sabato 6 agosto 2011

Svolta storica: l'Impero perde la tripla A. La Cina tuona




Per la prima volta nella storia,gli Usa perdono la tripla "A".

La stretta di Standard&Poor’s: "La politica ha perso l'efficacia"


L'accordo sull'innalzamento del tetto del debito americano non è stato sufficiente a evitare quello che fino a qualche mese fa sembrava possibile solo in un incubo: gli Stati Uniti perdono la tripla "A", il rating più alto, quello che hanno avuto per tutta la loro storia finanziaria.

Barack Obama, dopo il downgrade del debito sovrano, ha esorta il Congresso ad impegnarsi «al di là delle divergenze politiche» per rafforzare la ripresa economica e realizzare un credibile programma fiscale a lungo termine. Il presidente Usa ritiene che le trattative per giungere ad un accordo sul tetto del debito siano state «troppo lunghe e laceranti». «Ora i membri del Congresso devono unirsi e lavorare per rafforzare l’economia», ha affermato il portavoce della Casa Bianca Jay Carney in un comunicato.

La decisione choc dell'agenzia Standard & Poor's, che ha rivisto da "AAA" ad "AA+" la valutazione per la prima volta in 70 anni, è arrivata a mercati chiusi, nella tarda serata americana: Washington non ha fatto abbastanza per allontanare preoccupazioni di lungo termine e il debito americano non è più considerato tra gli investimenti più sicuri del mondo. Ora gli Stati Uniti sono al di sotto del Lichtenstein, allo stesso livello di Belgio e Nuova Zelanda.

Il primo commento del Tesoro Usa cerca di ridimensionare la portata della decisione di S&P, definita «macchiata da un errore da 2.000 miliardi». Ma è dalla Cina che arriva il primo, minaccioso monito: gli Usa debbono affrontare il problema del debito, dice Pechino, precisando di avere il «diritto» di chiederlo, in qualità di primo creditore. La spiegazione dell'agenzia di rating si imprime a fuoco direttamente sui libri di storia economica: «Il downgrade riflette l'opinione che il piano di consolidamento fiscale su cui Congresso e amministrazione hanno trovato un accordo non fa abbastanza per quello che, secondo noi, sarebbe neccessario per stabilizzare le dinamiche del governo sul debito nel medio termine». Peggio ancora: «In un momento in cui i problemi sono in aumento, l'efficacia, la stabilità e la prevedibilità delle istituzioni americane sono indebolite».
« Un giudizio macchiato da un errore di 2.000 miliardi di dollari parla da solo», è stato il primo commento alla stampa - tramite un portavoce - del Tesoro americano. Immediata anche la reazione della Federal Reserve, della Federal Deposit Insurance Corporation (l'agenzia federale che assicura i depositi degli americani) e di altre autorità di regolamentazione: in una nota congiunta, hanno sottolineato che abbassare il rating degli Stati Uniti «non cambierà il rischio associato ai bond americani e ad altri titoli emessi o garantiti dal Governo o dalle agenzie federali». Ma l'incubo peggiore per Barack Obama si è materializzato: da ora in poi sarà il primo presidente americano durante il cui mandato gli Stati Uniti hanno perso la valutazione massima e, con essa, parte della credibilità davanti al resto del mondo. La prima potenza mondiale non è abbastanza affidabile, un argomento su cui i suoi avversari politici non mancheranno di fare leva da qui alle presidenziali del 2012. Una macchia indelebile, impossibile da cancellare, anche se secondo gli osservatori se la decisione arriva da una sola agenzia, l'impatto non è catastrofico.

L'unica consolazione della notte nera del presidente americano è che Moody's e Fitch non hanno intenzione di seguire S&P e sembrano orientate a dare al Governo il tempo che serve per fare i necessari progressi sulla riduzione del deficit. Le agenzie pesano. Ma oggi pesa di più il giudizio della Cina, primo Paese creditore degli Stati uniti, che già aveva accolto con freddezza l'adozione del piano per evitare il default Usa, denunciando il protrarsi del problema dell'enorme debito sovrano. La Cina ha il «diritto» di esigere che gli Stati Uniti affrontino il problema del debito, ha decretato stamattina il governo di Pechino con una nota affidata all'agenzia ufficiale Nuova Cina. Toni secchi, con note quasi sprezzanti: «I giorni in cui lo zio Sam, piegato dai debiti, poteva facilmente dilapidare quantità infinite di prestiti stranieri sono ormai contati», fa saper al mondo Nuova Cina. La cancellazione della tripla A per gli Stati Uniti è «un monito». Obama, insomma, è avvisato.
Intanto i governi si muovono. I ministri finanziari e i governatori delle banche centrali dei Paesi del G7 terranno nelle prossime ore una riunione telefonica per discutere delle misure volte a stabilizzare la volatilità dei mercati innescata dai timori sul debito europeo. La proposta, secondo quanto riporta l'agenzia Dow Jones citando fonti finanziarie della giapponese Jiji press, sarebbe partita dalla Francia. Nelle discussioni è attesa un'analisi delle implicazioni che avrà sui mercati il declassamento senza precedenti del rating statunitense da parte dell'agenzia Standard & Poor's.

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