giovedì 8 dicembre 2011

Lo scandalo di ICI e cacciabombardieri




Conflitti d’interessi, ancora e sempre

DI PIERGIORGIO ODIFREDDI, da Repubblica

Ieri sera, a Ballarò, Giovanni Floris ha chiesto ad Antonio Catricalà, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, come mai il governo non avesse imposto l’Ici anche alla Chiesa. E la risposta, ineffabile come si addice a un successore di Gianni Letta, è stata: “Non abbiamo avuto tempo di pensarci e di studiare la questione”.

Eppure, le telecamere hanno seguito Monti ogni domenica mentre andava a messa. Un buon numero di ministri, da Balduzzi e Ornaghi e Passera e Profumo, sono dei notori baciapile. Questo governo fa una tale confusione fra Stato e Chiesa, che un sottosegretario si è addirittura fatto il segno della croce al momento del giuramento. E ci vengono a dire che non hanno avuto tempo di pensarci, e di studiare la questione?

Tra l’altro, non è che il problema dei costi della Chiesa si sia posto solo ora. A pensarci hanno avuto tempo proprio tutti, a parte il governo. Persino il faccendiere Denis Verdini, coordinatore del Pdl, ha dichiarato a Un giorno da pecora che sarebbe giusto che l’Ici fosse estesa agli immobili della Chiesa. E Maurizio Crozza ha notato a Ballarò che questo sarebbe un modo per rendere la manovra più equa, visto che il cardinal Bagnasco aveva pontificato che non lo era.

Quanto a studiare il problema, ci ha pensato proprio in questi giorni l’Uaar, che ha pubblicato sul portale www.icostidellachiesa.it i risultati. La cifra documentata e annotata, voce per voce, è di almeno 6 miliardi di euro. In difetto, ovviamente, visto che ad esempio l’esenzione dall’Ici viene valutata solo mezzo miliardo, mentre la stima di Ballarò era di 700 milioni, per un capitale immobiliare valutato a 1.200 miliardi!

Ma se quello con la Chiesa è il conflitto di interessi più evidente del governo, quello con le banche non è meno reale, nonostante tutte le assicurazioni di Passera, ripetute ancora ieri sera a Porta a porta. Ad esempio, l’Ici per gli edifici di proprietà dei comuni cittadini sarà rivalutata del sessanta per cento, ma quella per gli edifici di proprietà delle banche no. E, come se non bastasse, sarà lo Stato a garantire le loro passività, con scadenze fino a cinque anni, e le obbligazioni da loro emesse, fino a sette.

Per par condicio, visto che un ministro banchiere lavora per le banche, un capo di stato maggiore della difesa lavorerà per la difesa degli interessi dello stato maggiore. Puntualmente, l’ammiraglio Gianpaolo di Paola ha escluso stizzito che si possa pensare di congelare e annullare le commesse del centinaio di cacciabombardieri F35, e del centinaio di caccia Eurofighter Typhoon, ammontanti a 25 miliardi di euro.

Non c’era dunque bisogno di chiedere piangenti sacrifici ai cittadini normali. Bastava imporli sorridenti a preti, banchieri e militari, per ricavare molto di più non solo in termini finanziari, ma anche di credibilità e di equità. Ma per poterlo fare, al governo ci sarebbero dovuti essere cittadini normali, e non bigotti, banchieri e militari, in continuità con la politica dei conflitti di interessi che ha caratterizzato l’ultimo ventennio.

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