martedì 12 luglio 2011

L'Euro così fra un anno non ci sarà più

Allen Sinai è un economista cresciuto alla scuola di Milton Friedman a Chicago. E' stato chief economist della Shearson Lehamn negli anni '70, poi consulente della Federal Reserve e due presidenti americani, Bush padre e Clinton. Oggi presiede il «think-tank» Decision Economist


«Manovra giusta, no ad altri sacrifici per soddisfare i mercati»

PAOLO MASTROLILLI INVIATO A NEW YORK per La Stampa


Tra un anno l’euro non ci sarà più, o almeno non sarà più come lo conoscevamo. I Paesi più deboli, come Grecia, Portogallo e Irlanda saranno fuori: i prossimi mesi ci diranno se l’Italia e la Spagna riusciranno a restare dentro».


Allen Sinai, presidente della società di consulenza Decision Economics, vede nero. E soprattutto non vede molte vie d’uscita per l’Italia dall’attacco della speculazione: «Non potete varare altre misure di austerità, oltre quelle già in discussione, solo per accontentare i mercati. Dovete solo aspettare e sperare che gli speculatori si fermino, ma io dubito che lo facciano».

Perché quest’attacco proprio ora?

«La situazione economica e finanziaria dell’Eurozona è molto peggiorata, e questo ha fatto aumentare la pressione sul debito italiano. Siete le vittime di una serie di circostanze, che solo in parte dipendono da voi. L’Eurozona si sta indebolendo, l’economia americana continua a deludere, e ora anche la Cina cerca di tirare un po’ il freno. Tutti questi fattori hanno vari impatti negativi, tra cui quello di frenare anche le esportazioni tedesche, che finora avevano tenuto in piedi l’economia della Germania e quindi difeso l’euro. In questo circolo vizioso, i Paesi più deboli della moneta unica vengono colpiti dalla speculazione».

Perché cominciare con l’Italia, che ha il secondo debito pubblico più alto in Europa, ma un deficit sotto la media?

«Perché a questo punto cominciano a esserci delle possibilità, piccole ma non più ignorabili, che Paesi come l’Italia e la Spagna siano costretti a chiedere fondi. Il problema non è solo il debito, che comunque è elevato, ma il rischio economico. Per voi questo rischio è molto alto, e ciò rende nervosi i mercati».

Alcuni analisti sostengono che la speculazione è scattata quando sono emerse le divergenze tra Berlusconi e Tremonti, e quindi la spaccatura nel governo sulle misure di austerità.

«E’ ovvio che in situazioni del genere servirebbero governi coesi, con piani precisi e condivisi, però le tensioni tra Berlusconi e Tremonti sono solo un elemento marginale di questa vicenda. Il problema più importante, purtroppo, è la situazione economica che vi circonda. Dico purtroppo, perché se si trattasse solo della lite tra il premier e il ministro, sarebbe più facile risolvere la crisi. Ma il problema è a monte, credo che la speculazione vi avrebbe colpiti anche senza i contrasti fra Berlusconi e Tremonti».

E ora cosa dobbiamo fare per difenderci?

«Nulla, non c’è molto che potete fare contro queste forze superiori e in gran parte esterne. Le misure di austerità proposte da Tremonti vanno bene, ma non è che adesso ne potete aggiungere altre solo per fare contenti i mercati, anche perché avete un serio problema di crescita. E’ un circolo vizioso. Ogni default significa più pressione sulle banche, e il debito così diventa sempre più oneroso».

L’euro sopravviverà a questa crisi?

«No, almeno nella sua forma attuale, anche perché senza la moneta unica i Paesi più deboli avrebbero potuto seguire la strada della svalutazione e della deflazione. A lungo andare le misure di rigore richieste per rimanere nell’euro non saranno più sostenibili sul piano politico, e quindi i Paesi più in difficoltà ne usciranno».

La moneta unica sparirà?

«Forse no, ma verrà ristretta a pochi paesi virtuosi».

Quali?

«Credo che Grecia, Portogallo e Irlanda usciranno. Nella lista seguono Spagna e Italia, ma voi volete restare dentro e potreste farcela».


Quanto tempo abbiamo?


«Un anno, non di più. Tra un anno sapremo che fine farà l’euro».

Nessun commento:

Posta un commento