venerdì 18 novembre 2011

Tutto deve cambiare affichè nulla cambi


Come sempre, tutto uguale

di Rita Pani, da FB

“Sì, ma ha tolto l’ICI” ti dicevano i berlusconiani italioti, felici per la tassa che svaniva. Impregnati com’erano dalla propaganda esaltata del tizio, non si domandarono mai come avrebbero fatto i comuni a sopravvivere senza l’introito. Ovviamente riuscirono a farlo aumentando le altre tasse ed inventandosene delle nuove, ma l’ICI non c’era più e quindi: “Viva il re!”



Quando poco fa ho letto le intenzioni del nuovo governo Monti, per risanare i conti dello stato, mi è venuto da sorridere: “Si pensa all’aumento dell’IVA.” La benzina è già aumentata, e aspetto anche che si provveda all’aumento delle sigarette e a un rincaro dei ticket sanitari. Per non parlare delle Autostrade, della TARSU, dell’aria e del sonno.



Insomma le novità sono queste, e chi si aspettava rigore e serietà può anche mettere l’anima in pace ed attendere di essere licenziato, o di mettersi a dieta. D’altronde è il governo dei tecnici, quelli che non hanno a che fare con la politica. Ci ripetono che è un governo dello stato, per lo stato, senza però ricordarci cosa sia questo stato e nemmeno in che stato sia.



Nemmeno un dubbio o una domanda nella coscienza dell’italiota medio, che guarda con sospetto a Monti se di destra, cooptato dalla propaganda che persiste imperterrita, o che lo guarda speranzoso da sinistra (sic!) se indotto dalla tifoseria del PD. Senza senso critico, senza dubbi, appunto, senza domande, senza pensiero. “Attendiamo!” mi si dice, proprio come se avessimo tempo per stare a guardare cosa accadrà.



È un governo di comodo, nel senso che fa comodo a chiunque abbia a cuore il proprio destino e la propria poltrona. Il capro espiatorio, un jolly calato nella partita che si sta giocando mentre noi – gente comune – siamo il ricco piatto sul tavolo verde. Quando la partita sarà finita, nel 2013, la colpa anziché essere di tutti sarà di nessuno e soprattutto in un anno e mezzo sarà possibile riacquistare una certa verginità, così da potersi proporre ancora come candidati “nuovi” o “non colpevoli.”



Nulla cambierà in questa Italia, incapace di osare, incapace di pensare, incapace di reagire. Basterebbe poco, in fondo, per esempio organizzarsi e darsi appuntamento fuori dalle banche, con l’intenzione di ritirare i pochi soldi rimasti nei conti. Sì, perché si pensa sempre che i soldi che reggono le banche siano i loro e non i nostri 40 o 50 euro, che restano là quasi fosse un pegno per il futuro. Basterebbe pensare perché un giorno, nemmeno tanto tempo fa, per avere il tuo stipendietto da operaio o servo, dovevi per forza avere un conto in banca, perché ti obbligarono ad avere uno stipendio virtuale, perché per pagare la spesa era necessario ricordare a memoria il PIN del bancomat.



Tolte le briciole di tutti, il segnale sarebbe chiaro. Potrebbe addirittura capitare che durante una seduta al senato, teletrasmessa in TV, si sentano dire delle cose sensate, tipo: “Signori, ci hanno sgamato e siamo nella merda!” Oppure: “Oh! Cazzo! Si sono svegliati, e mo’ che si fa?”



Invece no, la non politica pulita e dai capelli veri e ben pettinati avanza. L’abito blu del signore per bene ci rassicura, la messa della domenica lo rende più pulito della rognosa lap dance che rendeva l’altro un mostro pervertito, e l’italiota riesce ancora ad attendere, anche quando iniziano i fraintendimenti, le smentite e le rettifiche sul nucleare abolito con referendum, l’acqua da pagare anche se pubblica, il ritorno dell’ICI senza la cancellazione delle tasse che l’hanno sostituita, l’aumento dell’IVA che ci priverà del pane, i licenziamenti col metodo Marchionne, e tutta l’altra solita merda che ci spareranno addosso col cannone. Come sempre. Tutto uguale. Come noi.



Rita Pani (APOLIDE)

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