giovedì 16 febbraio 2012

Tutta asservita la stampa economica italiana


Le obbligazioni Enel e il Corriere della Sera

tratto da: Il Fatto Quotidiano

Sempre scadente la qualità dell’informazione economica del Corriere della Sera, ora diretto da Ferruccio de Bortoli, in passato da altri, senza che si noti la minima differenza. Prendiamo l’inserto CorrierEconomia del 6 febbraio 2012, giorno iniziale del collocamento delle nuove obbligazioni Enel 2018: intorno a esse ha montato il servizio di apertura e in particolare vi ha dedicato l’intera pagina 20, che l’ufficio pubblicità dell’Enel non avrebbe confezionato in modo diverso.

In alto un articolo di Marco Sabella con frasi elogiative a ogni piè sospinto. Leggiamo di un “bond calibrato sulle esigenze del pubblico retail”, che l’Enel ha sempre fatto “l’en plein del consenso dei piccoli sottoscrittori”, che “vanta un milione tra piccoli azionisti ed obbligazionisti” e così via. Non pago di così tante sviolinature, egli riversa quindi sui malcapitati lettori un’intervista al direttore finanziario dell’Enel dove ogni domanda è uno spunto per decantare la sua società. Quando poi costui parla addirittura di un “impegno continuo a ridurre il debito”, Sabella si guarda bene dall’obiettargli che per ridurre il debito non si emettono nuove obbligazioni, ma al contrario se ne rimborsano.

Se il fine del Corriere della Sera era informare i lettori (scusate, ma io ho una concezione ingenua del giornalismo), bastava un trafiletto. La nuova richiesta di soldi dell’Enel era d’interesse minimo per i risparmiatori, essendo già quotate varie sue obbligazioni, acquistabili qualunque momento. A proposito, perché i redattori del CorrierEconomia non avevano consigliato con altrettanta foga le Enel 2010-2016 (Isin IT0004576994) quando erano piombate sotto quota 83 a fine novembre scorso? E perché non ricordano quella sbandata? La ignorano o non ritengono carino smentire le inserzioni pubblicitarie secondo cui “scegliere le obbligazioni Enel significa fare una scelta di solidità”, cosa vera piuttosto per i buoni fruttiferi postali, mai scesi sotto 100, non per le Enel.

Falsa anche l’affermazione di Sabella che era “più difficile valutare la convenienza dell’emissione variabile”. Era facilissimo, esistendo il Cct-eu 2018 (Isin IT0004716319), con la stessa indicizzazione e lo stesso anno di scadenza (vedere appronfodimenti sul reddito fisso). Peccato che rendesse di più. Dirlo ai lettori sarebbe stato uno sgarbo all’Enel, riverito acquirente di pagine di pubblicità.

Analogamente a migliaia di altri casi simili, l’articolo e la pseudo-intervista obbediscono unicamente agli interessi di emittenti e intermediari. Non stupisce quindi che siano stati omessi una notizia e un dato d’interesse fondamentale per i risparmiatori, ma sgraditi all’Enel e alle banche.

Sabella decanta “l’assenza di commissioni di sottoscrizione”, tacendo ai lettori che l’Enel paga l’1,7% ai collocatori. Dunque la banca guadagna circa il quadruplo di commissioni se riesce a convincere il cliente a sottoscrivere un’Enel anziché comprare un Btp o Cct. Il che spiega il fervore di tanti sportellisti bancari.

Ma soprattutto tace con cura che la tassazione degli interessi delle Enel è al 20% rispetto al 12,5% per i titoli di stato.

Così anche Giuditta Marvelli scrive a pag. 18 che i rendimenti delle Enel sono “leggermente superiori a quelli dei Btp di pari durata”, affermazione falsa per i rendimenti netti, che sono quelli che contano per i risparmiatori privati italiani cui tali titoli erano rivolti.

Ma il colmo è appunto che sull’emissione dell’Enel il giornale ha montato il servizio di apertura: “L’alternativa a Bot e Btp: i bond societari che rendono di più” (pagg. 1, 18, 19) dove Giuditta Marvelli e Francesca Monti tacciono sempre che la ritenuta sui loro interessi è del 20%. E lo tace sistematicamente pure un certo Marcello Ferrara, citato più volte e presentato come analista di Consultique, ditta nota per il diuturno impegno pubblico a favore degli sciagurati fondi pensione.

Potremmo continuare con varie altre brutture. Tutto il servizio merita infatti di essere adottato nelle scuole di giornalismo, affinché le giovani leve imparino come prendere in giro i lettori e farsi apprezzare dagli inserzionisti. L’ossequio nei confronti di colossi economici, quali l’ente elettrico, è consigliabile anche per evitare le reazioni di lesa maestà che si abbatterono su il Fatto Quotidiano quando aveva osato criticare il collocamento delle azioni Enel Green Power.

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