venerdì 20 aprile 2012

COMUNIONE E SGAVAZZAZIONE



La dolce vita di Roberto Formigoni pesa come un avviso di garanzia

di LUCA FAZIO, da il manifesto

Una lettera al Corriere rivela quanto il governatore fosse intimo del faccendiere Pierangelo Daccò. Per tre anni ha festeggiato capodanno ad Anguilla tra i più cari del mondo, 45 mila euro a settimana.

Anche se si tuffa di piede dagli yatch dei suoi amici milionari finiti in galera tappandosi il naso - imperdonabile goffaggine per un vanesio come lui - Roberto Formigoni è troppo furbetto per non accorgersi che in giro si sente puzza di avviso di garanzia. Anche per lui. Finirebbe colpito e affondato? Neanche per sogno, dice - a sognare sono le opposizioni al Pirellone, che oggi chiedono le elezioni più per dovere che per convinzione dopo aver fatto finta per anni di opporsi al suo strapotere. Vuole durare fino al 2015, data cruciale, perché è già tutto «apparecchiato» per l'Expo e il banchetto l'ha preparato lui (è il commissario generale). «Non succederebbe niente - maramaldeggia Formigoni - perchè un giudice deve almeno emettere la sentenza di primo grado. Questo vale per i miei assessori, per me, per i miei colleghi del centrosinistra. Altrimenti, in un momento di crisi economica e di politica debole, non possiamo destabilizzare tutta l'Italia. Sarebbero gravi elezioni anticipate in Puglia, in Basilicata e in Lombardia». Il ragionamento è chiaro e fino a quando i terremoti politici saranno governati solo dalle scosse della magistratura non privo di una certa logica. Il presidente della Lombardia non è (ancora) stato raggiunto da alcun avviso di garanzia.
Detto questo, il suo regno si sta avviando al tramonto. Perché, nella migliore delle ipotesi, gli ultimi scandali della sanità privata che vedono coinvolti i suoi amici più cari rivelano uno stile di vita imbarazzante per uno che dà del tu a Gesù e che da trent'anni è considerato il più potente tra i cattolici in politica (sono imbarazzati, adesso, i cattolici più sobri). Ogni giorno le sue giacchette di raso giallo o rosa vengono sporcate da schizzetti che cominciano a procurargli qualche grattacapo. Da ultime le notizie che raccontano le sue assidue frequentazioni con due arrestati eccellenti: Antonio Simone, ex assessore alla sanità negli anni '90 e ciellino, e il faccendiere Pierangelo Daccò, con accuse che vanno dal riciclaggio all'associazione a delinquere nella creazione di fondi neri distratti dal San Raffalele e dalla Fondazione Maugeri. Li aveva liquidati come semplici conoscenze. Ma non è così.
Lo spiega, in modo rancoroso e poco simpatico, la lettera che la moglie di Simone ha scritto al Corriere della Sera. La signora Carla Vites, ciellina doc, sostiene che Formigoni conosceva molto bene i due arrestati. Parla dei ristoranti più lussuosi di Milano dove «regolarmente veniva nutrito a spese di Daccò», dei locali à la page in Sardegna dove «Robertino» seguiva come un cagnolino Daccò, delle gite sugli yacht... Nessun reato, dunque: «A lui bastava l'onore di essere al centro di feste e banchetti e ville, che se ne dovrebbe fare dei soldi uno così narcisista?».
Ieri Formigoni non ha voluto commentare. Forse, oggi, dovrà commentare le rivelazioni de l'Espresso secondo cui il Celeste, per tre anni, ha festeggiato il capodanno ad Anguilla, uno dei resort più cari del mondo (45 mila euro a settimana). Chi pagava? Sempre Daccò, quello che si vantava di avere dei buoni agganci in Regione per ottenere finanziamenti per l'ospedale Maugeri. Secondo il settimanale, dopo il capodanno 2007 è entrata in vigore una legge regionale - i tecnici la chiamavano «legge Daccò» - che permise alla Maugeri di ottenere 30 milioni di euro. C'è un nesso tra questi soldi e le gozzoviglie formigoniane tra amici degli ultimi venti anni? Diverse procure sono al lavoro per cercare risposte. Tanto lui, non si dimette. «Preferisco aspettare che si svuotino tutti i bidoni della spazzatura e poi dirò la mia».

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