mercoledì 14 aprile 2010

Il punto di Nichi




Vendola avvisa gli alleati. Non c’è futuro per i partiti io punto sulle virtù civiche

fonte: Repubblica, dal blog di Antonello Caporale




“I morti seppelliscono i morti. Concentriamoci sui vivi”.

Nichi Vendola dà già per stecchito Bersani.

“Io penso invece che siano finiti i partiti. Consumati, inadeguati, fuori dalle virtù civiche. Non voglio più essere scambiato per uno degli esorcisti che tentano di far vivere chi è defunto”.

Bersani invece.

“Non commento i destini personali. Penso a quel che dovrà succedere”.

Succederà che porterà le sue poesie a Roma.

“Anche la poesia, sì. La poesia è nei fatti è stato il mio slogan elettorale. Porterò l’esperienza delle fabbriche, questi luoghi di cooperazione”.

Sembra che la Puglia sia piena di operai. Invece lei fabbrica parole.

“Sono luoghi in cui le esperienze si coagulano, la gente si ritrova insieme e resta insieme. Sono posti in cui si coopera per una idea di governo. Cooperazione: l’uno a fianco all’altro. Invece mi dica lei cosa sono i partiti”

Dica lei.

“Aree delimitate da una specie di filo spinato in cui la competizione è sfacciata, ossi di seppia, luoghi pieni di detriti, posti senza anima. I partiti sono fuori dal popolo, oltre la gente. A volte contro di essa. Una catena, una rete oligarchica e distante”.

Nelle sue fabbriche invece c’è piena occupazione

“Ha visto quanta gente? Centoquaranta sono le fabbriche. E fabbricano speranze, sono connesse alle piazze, alle vite degli ultimi. Altrimenti io come avrei fatto, come avrei potuto vincere?”

In effetti D’Alema aveva garantito che avrebbe perso.

“Quando le differenze sono politiche è inutile commentare con parole senza riguardo”.

La sua è sempre una costruzione innocentista, anche se parecchio sanguinante della realtà. Però se annusa le liste che l’hanno sostenuta troverà qualche brigante.

“E’ il frutto di questo sistema, siamo figli di questi partiti. La ragione per cui le ho detto che la loro vita naturale si deve considerare conclusa”.

Per esempio: l’ex vicesegretario del Pd pugliese, inquisito, annuncia il ritiro dalla politica. Però giacchè è già candidato aspetta di vedere i risultati. Eletto. Finita la festa, gabbato il santo.

“Aveva detto che lasciava ed è assai opportuno che tenga fede all’impegno”.

La moralità.

“La moralità dobbiamo ritrovare, sì. La vita sobria, anche umile. Io non ho partecipato a una sola festa, e sa che Bari è piuttosto generosa nell’offerta, perché mi sembrava utile non apparire. Io devo difendere la mia persona dal rischio di divenire solo un personaggio e mi produco in periodi di astinenza: dalla tv e dal potere. Voglio riuscire a non farmi mangiare dal potere”.

A lei si rivolgono con una devozione di stampo berlusconiano.

Quale Berlusconi! Qui in Puglia c’è stata semina. Ed ora c’è raccolto. Nell’innovazione abbiamo investito un miliardo e 700 milioni di euro. Il budget della giunta precedente era di 80 milioni di euro. Innovazione. Cioè ricerca, nuove competenze, apertura di carriere per chi inizia il lavoro. Cultura. Abbiamo la più possente e tecnologica macchina di Protezione civile, un sistema unico di telecontrollo del territorio. E quando ripartirà l’economia vedrà la Puglia come correrà. Altrove forse il raccolto non c’è stato perché nessuno ha pensato di seminare”.

Berlusconi ha seminato?

“Lui è riuscito nel miracolo di separare il concetto della libertà dal lavoro. Il lavoro è scomparso. La sinistra nemmeno se ne è accorta. Lui ha cancellato l’articolo 18 e l’opposizione quasi non s’è destata dal torpore. Questo è il centrosinistra delle allusioni, perciò diviene il centrosinistra delle illusioni. Ed ecco qui il risultato”.

Il partito che non c’è più.

“Partito: participio passato. Cioè e anche: fuggito, sparito. Scomparso”.

Il partito democratico.

“Il fuggito democratico”.
Poesia pura.

“Berlusconi lascia solo solitudini. E noi che stiamo dall’altra parte non abbiamo strumenti, non capiamo, non agiamo. Competiamo. Sappiamo unicamente competere tra noi”.

Sapete solo scannarvi.

“E’ il frutto della formula sbagliata. Non sono gli uomini. La leadership è una funzione non una finalità. Non ho la forza di connettere quello con l’altro, l’operaio e il borghese, il giovane e l’anziano, il diversamente abile, colui che è fragile. E provo a vincere da solo, corro per dominare”.

Dunque, se ho capito bene: bisogna buttare giù il partito democratico e tutto l’edificato urbano delle periferie di sinistra e costruire la nuova fabbrica del consenso.

“Rischio di ficcarmi nel buco nero del nuovismo, una moda nefasta. Ma osservo la realtà: ossi di seppia sono divenuti i partiti. Io porto le fabbriche, un segno nella costellazione. Contribuisco così. A fine aprile avremo gli stati generali delle fabbriche. Tutta Italia”

Tutta l’Italia di centrosinistra in Puglia, per uno stage formativo.

“Da quel punto di vista sì. Siamo imbattibili a utilizzare al meglio gli strumenti e le parole: connettere, coinvolgere, gratificare. Vede la meraviglia del volontariato, vede la forza oscura dell’anima, il piacere di costruire qualcosa di nuovo. Quanti soldi sarebbero serviti? E con quei soldi cosa mai avremmo ottenuto?”.

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