venerdì 6 aprile 2012

Potere criminale



COZZE PELOSE E LADRI DI STATO

di Andrea Cinquegrani [ 31/03/2012]da: La Voce delle Voci


Le cozze pelose e i pesci nella vasca da bagno di Emiliano («ma quanto soffre», pigola Nichi Vendola), gli spaghettini al caviale e le soire'es parigine di scout Lusi (“il ladro” voluto a quel posto dall'amico Rutelli), la Milano sempre da bere e da mangiare del parlamentino bipartisan dei Penati, dei Boso, dei La Russa. Ultime scene del nostro Basso, bassissimo impero, ormai ridotto a tavola imbandita per gli Attila e i saccheggiatori di passaggio. Qualcuno osa ancora parlare di “nuova legge elettorale” senza aver rifondato i partiti alla radice, ridotti a gruppi organizzati di ladri legalizzati, perche' nessuno - nessun magistrato, nessuna corte dei conti che non conta un cavolo - e' autorizzato a ficcare il naso in quelle latrine pubbliche. Fare una legge senza rifare i partiti (con codici e norme - a partire dai bilanci - da rispettare) e' come metter su una gioielleria dimenticandosi dentro i ladri, anzi affidando a loro le chiavi.
E poi, la solita litania da anni. Oggi e' come Tangentopoli, niente e' cambiato. Anzi e' un po' peggio. Ma ci rendiamo una buona volta conto che tutto, proprio tutto e' completamente cambiato? Come dal giorno alla notte? Allora c'erano nel 90 per cento dei casi corruzione e/o concussione. Fine della storia. Passato il ciclone di mani pulite, non ci siamo nemmeno sognati di aderire alla convenzione di Strasburgo del 1999, contro la corruzione, il minimo che si potesse fare. Niente. Oggi siamo ancora a blaterare e discutere a vuoto, con un ciclone “prescrizione” che nel frattempo e' diventato l'autentico lasciapassare per delinquenti d'ogni razza (padrona) e formidabile ammazza-giustizia. Ma ci rendiamo conto che concussione e corruzione sono due ferri stravecchi, due reperti giudiziari da museo? Che il gioco tra partiti-imprese-mafie e' di tutt'altro spessore? Facciamo un solo esempio, gli appalti pubblici.
E prendiamo un caso nel mazzo, l'Alta velocita'. Abbiamo tutti gli ingredienti che fanno al caso nostro: palate di milioni pubblici sul TAVolo; grosse imprese del mattone, politici di riferimento, mafie pronto uso (cantiere per cantiere, chilometro per chilometro).
Tutti d'amore e d'accordo per far durare i lavori il piu' a lungo possibile, far lievitare i costi da 1 a 10, senza dimenticar per strada scempi e disastri ambientali (come in Val di Susa), ma chissenefrega. Come la chiamereste voi ‘sta roba? Corruzione, concussione e via depistando? No, si chiama associazione, per la precisione a delinquere (parliamo di stramiliardi di danari pubblici saccheggiati), con una piccola aggiunta, un bis. Tradotto in soldoni, 416 bis, perche' al TAVolo ci sono ‘ndrine e cosche d'ogni razza, come oggi denuncia Saviano. E' lo stesso per la Salerno Reggio Calabria, uguale per il terremoto ‘80 o dell'Aquila, identico copione se parte il ponte sullo stretto. Un immenso cantiere lungo tutta la penisola con un nome solo, 416 bis. Fanno qualcosa i magistrati per arginare la valanga e assicurare alla giustizia i malfattori? Massimo il solletico.
Fa qualcosa l'esecutivo dei professori per sequestrare e poi confiscare beni che puzzano lontano un miglio e potrebbero risanare i conti pubblici senza massacrare lavoratori, redditofisso, pensionati? C'e' in agenda uno straccio di legge ad hoc per fare una buona volta luce e trasparenza sul sempremarcio settore dei lavori pubblici?
No. Perche' e' terra di conquista per lorsignori, di ieri, di oggi e di domani, se i cittadini gia' calpestati nei minimi diritti non aprono una buona volta gli occhi e vedono in faccia i loro violentatori e svaligiatori da una vita. Che hanno invariabilmente le stesse facce. Di bronzo.

Nessun commento:

Posta un commento