martedì 20 settembre 2011

SBEFFEGGIAMOLO!




"Piove? E' #colpadeimedia" Twitter ironizza su Berlusconi





FEDERICO GUERRINI da La Stampa

Ricordate le Morattiquotes e #colpadiPisapia, i tormentoni su Twitter che avevano scandito la fine dell'era di Letizia Moratti come sindaco di Milano? All'epoca, centinaia di messaggi sarcastici e irriverenti (stile: “piove? È colpa di Pisapia”) erano stati scatenati dall'indignazione di molti internauti per la false accuse mosse dall'ex primo cittadino allo sfidante poi vittorioso.

Le ultime dichiarazioni del premier Berlusconi dopo il declassamento del rating da parte di Standard&Poor - “è tutta colpa dei media” - stanno ottenendo un effetto simile.

In un baleno, sono nati su Twitter due hashtag che stanno impazzando nella rete di microblogging italiana e, di riflesso, su Facebook: “#downgradingSilvio” e “#colpadeimedia” (ma pure #silviodimettiti va forte).

“L'Europa blocca i finanziamenti al Ponte? #colpadeimedia - scrive ad esempio Arianna Ciccone, l'ideatrice del Festival del Giornalismo di Perugia che assieme all'amico Vincenzo Marino ha avuto per prima l'idea di sfogare in Rete la propria indignazione”.

“Il 25% dei giovani al nord è disoccupato, il 33% al sud e il 53% delle donne? #colpadeimedia – aggiunge Evolux”. E se il collegamento wi-fi sul Frecciarossa non funziona neanche oggi – come racconta Cristianaraffa - di chi sarà la colpa?

Ma sempre di questi benedetti media, ovviamente, che non fanno le leggi, non governano, e in buona parte appartengono proprio a lui, al presidente del Consiglio, ma in qualche modo esoterico, eppur efficacissimo, riescono a condizionare le decisioni di una delle più importanti agenzie finanziarie internazionali.

Più serie, nel tono e nelle intenzioni, le discussioni attorno al tema #downgrading Silvio: “Se avete un account twitter oggi – scrive dottorpeni - usate #DowngradingSilvio, facciamo sapere al mondo che noi cittadini lo abbiamo "declassato"”.

E c'è anche chi, come l'utente Tigella fa qualche considerazione più ponderata sul ruolo e l'efficacia delle proteste sui social media, che, se non accompagnate da azioni concrete rischiano di trasformarsi in "slacktivism", termine coniato per designare i contestatori da salotto: “Il problema – twitta - è che non riusciamo a far uscire dalla rete intelligenza e creatività: meno #downgradingSilvio e più pianificazione di azioni”.

“Giusto – ribatte Ungormite - Partiamo coi video virali. Poi meetup, piazza e tenda”. Nel giorno più buio della crisi, anche l'Italia ha partorito i suoi Indignados?

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