lunedì 27 febbraio 2012

Cronaca e attualità in un nuovo libro.



E il Cavaliere Bianco globale arrivò dopo Mangiafuoco nel nostro Paese dei Balocchi


Una manovra fatta quasi solo di tagli e tasse dal sapore antico, che si dirige nel senso contrario rispetto a ciò che servirebbe alla crescita. Poi qualcuno, da qualche parte, deve aver premuto il tasto Fast Forward dell’universo perché in poche settimane tutto cambia, o meglio tutto precipita, e dell’economia reale non parla più nessuno. È la finanza che invade e agita i nostri giorni. La Grecia sembra davvero barcollare sull’orlo del fallimento: i finanziamenti dall’Europa sono condizionati a misure malthusiane, e i telegiornali invasi dalle immagini di rivolte di popolo, con madri e vecchi e ragazzini a protestare contro la polizia in assetto di guerra, nella nebbia dei lacrimogeni. Subito dopo tocca all’Italia. La differenza di tasso tra i nostri BTP e i Bund tedeschi si alza bruscamente, e poi continua a salire. È lo spread, e diventa l’indicatore della nostra serenità. Più si alza, meno - e meno bene - si dorme. I giornali di tutto il mondo si pongono il problema della tenuta dell’Italia e delle sue banche di fronte a tassi d’interesse così alti e così divergenti da quelli tedeschi. Si avvia a dibattere apertamente della possibilità di fallimento del nostro paese e di un’uscita dall’euro le cui modalità, non essendo contemplata dai trattati, nessuno è in grado di immaginare. Il credito bancario alle aziende si inaridisce fin quasi a sparire. Roma viene incredibilmente messa a ferro e fuoco da fantomatici, incontrastati black bloc. Berlusconi partecipa a un ennesimo, inutile vertice G8 a Cannes, e nella conferenza stampa finale, accanto a un attonito Tremonti, dice che il nostro è un Paese ricco perché i ristoranti sono pieni. È tutta la politica italiana che impazza, perde la consapevolezza del momento, e si scioglie. Il 9 novembre 2011, giorno del mio compleanno, lo spread sale fino a 575 e i rendimenti dei BTP sfiorano l’8%, un tasso insostenibile per il sistema. Dopo qualche sfiatata resistenza, nel primo momento in cui è davvero messo alla prova, Berlusconi si dimette, congedato dai canti di gioia d’una folla incredula e festosa radunatasi davanti al palazzo del Quirinale, condannato ad andarsene tra lazzi e fischi e a essere ricordato come il Mangiafuoco dei nostri ultimi giorni di vacanza nel Paese dei Balocchi, la terra felice e sedata in cui abbiamo vissuto fino a oggi: l’Italia in cui tutto è in frantumi e danza, come vagellava Jim Morrison. Edoardo NesiEdoardo Nesi Entra in scena Mario Monti, il Cavaliere Bianco della Globalizzazione, il Professore dei Professori, il Salvatore della Patria, invocato e voluto e osannato e nominato prima senatore a vita e poi, dopo qualche giorno, presidente del Consiglio. Spalleggiato da ogni televisione e ogni giornale e ogni radio d’Italia, incredibilmente e incrollabilmente sostenuto in parlamento sia da un Popolo della Libertà frastornato sia da un Terzo Polo plaudente sia da un Partito Democratico entusiasta, si mette a telefonare ai suoi amici e forma in quattro e quattr’otto un governo di tecnocrati semisconosciuti che viene accolto da una salva di applausi assordante e pressoché unanime, e riscuote alle Camere una fiducia di dimensioni mai viste, perché quasi nessuno ha il coraggio di votargli contro, e in due settimane presenta una manovra fatta quasi solo di tagli e di tasse dal sapore antico, che si dirige esattamente nel senso contrario rispetto a ciò che servirebbe alla crescita dell’economia reale. Poi il Professore dei Professori va in televisione e giustifica la durezza della manovra - accolta con giubilo dai mercati che, sia chiaro, accoglierebbero con giubilo anche una patrimoniale del cinquanta per cento e l’abolizione dello Statuto dei Lavoratori - raccontando con la solita gelida compostezza appena appesantita da qualche goffaggine una serie di enormità fors’anche possibili, ma di certo impossibili da smentire perché non sottoponibili a controprova: che senza la sua manovra l’Italia sarebbe diventata come la Grecia, che non ci sarebbero stati i soldi per pagare gli stipendi alla fine del mese e, dopo qualche stolido secondo di pausa, come a ripetere una lezione imparata, nemmeno le pensioni. Che, se ancora non ce ne siamo accorti, lui sta salvando l’Italia. Della crescita si occuperà in futuro. Applausi. L’ironia sul passato Al G8 di Cannes Berlusconi dice che l’Italia è ricca perché i ristoranti sono pieni: in quel momento è tutta la politica che impazza e poi si scioglie Edoardo Nesi28 febbraio 2012 | 7:53© RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Sottolineando o cliccando due volte su un qualsiasi termine di questo articolo accederai alle risorse lessicali ad esso correlate Ascolta Stampa questo articolo Riduci la dimensione del testo 0Share OGGI IN cultura > Appunti dai paesi delle tenebre Una lunga maratona nel dolore Ecco i segreti vaticani con l’abiura di Galileo e il caso di Enrico VIII Le tre vie al Vero Così Raffaello sconfigge il tempo CERCA libri La nota Il Mulino 27 febbraio 2012 Due destini paralleli L’Italia e la Francia si lasceranno alle spalle Berlusconi e Sarkozy? Se la sinistra riuscirà a imporsi nelle prossime tornate elettorali sarà anche per le difficoltà che vivono i due leader, di Marc Lazar ARCHIVIO storico Dizionari: impara e traduci ita sin eng spa fra ted Cerca nel Dizionario di Italiano a 134 canaliGUIDA COMPLETA ORAinONDA « 8:00 8:15 8:30 »8:45 TG 1 Tg1 Focus Phineas ... Cuccioli Yakari SamS... Mai dire gatt... Agorà Tg5 - mattina La telef... Mattino c... Alla ricerca della valle ... Picc... Ugo ... 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Una manovra fatta quasi solo di tagli e tasse dal sapore antico, che si dirige nel senso contrario rispetto a ciò che servirebbe alla crescita

Poi qualcuno, da qualche parte, deve aver premuto il tasto Fast Forward dell'universo perché in poche settimane tutto cambia, o meglio tutto precipita, e dell'economia reale non parla più nessuno. È la finanza che invade e agita i nostri giorni. La Grecia sembra davvero barcollare sull'orlo del fallimento: i finanziamenti dall'Europa sono condizionati a misure malthusiane, e i telegiornali invasi dalle immagini di rivolte di popolo, con madri e vecchi e ragazzini a protestare contro la polizia in assetto di guerra, nella nebbia dei lacrimogeni.
Subito dopo tocca all'Italia. La differenza di tasso tra i nostri BTP e i Bund tedeschi si alza bruscamente, e poi continua a salire. È lo spread, e diventa l'indicatore della nostra serenità. Più si alza, meno - e meno bene - si dorme. I giornali di tutto il mondo si pongono il problema della tenuta dell'Italia e delle sue banche di fronte a tassi d'interesse così alti e così divergenti da quelli tedeschi. Si avvia a dibattere apertamente della possibilità di fallimento del nostro paese e di un'uscita dall'euro le cui modalità, non essendo contemplata dai trattati, nessuno è in grado di immaginare.


Il credito bancario alle aziende si inaridisce fin quasi a sparire. Roma viene incredibilmente messa a ferro e fuoco da fantomatici, incontrastati black bloc. Berlusconi partecipa a un ennesimo, inutile vertice G8 a Cannes, e nella conferenza stampa finale, accanto a un attonito Tremonti, dice che il nostro è un Paese ricco perché i ristoranti sono pieni. È tutta la politica italiana che impazza, perde la consapevolezza del momento, e si scioglie. Il 9 novembre 2011, giorno del mio compleanno, lo spread sale fino a 575 e i rendimenti dei BTP sfiorano l'8%, un tasso insostenibile per il sistema.
Dopo qualche sfiatata resistenza, nel primo momento in cui è davvero messo alla prova, Berlusconi si dimette, congedato dai canti di gioia d'una folla incredula e festosa radunatasi davanti al palazzo del Quirinale, condannato ad andarsene tra lazzi e fischi e a essere ricordato come il Mangiafuoco dei nostri ultimi giorni di vacanza nel Paese dei Balocchi, la terra felice e sedata in cui abbiamo vissuto fino a oggi: l'Italia in cui tutto è in frantumi e danza, come vagellava Jim Morrison.


Entra in scena Mario Monti, il Cavaliere Bianco della Globalizzazione, il Professore dei Professori, il Salvatore della Patria, invocato e voluto e osannato e nominato prima senatore a vita e poi, dopo qualche giorno, presidente del Consiglio. Spalleggiato da ogni televisione e ogni giornale e ogni radio d'Italia, incredibilmente e incrollabilmente sostenuto in parlamento sia da un Popolo della Libertà frastornato sia da un Terzo Polo plaudente sia da un Partito Democratico entusiasta, si mette a telefonare ai suoi amici e forma in quattro e quattr'otto un governo di tecnocrati semisconosciuti che viene accolto da una salva di applausi assordante e pressoché unanime, e riscuote alle Camere una fiducia di dimensioni mai viste, perché quasi nessuno ha il coraggio di votargli contro, e in due settimane presenta una manovra fatta quasi solo di tagli e di tasse dal sapore antico, che si dirige esattamente nel senso contrario rispetto a ciò che servirebbe alla crescita dell'economia reale.


Poi il Professore dei Professori va in televisione e giustifica la durezza della manovra - accolta con giubilo dai mercati che, sia chiaro, accoglierebbero con giubilo anche una patrimoniale del cinquanta per cento e l'abolizione dello Statuto dei Lavoratori - raccontando con la solita gelida compostezza appena appesantita da qualche goffaggine una serie di enormità fors'anche possibili, ma di certo impossibili da smentire perché non sottoponibili a controprova: che senza la sua manovra l'Italia sarebbe diventata come la Grecia, che non ci sarebbero stati i soldi per pagare gli stipendi alla fine del mese e, dopo qualche stolido secondo di pausa, come a ripetere una lezione imparata, nemmeno le pensioni. Che, se ancora non ce ne siamo accorti, lui sta salvando l'Italia. Della crescita si occuperà in futuro. Applausi.
L'ironia sul passato Al G8 di Cannes Berlusconi dice che l'Italia è ricca perché i ristoranti sono pieni: in quel momento è tutta la politica che impazza e poi si scioglie

Edoardo Nesi28 febbraio 2012 | 7:53© RIPRODUZIONE RISERVATA

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