martedì 27 aprile 2010

L'alternativa di Giulietto

E' interessante che finalmente qualcuno torni ai contenuti, parli di Gramsci e di analisi della struttura e sovrastruttura in politica come in economia, in un contesto in cui la politica sembra coincidere solo con lo star system.




Risposta ad alcuni temi del dibattito di e su Alternativa

di Giulietto Chiesa


Leggo con attenzione quello che emerge dalla discussione sul mio sito. Comincio a rispondere ai punti più essenziali.




Intanto: riceverete oggi stesso o domani, tutti (gli iscritti) un'informazione sui primi cambiamenti del sito. Essa contiene anche nei fatti, alcune risposte pratiche allle richieste formulate da alcuni di voi. Mi direte se le ritenete soddisfacenti o meno. Comincia la discussione operativa.

Secondo (risposta a Maurizio Zaffarano)

In cosa mi differenzio da Grillo? Basta leggere i punti qualificanti della mia relazione del 17 aprile per vederlo. Sui temi dell’informazione mi differenzio da lui in modo radicale. Alternativa nasce per porre la questione della democrazia nei media in modo assai diverso da quello che Grillo (e molti altri con lui) propugnano. Ho detto che ci sono almeno quattro questioni in cui Alternativa è necessaria, perché nessuno degli altri affronta le questioni che io metto al centro, oppure le affronta male, o malissimo.

Tra queste il tema della pace e della guerra (cioe’ la visione della profondita’ della crisi mondiale). In Grillo questi aspetti o mancano o latitano, o sono elementarmente affrontati. Oppure sono affrontati in modo sbagliato. Se non si “vede” la crisi mondiale e non la si capisce, e’ come rimanere a mezz’aria. Poi si cade. Sempre.

E sono due. Il terzo e’ il tema della democrazia. E dell’uso della Rete come risposta a questo. Alternativa e’ altra cosa. Credo si veda bene nelle questioni che ho posto, sempre nella relazione.

Il quarto e’ che io parto da Gramsci e mi propongo una riforma intellettuale e morale dell’Italia. E per fare questo ritengo che bisogna essere severi con noi stessi, con tutti. Dobbiamo tornare a essere cittadini e non piu’ consumatori. Anche i blog sono una forma di consumo. Interamente chiusa dentro il pensiero unico. Io ho un’altra filosofia rispetto a quella di Beppe. A cui dobbiamo essere grati per quello che ha fatto e fa. Con il quale convergiamo su molti punti programmatici (non tutti, per esempio sui finanziamenti pubblici all’editoria democratica, e in genere sul ruolo dello Stato, che Grillo non affronta mai). Grillo non ha (e come potrebbe senza una organizzazione?) una visione generale del governo dell’Italia e del mondo . Lui non vuole sentire parlare di ideologie, ma mi domando come e’ possibile costruire un modello di azione politica, in un mondo che va a picco, senza una visione generale, senza uno schema intepretativo.

Ovvio che la discussione e’ aperta e io non la rifiuto. Ma ho gia’ sperimentato personalmente che il modello democratico che Grillo costruisce ha molti e gravi buchi e serie debolezze, appunto democratiche.

A Giancarlo Villa rispondo in merito alla questione di Alternativa come soggetto giuridico. Ho posto il problema nella relazione. Potevo risolverlo io , da solo, prima di cominciare? Mi avrebbe obiettato qualcuno (e giustamente) perche’ non avevo atteso una discussione con gli iscritti. Che non essendoci ancora, non potevano rispondermi. La questione non e’ tecnica. Alternativa e’ in questo momento “associazione di fatto” . I partiti politici italiani sono anch’essi associazioni di fatto. Ma hanno tutti degli statuti (che ovviamente non rispettano) e, per ricevere i rimborsi elettorali, devono avere una partita IVA etc. Noi come dobbiamo procedere? Le risposte che daremo sono tutte politiche, e di alta valenza. Da come le daremo ne risultera’ una o un’altra fisionomia di Alternativa. Per esempio una o un’altra forma di vita interna. Per esempio una o un’altra forma di tesseramento, di finanziamento e autofinanziamento.

Per questo propongo un Forum specifico di discussione su questi punti (come vedrete dalla prima lettera organizzativa che vi invio). Parallelamente alla nostra discussione io ho proposto ai soci di Megachip, di cui sono presidente, di discutere e votare il suo scioglimento in quanto associazione e la sua confluenza in Alternativa. Se la risposta sara’ positiva, noi potremmo, per esempio, almeno transitoriamente, avvalerci del piccolo bilancio di Megachip e del suo conto corrente, cosi’ come del sito Megachip-Democrazia nella Comunicazione). Così, nel frattempo, possiamo evitare di aprire conti correnti, partite Iva e altre incombenze che ci farebbero perdere tempo. Dandoci il tempo di impostare le questioni organizzative di fondo per arrivare a una decisione finale condivisa e meditata.

Del resto già emergono, perfino in questa discussione, diversi approcci (legittimi) alla questione.

Come decidere? Come riunirci? Quali strutture territoriali costruire? Se costruirle, oppure, come Umberto Batticciotto ritiene, non costruirle del tutto e, al contrario, fare tutto attraverso la Rete?

Dico subito che su questo ho idee chiarissime. Non sto pensando a future candidature. Ma sto pensando a una selezione di quadri, di persone concrete, alle quali affidare compiti. Non tutti quelli che scrivono bene sono dei buoni organizzatori, dei buoni dirigenti. E viceversa, se qualcuno fa errori di scrittura non significa che non è un ottimo dirigente potenziale. Quando si è davanti a un computer si è diversi da come si è nella vita. Io non ho bisogno di cento centurie di Avatar. Non mi servono per far diventare Alternativa una forza “politica” dotata di una massa critica tale da costringere “gli altri” soggetti politici e sociali – chiunque siano, a cominciare dal sistema informativo e comunicativo - a fare i conti con essa.

Qualcuno storce il naso quando sente parlare di “dirigenti”, lo so benissimo. Ma io non voglio nascondermi dietro a un dito e fare finta di non avere dirigenti. Anche Grillo li ha i suoi dirigenti periferici. Ed esercita un controllo su di essi. Solo che non li chiama in questo modo. Io invece chiamo le cose con i loro nomi. Non esiste movimento politico senza una organizzazione, senza quadri che si assumano responsabilita’, che siano scelti democraticamente, ovvio, ma che sono capaci di alzarsi dal computer e andare a parlare con la gente guardandola in faccia e sentendo, se necessario, il suo odore.

Si può fare, tutto questo, in Rete? Io penso che non lo si possa fare. Anche se sono bene intenzionato a usare tutte le potenzialita’ della rete. Quelle che conoscamo e quelle che si affacciano adesso e che dovremo imparare a usare. Tutto quello che Grillo ha fatto in questa direzione e’ utile e dovremo imparare anche noi. Essendo chiaro – per me lo e’ – che c’e’ bisogno assoluto di competenze, di luoghi in cui si elaborano e si condividono piattaforme politiche. In cui si studia e si parla insieme. Non possono esistere luoghi, per quanto alti, da cui la sapienza distillata “scende sulle masse”, alle quali spetta il compito di applaudire e, niente affatto democraticamente, rispondere se e’ d’accordo oppure no.

Questa non è la democrazia che ho in mente.

Ecco perché ritengo che le organizzazioni territoriali debbano formarsi, e avere una loro vita autonoma, le loro esperienze. Debbano definire i loro quadri, cui fare riferimento. Devono vedere loro, sul terreno, quali sono gl’interlocutori buoni e utili e quelli cattivi e/o inutili. Saranno i nostri occhi e le nostre orecchie dappertutto. Proporranno, ma anche eseguiranno, perché ci saranno decisioni nazionali importanti da attuare, tutti insieme. E non solo in Italia, perche’ Alternativa nasce come progetto europeo e mondiale. Non potrebbe essere altrimenti visto che tutte le questioni fondamentali che la caratterizzano hanno carattere mondiale.

Ovvio che non potremo (neanche se volessimo, specie in questa fase di costruzione) viaggiare in tutta Italia. Quelli che sono venuti il 17 lo hanno fatto a spese proprie, con sacrificio anche economico. Ma noi avremo bisogno di quadri che si muovono sul territorio, vanno a parlare e ad ascoltare. Anche chi (la stragrande maggioranza) in Rete non ci va mai e non sa neppure come funziona un computer. Come la raggiungiamo la maggioranza se restiamo degli Avatar?

E infine: noi viviamo nella politica come spettacolo. Ma noi dobbiamo sapere che la politica non e’ spettacolo. Noi sappiamo che la narrazione spettacolare della politica e’ un inganno. Noi non possiamo fare assemblee come spettacoli, perche’ altrimenti, senza volerlo, ci collocheremmo all’interno di una narrazione falsa.

Questo implica risposte precise in termini di indipendenza, anche economica. Ciascuno darà cio’ che può? Io penso che questo sia giusto. Ma penso anche che tutti devono dare qualche cosa. Questo qualche cosa è da definire. Altrimenti cadiamo nel pietismo (autoconcolatorio e anche insincero) di chi non ha i denari, di chi “ha problemi”. Tutti hanno problemi. E, lasciando al “buon cuore”, nessuno darebbe niente.

E non va bene neanche l’idea che, se chiediamo un contributo in denaro, dovremmo fornire servizi. Questo – mi permetto di rilevarlo a chi l’ha formulato – e’ qualcosa di molto simile ai rapporti di mercato, in cui anche un’organizzazione politica diventa veicolo di mercificazione. Alternativa, se riuscira’ a nascere sul serio, dara’ ai suoi associati molto di più che un servizio. Gli darà delle idee. E, se diverra’ forte, li aiutera’ a difendersi. E, anzi, io penso che dovremmo concepire Alternativa come una proprieta’ comune. Come? Lo vedremo insieme. Si contribuira’ a far vivere un organismo collettivo che produce una visione della vita diversa da quella in cui viviamo tutti i giorni. Non so se questo sia definibile come un “servizio”. Se lo si definira’ cosi’, sara comunque un servizio molto alto e molto raro con i tempi che corrono. Dunque molto pregiato.

E concludo questa lunga nota con l’intervento di D'Andrea. Avrei voluto scrivere io le cose che ha scritto lui. Condivido fino all'ultima virgola. E’ un piccolo manuale di militanza, e per il proselitismo. Ecco cose da fare in quelle sette ore, anche senza aspettare l’input di un blog. Dovremo usarlo e riprodurlo. Ecco una proposta di lavoro: scriverlo proprio come un manuale di istruzione. E poi pubblicarlo sul sito. E farne oggetto di riflessione e di "scuola". Così si costruisce una forza.

Giulietto

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