lunedì 19 dicembre 2011

Ha smesso di piangere, la ministro




Questa volta la Fornero non piange. Non ha più totem né tabù. Ma forse allora non aveva pianto perché comunicava all'Italia tutta, all'Italia che conta e fa i conti, che aveva dato mandato perché fosse fame e carestia. Piangeva per l'emozione di essere ministra tra i ministri, davanti alle telecamere, circondata dal pubblico di giornalisti che arrivavano anche da lontano.



Non deve aver pianto nemmeno per l'operaio che è schiattato in acciaieria, oggi, menzionato da tre scarne righe sui giornali, e presto cancellato da altre cronache di ordinaria follia. Siano esse quelle inerenti le code dei gitanti per lo shopping milanese, che quelle di una madre single (ex zoccoletta di Arcore) in vacanza a Miami.

è decisa questa volta la ministra, perché l'articolo 18 deve essere cancellato: non sia mai che il lavoratore non si possa licenziare! E la Marcegaglia le fa l'eco, non esistono tabù.



Se ne può discutere, dicono in coro, ma senza ideologie. Eh già, se ne può parlare, perché no? Magari una di queste sere, davanti a una pizza e un'ottima birra, che così il tutto è più conviviale, meno drammatico e meno ideologico.

Per fortuna i sindacati non ci stanno, e annunciano ancora barricate: l'articolo 18 non si tocca. Come se fosse una questione di principio.



Verrebbe da farlo così il sunto delle cronache odierne, quelle che ancora una volta sembrano scritte da uno sceneggiatore nemmeno tanto bravo, che pare aver scordato che, da un pezzo, lo statuto dei lavoratori è carta straccia, e il lavoratore non esiste più.



Potrebbe essere semmai davvero una questione di principio, ma vista al contrario; è il padrone che ormai ha deciso di sancire lo strapotere del governo autoritario del danaro e dell'economia, del capitalismo che non ci sta a morire, e che prima di esalare l'ultimo respiro tenta un colpo di coda, persino simile a una strage.

Sembra una storia scritta per un popolo demente, ormai dimentico del passato recente.



Da giorni ci dicono che tutti i sindacati hanno trovato di nuovo l'unità e che uniti lottano. Cisl e Uil così non sono più gli stessi servi che si vendettero al potere berlusconiano, nemmeno gli stessi che garantirono a Marchionne non solo di stracciare lo statuto dei lavoratori, ma di utilizzarlo come carta da cesso, in un passato così recente da essere proprio qualche giorno fa.



No, non piange la ministra, questa volta non ce la fa. Ha già preso confidenza col potere, con le telecamere, con le parole da dire in un certo modo anziché un altro, quelle scelte per ribadire il concetto che è l'emergenza della crisi quella che impone rigida fermezza. Il sacrificio.

Oggi come oggi temo non piangerebbe nemmeno se dicesse la verità ultima, ossia che il sacrificio che chiede questo potere è il sacrificio umano.



Rita Pani (APOLIDE)

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