mercoledì 8 febbraio 2012

Specchietti per le allodole




Euro, i rischi dell’ottimismo di Superbonus

Dal Fatto quotidiano

La liquidità regalata alle banche dalla Bce ha sostenuto il mercato
in queste settimane diminuendo lo spread e facendo decollare i valori di
Borsa. È questa “l’uscita dalla crisi che si intravede” come sostiene Mario
Monti? La riduzione degli spread di Spagna e Italia è dovuta a una bolla
creata a tavolino dai governi che garantiscono le emissioni obbligazionarie
delle banche e dalla Bce che permette di usarle come collaterale
per ottenere denaro vero. Mario & Mario (Draghi e Monti) hanno un po'
truccato le carte per far vivere all’Europa un’illusione di ripresa e stabilità
che si scioglierà come neve al sole dei dati negativi dall’economia reale. La
Spagna è costretta dalla Commissione Ue a varare una nuova manovra,
pur avendo una disoccupazione record al 23 per cento. Il Portogallo
non riesce più a finanziare il suo debito e ha urgentemente bisogno di un nuovo
prestito dall’Europa. E per l’Italia la previsione del governo di una crescita
negativa di appena mezzo punto percentuale si trasformerà presto
nell’incubo di una recessione del 2,5 per cento.
Questa è l’Europa che i grandi investitori vedono dal Forum di Davos.
Un continente in crisi con economie troppo differenti fra loro per essere
legate insieme da un'unica moneta e che prima o poi deflagrerà. Lo
spread potrà ridursi ancora, ma a comprare i titoli di Stato italiani saranno
sempre le banche nazionali che stanno aumentando la propria
esposizione al debito pubblico tanto che in un solo trimestre la percentuale
di Btp in mano agli investitori stranieri è scesa dal 40 al 30 per cento.
Stesso discorso per gli spagnoli, mentre greci e portoghesi sono ormai
alla disperazione. In questo quadro si terrà il Consiglio europeo di domani
sul “fiscal compact”, una serie di misure che imbriglieranno ancora
di più l’autonomia decisionale dei singoli Stati costringendoli a manovre
dopo manovre per ridurre il debito. L’establishment europeo con i
suoi governi tecnocratici non ha un piano per uscire dalla crisi, tutte le
misure prese sino ad ora servono solo a tranquillizzare il mercato per un
periodo di tempo sufficientemente lungo per consentire ai grandi investitori
francesi e tedeschi di ritirare i loro investimenti dai paesi periferici
ma non abbastanza lungo da consentire una reale ripresa. La retorica
costante sui “nostri figli” e le “future generazioni ” ampiamente usata a
Davos nasconde l’incapacità di guardare in faccia alla realtà e decretare
il fallimento di una unione monetaria che si è basata per troppi anni su bilanci
statali addomesticati per rientrare nei famosi parametri europei.
Nessuno parla più della “bomba derivati” nascosta nelle pieghe dei bilanci
spagnolo, italiano e portoghese, nessuno parla dei debiti occulti
che questi Stati hanno con le banche internazionali e chi paleseranno nei
prossimi mesi e nei prossimi anni.
Nessuno sa con certezza se, come sostiene un’importante banca d’af -
fari, nel 2014 l’Italia avrà 20 miliardi di oneri aggiuntivi sul debito derivanti
dagli swap contratti nel passato.
La vera operazione trasparenza che i governi europei dovrebbero fare, e
in primis il nostro, dovrebbe essere quella di pubblicare la posizione reale
in derivati di ogni Stato.
Solo così gli investitori crederanno che i nostri sacrifici sono reali e non
servono solo a tappare i buchi del passato

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