sabato 10 settembre 2011

ECCO IN CHE MANI SIAMO, A CHI PAGHIAMO LE TASSE, CHI CI CHIEDE I SACRIFICI, CHI CI RAPPRESENTA NEL MONDO



Sabina Began, la regina delle api

DA: Il Fatto Quotidiano

Dagli esordi con Nino D'angelo alla festa fatta a Italo Bocchino, passando per quelle di villa Certosa: l'ascesa della preferita di Berlusconi che sul piede ha tatuato le sue iniziali, S. B.

Nino D’Angelo (1,64) è più basso di Silvio Berlusconi (1,68), che a sua volta è meno alto, senza tacchi però, di Italo Bocchino (1,70). La parabola della slavo-teutonica Sabina Began è una graduale ascesa racchiusa in pochissimi centrimetri. Era il Duemila e la superba bellezza della Began venne stesa con dolcezza dall’ex caschetto biondo D’Angelo sul pontile di un traghetto abusivo che collega Napoli con Capri. Un bacio appassionato per la scena finale di Aitanic, parodia poco fortunata di “Titanic”, prodotto dall’allora fidanzato della Began, Giovanni Di Clemente, insieme con Aurelio De Laurentiis. L’attrice interpreta una prostituta d’alto bordo, Giulia, che salva dal suicidio un cantante che si chiama Leonardo Di Capri. Da Nino D’Angelo a Silvio Berlusconi la dividono ancora sei anni e quattro centimetri. L’incontro con il Cavaliere avviene il 29 agosto 2006. Le iniziali dei loro nomi e cognomi sono le stesse. Esse bi. Così la Began trasfigura questa fatale ambiguità semantica sulla caviglia del suo piede destro. Un tatuaggio a perpetua memoria dell’uomo “che ha cambiato la mia vita”: “29… che illumina la mia anima e cuore per sempre. S.B.”, questa la scritta accanto alla farfallina berlusconiana, tipico dono per le ospiti di Palazzo Grazioli.

Spiega la Began in un’intervista: “È un omaggio all’uomo che con il suo esempio mi ha cambiato la vita. Il 29 è il giorno in cui l’ho incontrato (29 agosto 2006, ndr) ed è anche la sua data di nascita (29 settembre 1936, ndr). C’è chi si tatua il volto di Che Guevara. Per me è la stessa cosa”. La Began diventa un pilastro della corte di “Meno male che Silvio Che” e rimedia qualche copertina di Panorama. Un classico dell’ambiente berlusconiano: si telefona al direttore di turno (in questo caso Maurizio Belpietro) e si sponsorizzano le bellezze dell’harem del Sultano. Sul settimanale di Mondadori appare sorridente in bikini con il titolo “Felici e connessi”, un servizio sui vantaggi della tecnologia. L’anno decisivo della slava di origini tedesche (il cognome vero è Beganovic) è il 2008. Quando diventa l’Ape Regina, soprannome che l’accompagna ancora oggi. Silvio Berlusconi vince per la terza volta le elezioni politiche e dà una grande festa a Palazzo Grazioli. C’è il fedele Mariano Apicella e pure Renato Schifani, futuro presidente del Senato. Le ragazze sono tante, ma B. non ha occhi che per una. Lei, Sabina Began, classe 1974. I due, S.B. e S.B., sono protagonisti dell’epilogo struggente della festa: Sabina seduta sulle ginocchia di Silvio e lui che intona e le dedica “Malafemmena”. Scherza il premier: “Se ora ci fosse qui un fotografo, questo scatto varrebbe 100 mila euro”. Tutta la scena viene descritta da Gabriella Sassone, cronista mondana di Tempo e Dagospia, che per prima la definisce Ape Regina. Per la Began sono giorni ruggenti. In un’intervista con il fidato Chi di Alfonso Signorini dice: “Mi piace troppo fare sesso con gli uomini, ma con Madonna mi butterei sotto le lenzuola”.

Nel settembre del 2008, però, litiga con la sua migliore amica: Elvira Savino. Una bella segretaria pugliese che ha abbagliato B. e si è fatta eleggere qualche mese prima deputata del Pdl. Dagospia la battezza Miss Topolona. La Began e la Savino hanno condiviso la stessa casa e si sono scambiate segreti inconfessabili. Il 12 settembre l’onorevole Elvira Savino si sposa con un imprenditore napoletano. Al ricevimento a Roma, a Villa Miani, il premier è l’ospite d’onore che canta e si autoincensa, sulle note di “‘O sarracino” di Carosone: “‘O presidente, ‘o presidente, bellu guaglione tutt’e femmene fa innamurà”. Dopo mezzanotte, però c’è una donna bruna che va via infuriata dal party e grida: “Tanto gliel’ho presentato io, lei non è nessuno, la distruggo quando voglio”. Indossa un vestito color argento. È la Began. È lei ad aver presentato l’amica Elvira all’adorato B. Non solo. Le due sono gli anelli di una catena che si rivelerà micidiale per il Cavaliere. Perché la Savino presenta alla Began un amico corregionale di nome Gianpaolo Tarantini, l’imprenditore pugliese che porterà Patrizia D’Addario a Palazzo Grazioli nell’autunno del 2008. È la stessa Began a dichiararsi colpevole: “Purtroppo sì, Tarantini l’ho presentato io a Berlusconi. L’ho conosciuto perché era amico di Elvira Savino. Mi ha supplicato spesso, voleva conoscere Berlusconi, diceva che era il suo mito. Mi sembrava un tipo simpatico. Così, in occasione di una cena con Abramovich, vedendo che c’era già una lista di settanta persone, sono riuscita a far invitare dalla segreteria del presidente anche Tarantini e sua moglie. Tarantini voleva farsi bello con il presidente e ha cominciato a farsi accompagnare, invece dalla moglie che era incinta, da altre amiche, che Berlusconi salutava e accoglieva in quanto tali”.

Quando nel giugno del 2009 esplode lo scandalo D’Addario, che segue quello di Noemi Letizia, verrà fuori il ruolo di Ape Regina della Began, organizzatrice delle feste di B. tra Palazzo Grazioli e Villa La Certosa. Compare anche la droga. In una telefonata tra Tarantini, che sulla Costa Smeralda affitta una villa da 100 mila euro al mese, e Alessandro Mannarini, poi arrestato per spaccio di cocaina, si parla della Began come “una che deve disintossicarsi”. La reazione dell’attrice, in questo periodo, è di rabbia contro i giornalisti. Rifiuta ogni richiesta d’intervista. Ritroverà magicamente la parola circa due anni dopo, nelle settimane del caso Ruby. Nel giro di tre giorni va due volte a SkyTg24 per dire che “il bunga bunga non è rito erotico, è il soprannome che mi hanno dato. Posso giurare che il presidente non ha mai fatto sesso con Ruby. La colpevole di tutte queste feste sono io, le ho organizzate per farlo divertire”. Nel frattempo cambia casa. Fonti autorevoli raccontano di una lunga trattativa con B. per l’acquisto dell’appartamento dove abita adesso nel centro di Roma, quella che secondo il Tarantini bis, il “povero” che chiede aiuto a Lavitola, sembra “la casa di Onassis”. L’incontro casuale al ristorante Assunta Madre con Italo Bocchino sigilla la graduale ascesa della Began verso uomini più alti. I due si annusano e forse si piacciono. Ma la nemesi vera è per il finiano. Accusato di frequentare Mara Carfagna, per questo soprannominata dai falchi berlusconiani Mara Hari, finisce per essere scaricato dall’Ape Regina, che riferisce al Cavaliere. Del resto, il tatuaggio parla chiaro: S.B. non I.B.

di Fabrizio D’Esposito

da Il Fatto Quotidiano del 10 Settembre 2011

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