lavori», paventa rischi per la sicurezza perché «l'inusuale ritmo delle precipitazioni piovose» potrebbe compromettere la struttura. E quindi chiede di «valutare e rappresentare» al premier «l'opportunità di adottare lo strumento giuridico e amministrativo più idoneo per evitare il suddetto rischio».

«Suddetto rischio?». Poteva bastare la pioggia a far crollare il teatro, nonostante i venti miliardi di lire stanziati dalla Legge Melandri per consolidarlo, i cui lavori si erano conclusi, con il collaudo, appena un anno prima? Intanto la macchina si è messa in moto, anzi, già corre. Il giorno dopo, 20 dicembre, il governatore pugliese Nichi Vendola comunica a Guido Bertolaso la «favorevole intesa» della Regione sul commissariamento.

E il 22 dicembre 2006 ecco l'ordinanza 3557, firmata da Romano Prodi. Che «vista la nota» di Emiliano, «acquisita l'intesa» di Vendola, stabilisce che i lavori «sono indifferibili e urgenti e autorizzano il ricorso alle procedure acceleratorie». E, contestualmente, nomina Angelo Balducci «commissario delegato per fronteggiare la situazione di criticità». Tutto in novantasei ore: se non è emergenza questa.

Balducci il 9 febbraio nomina Fabio De Santis (poi arrestato con lui) responsabile del procedimento, e la sua fedelissima Maria Pia Forleo responsabile delle procedure amministrative. La Forleo finisce anche in commissione di gara.

Nella commissione giudicatrice ci sono invece, tra gli altri, l'ingegnere Silvio Albanesi (che ha lavorato come progettista per la Maddalena e per la Scuola Marescialli, finito nell'inchiesta perché intercettato al telefono con Anemone) e l'architetto Giampaolo Imbrighi («annotato» nella lista di Anemone).

La scadenza di presentazione delle domande è il 3 maggio 2007. Il 10 maggio alle 11 di mattina la gara è già aggiudicata. Vince l'Ati costituita da Conscoop di Forlì, l'imprenditore pugliese Vito Barozzi e la Sac di Roma, quella che si aggiudicò la gara per l'auditorium di Firenze che fece tanto arrabbiare il capo della Btp, Riccardo Fusi, per la «cricca romana». La Btp, per la cronaca, gareggiava anche qui. Invano. Barozzi, tra l'altro, lavorerà poi con Anemone nella società consortile Maddalena.

La cosa curiosa, ma non è una novità, proprio ricordando le lamentele sull'appalto per l'auditorium fiorentino, è che la suddetta Ati vince nonostante il minor ribasso, appena -2,657 per cento contro un - 10 per cento di media dei concorrenti. La gara però premia soprattutto il valore tecnico e temporale.

Alle altre imprese restano le briciole. Pochi mesi dopo, i costi lievitano. Il 29 ottobre Balducci chiede a Regione e Provincia un «incremento dell'erogazione di fondi», motivata da «sopraggiunti e imprevisti incrementi dei costi sostenuti dalla Ati vincitrice dell'appalto per la ricostruzione». Altri 13 milioni di euro piovono sul teatro, che nel frattempo torna ai suoi vecchi proprietari, ai quali era stato espropriato, per sentenza della Corte Costituzionale.

Conta poco. A settembre scorso si stappano bottiglie, il sindaco Emiliano ringrazia «lo straordinario gruppo di lavoro rappresentato dal commissario straordinario Angelo Balducci. Funzionari dello Stato che si sono distinti per la loro massima discrezione e che in questi mesi si sono limitati a servire e non ad apparire». Chissà se i pm fiorentini sono d'accordo.

Nessun commento:

Posta un commento