sabato 17 marzo 2012

RicordANDO


Ricordo per un amico

Pubblicato il 13-03-2012 8:59

Memori dei complimenti che ci ha sempre elargito, ma soprattutto delle critiche argute e pungenti che non ci ha mai lesinato, riceviamo e pubblichiamo questo bel ricordo di Ando Gilardi (la “foto della settimana” è sua).

da: La Red/Azione de Il Buio, www.ilbuio.org

Era facile che all’inizio di una conferenza prima di dire il suo nome si presentasse dicendo di essere un ebreo, zoppo e comunista.
Era Ando Gilardi. Ci ha lasciati il 5 Marzo scorso.
Era manifestamente amico de Il Buio e, schivo alle commemorazioni, sono convinto che se avesse potuto scegliere dove essere commemorato lo avrebbe preferito ad altre testate cartacee e decisamente di maggior diffusione che pur hanno dedicato ampio spazio alla notizia della sua dipartita.
Ancora ragazzo Ando partecipò alla Resistenza partigiana perché mi diceva:”Un combattente in più sul fronte occidentale ne sottraeva uno nazista su quello della Russia di Stalin!”. Dopo la Liberazione si schierò con chi riteneva non dovesse finire lì e preferì perciò non consegnare le sue armi. La sua passione per la fotografia cominciò quando, dopo la guerra, si mise a raccogliere le immagini che la raccontavano e la sua condizione di judio guidò il suo maggior interesse verso quelle che riguardavano la Shoah. Per incarico di una commissione inter-alleata documentò per il Tribunale di Norimberga le accuse al processo dei criminali nazi-fascisti. Il suo interesse per la fotografia sociale lo accompagnò in tutta la sua esperienza di giornalista presso le testate della sinistra del dopoguerra dall’Unità a Il Lavoro -mensile della C.G.I.L.- e Vie Nuove. Scomodo e irriverente verso ogni forma di cultura compiacente di una sinistra accomodante che però non osò mai schierarglisi apertamente contro salvo definire le sue differenze come gli “esuberi di un carattere originale” scelse di percorrere la sua strada da intellettuale libero e come fotografo scalzo si accompagnò ad Ernesto de Martino, Tullio Seppilli e Diego Carpitella per documentare la storia dell’Italia del dopoguerra vista dalla parte dei cafoni al Sud e della classe operaia al Nord. Le sue immagini, alcune delle quali illustrano le più importanti enciclopedie nazionali, sono oggi patrimonio della Fototeca Storica Nazionale da lui fondata assieme alla sua “portatrice d’arma” e moglie Luciana Barberino. La sua raccolta fotografica del Risorgimento raccontata dalla parte di chi aveva cacciato i Borboni per dare:” la terra a chi la lavora” e non per assoggettarla ad un’altra monarchia è arrivata fino in Giappone. Tra le sue maggiori opere bisogna citare La Gioconda di Lvov, una mostra foto-letteraria itinerante concepita in collaborazione con gli Istituti Storici della Resistenza e inerente ai fatti dello Sterminio.
Le sue collaborazioni come consulente del Centro Televisivo Universitario del Politecnico di Milano ci svelano anche un Ando grande formatore e didatta.
Ideatore e collaboratore delle più importanti iniziative editoriali, sue sono Photo13, Phototeca e Index solo per nominarne alcune, vere e proprie pietre miliari nella storia e per lo studio della fotografia. Oltre alla Fototeca Storica Nazionale da tempo ormai a lui intitolata ci lascia una serie di saggi assolutamente significativi a cominciare dalla Storia sociale della fotografia, Wanted, Storia infame della fotografia pornografica, Meglio ladro che fotografo e Lo specchio della memoria.
Ci ha lasciati all’età di quasi 91 anni ancora in piena e formidabile attività prima come Maestro nel mondo della immagine analogica e negli anni più recenti come Maestro e pioniere del futuro numerico. A chi piace immaginarlo lassù lo cerchi immortale nella rete di Internet a passeggio con la sua simpatica camminata claudicante sul suo canale “TubArt” in YouTube e su Facebook nelle sue affascinanti lezioni che non sono solo una chiave per comprendere la fotografia ma sono anche un modo per interpretare la vita.

Gianni

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