lunedì 13 maggio 2013

Il prof. Bagnai bacchetta i " luogocomunisti" dell'euro obbligatorio.

Speculazione finanziaria: quelli che “è brutta e cattiva” di Alberto Bagnai | 13 maggio 2013 Quando le cose vanno male, un colpevole bisogna trovarlo. Sì, lo so, mi direte voi, la realtà è complessa, le cause sono molteplici. Ma volete mettere quanto fa comodo dare la colpa a una sola persona, soprattutto se esercita un mestiere che nell’immaginazione collettiva è soggetto a un marchio d’infamia! Ci si mette così l’animo in pace, e si evitano spiegazioni complesse e imbarazzanti. Questa riflessione non particolarmente brillante mi ha traversato la mente leggendo l’intervista che George Soros ha rilasciato ad Eugenio Occorsio del quotidiano “La Repubblica”, organo di stampa noto per la sua difesa senza se e senza ma dell’attuale regime europeo, il Pude (Partito Unico Dell’Euro). Soros dice una cosa ovvia: nel 1992 bastava saper leggere la realtà per capire che c’erano opportunità di profitto da sfruttare in modo perfettamente legittimo. Questa, del resto, è l’attività speculativa. Cosa dice il dizionario? Speculativo: “Portato all’indagine filosofica” (Devoto Oli), ma anche “Che ha scopo di guadagno” (Zingarelli). L’etimologia è sempre la stessa: il latino speculari, “guardarsi intorno”, da cui viene anche il francese speculer, che dal 1801 prende significato borsistico (questo ce lo ricorda il dizionario etimologico di Battisti e Alesio). Non è così strano: il filosofo, come chiunque desideri (legittimamente) guadagnare qualcosa, comincia col guardarsi intorno, con l’osservare la realtà, cercando di interpretarla, che è cosa diversa dal costruire una realtà fasulla ad usum piddini. Del resto, forse sapete che il primo filosofo fu anche il primo speculatore: Diogene Laerzio ci ricorda che “Talete volendo dimostrare come fosse facile arricchire, prese a nolo i frantoi, dopo aver preveduto un abbondante raccolto di ulive, e guadagnò un gran mucchio di denari”. Non risulta che la Gazzetta di Mileto abbia deprecato questo suo comportamento. Non si capisce allora perché oggi Repubblica debba chiedere a Soros se provi “imbarazzo” o “rimorso” (addirittura!) per quello che fece nel 1992. Come Talete intorno al 600 a.C., così Soros nel 1992 aveva buoni motivi per prevedere un ottimo raccolto. Quali erano? Be’, nel caso di Soros le ulive non c’entravano, il problema era un altro: era evidente che il cambio della lira era sopravvalutato, che la lira era troppo forte, perché da cinque anni si era agganciata al marco senza poterselo permettere, dato che l’inflazione in Italia era più elevata che in Germania. Vi ricorda qualcosa? Sì, è esattamente la situazione nella quale siamo oggi, e del resto, per rendersene conto, basta osservare l’andamento del tasso di cambio reale della lira. Vedete? Dopo una fase di stabilità a metà degli anni ‘80, nel 1987 inizia lo Sme credibile, (il periodo nel quale si decise di evitare riallineamenti all’interno del Sistema Monetario Europeo). Agganciare il cambio della lira a quello del marco non era un’ottima idea, perché impediva di compensare gradualmente il differenziale di inflazione, come era stato fatto negli anni precedenti. Non si può fermare il vento con le mani: quello che ci si era impediti di fare gradualmente per motivi sbagliati, lo si dovette fare tutto in una volta, bruscamente, nel 1992, quando la situazione divenne insostenibile. La svalutazione compensò rapidamente il differenziale di inflazione accumulatosi durante lo Sme “credibile”, e l’Italia tornò in surplus. Vorrei chiarire un concetto. I dati della figura non erano segreti. Li possono e li potevano vedere tutti. Come non è un segreto che una valuta può restare sopravvalutata solo se esistono accordi politici che falsino il mercato: tali erano i patti impliciti nello Sme “credibile”. Ma quando, come ricorda Soros, la Bundesbank dichiarò che non avrebbe sostenuto la lira, era ovvio che lo Sme sarebbe morto e la lira precipitata. Attenzione: la lira doveva svalutarsi perché era sopravvalutata, cioè perché accordi politici (lo Sme “credibile”) le avevano permesso di mantenere un cambio non giustificato dai fondamentali. Questo mi pare non sia chiaro al giornalista, che moralisticamente osserva: “la lira rientrò nello Sme a costo di immani sacrifici e a tassi irrimediabilmente falsati”. Ma è esattamente il contrario: la lira uscì dallo Sme perché il suo tasso era falsato da una decisione politica. La responsabilità dell’accaduto è dei politici che presero nel 1987 la decisione di non riallineare più i cambi, e dei banchieri centrali che sostennero tecnicamente questa decisione. Una decisione sbagliata, perché spingendo troppo in alto la lira la esponeva al rischio di cadere. Soros, al più, approfittò dell’errore. Semplicemente, gridò: “il Re è nudo!”, e siccome era veramente nudo, il Re (cioè lo Sme) dovette correre a nascondersi per quattro anni. Quattro anni dopo, nel 1996, rientrare nello Sme non era una buona idea, ma si decise di farlo per motivi che sapete (l’Europa chiamò!). Lo si fece probabilmente a un cambio troppo forte, “falsato”, come dice Occorsio, ma Soros che c’entra? La decisione di rivalutare bruscamente la lira nel 1996, decisione i cui effetti sono evidenti nel grafico, mica la prese lui!? Il declino dell’economia italiana inizia da lì, certo, da quella decisione, ma Soros non c’entra. Notate che comunque al 1996 segue un altro periodo di stabilità, ma dal 2002, anno delle riforme del mercato del lavoro tedesco, il cambio reale dell’Italia ricomincia ad apprezzarsi. Non entro nemmeno nel merito dell’opportunità di queste riforme. Sabato scorso lo faceva l’Huffington Post, spero che crederete adesso a cotanto organo, se non avete voluto credere prima al mio umile blog. Indipendentemente dai giudizi politici, resta il dato economico. Da ormai più di un decennio il cambio reale dell’Italia si sta costantemente apprezzando. L’euro, che all’inizio poteva essere sostenibile, sta diventando troppo pesante per noi, e questo da quando il principale partner commerciale del nostro paese ha deciso di violare l’obbligo di coordinamento delle politiche economiche imposto dall’articolo 119 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. La correzione, prima o poi, arriverà, è nella logica delle cose. Scandalizzarsi una seconda volta perché Soros torna a dire che “il Re è nudo” è un atteggiamento farisaico. Per la seconda volta, il Re (questa volta l’euro), è veramente nudo. Invece di luogocomunisteggiare, cerchiamo di ragionare su come vogliamo correggere questo squilibrio, su cosa ci conviene effettivamente fare, evitando atteggiamenti ideologici e cercando di conformarci alla realtà. Non è stato Soros a far cadere la lira nel 1992, sono stati i governanti europei a spingerla troppo in alto dal 1987, e non è stato Soros a decidere il cambio lira/Ecu nel 1996, sono stati, ancora una volta, i governanti europei. Non deve stupirci che quelli che si scandalizzano siano gli stessi che invertono i rapporti causali, ricostruendo orwellianamente la Storia. Fa parte del gioco. Si sovverte il passato per controllare il presente. Chi vi dice che le cose sono andate al contrario di come andarono, appartiene a chi vi ripete che invece di svalutare è meglio che vi tagliate i redditi, in vario modo, con i famosi “sacrifici”. Liberi voi di credergli. Siamo in democrazia, almeno finché qualcuno non se ne approfitta troppo. Quota 90, per chi se la ricorda, è un terzo esempio di difesa a oltranza del cambio. Pensiamoci su… L'INTERVISTA A SOROS. Francesco Spini per "la Stampa" Ventuno anni dopo, «nessun rammarico». Nel 1992 con il suo fondo Quantum, George Soros portò la lira al collasso, causando una svalutazione del 30% per la moneta tricolore che rischiò di far collassare le finanze pubbliche. Ecco, ventuno anni dopo, seduto a un tavolo di un hotel del centro di Udine dove arriva per ritirare il premio letterario internazionale Tiziano Terzani per il suo ultimo libro sulla crisi, all'interno del festival «Vicino/lontano», non mostra ripensamenti di sorta. «Ai tempi presi una posizione sulla lira perché avevo sentito dichiarazioni della Bundesbank» secondo cui non avrebbero sostenuto la moneta oltre a un certo punto. Nulla di segreto, sottolinea, «si trattava di dichiarazioni pubbliche, non ho avuto contatti personali». E oggi, al ricordo, non usa giri di parole: «Quella fu una buona speculazione». Dopotutto Soros, dall'alto della sua veneranda età - ad agosto saranno 83 anni - non è tipo da nascondersi dietro un dito. «Le crisi finanziarie - attacca - non sono causate dagli speculatori, ma dalle authority che creano regole sbagliate che consentono agli speculatori di porre in essere quello di cui poi vengono incolpati». Invece, a suo modo di vedere, gli speculatori sono semplicemente «messaggeri di cattive notizie». E di cattive notizie è pieno il mondo. Prendiamo l'Italia. La tregua dei mercati, avverte, «non durerà a lungo. Siamo in una situazione lontana dall'equilibrio». L'Italia è in grave difficoltà, dice, anche se «non è senza speranza. Con dei cambiamenti alla struttura dell'euro potrà risolvere i suoi problemi. La grave recessione deriva dalle regole di austerità imposte dall'Europa. Ma non rischia di fare la fine di Cipro». Pesa la crisi politica interna. E aggiunge: «C'è una tragedia dell'Europa e anche una tragedia dell'Italia: la crisi dell'euro sta lavorando per far tornare Berlusconi...». Il punto, secondo lui, è che l'Italia «non è più padrona del suo destino, le politiche non sono più confinate nei singoli stati». La crisi, sottolinea, ha già causato una « d e ge n e ra z i o n e » dell'Europa che era nata come «una associazione volontaria tra eguali», ed è ora trasformata in «qualcosa di radicalmente diverso, in una relazione tra creditori e debitori». E le cose vanno cambiate. Primo problema è «livellare il piano di gioco» tra i paesi in fatto di tassi e accesso al credito, per il settore pubblico e per quello privato, a cominciare dalle Pmi. «Attualmente lo svantaggio delle Pmi per l'accesso ai prestiti ha raggiunto le proporzioni di una crisi nella crisi. Mario Draghi ha riconosciuto il problema: alla Bce stanno discutendo la possibilità di utizzare la banca centrale per risolvere tali problemi» attraverso sistemi di rifinanziamento per le banche. «Io nutro molta speranza sul punto: se le Pmi riusciranno ad avere un accesso al credito ovunque in Europa alle stesse condizioni, sarebbe una svolta epocale». Garantire credito a tutti alle stesse condizioni «comporterebbe una mutualizzazione dei debiti su larga scala. Questo alla fine potrebbe convincere le persone della possibilità, allo stesso modo, di mutualizzare anche i debiti sovrani. Potrebbe essere dunque una via indiretta per arrivare a quella soluzione positiva della crisi dell'euro». Che per Soros significa eurobond e politica fiscale comune. Tanto che, secondo lui, la Bce da sola non basta, «come negli Usa, dove accanto alla Fed c'è il Tesoro, anche in Europa accanto alla Bce serve un'autorità responsabile della politica fiscale». La crisi, insomma, va gestita «a livello europeo» ma «vanno modificati i trattati costitutivi dell'Ue, oggi palesemente inadeguati». Invita tutti a «prendere più sul serio la politica europea» a cominciare dalle elezioni europee del prossimo anno che «saranno molto importanti», confidando nel progetto che punta a far eleggere dal Parlamento il presidente della Commissione. Si vedrà. «La crisi è profonda - sostiene - ma non è e non deve essere l'inizio della fine dell'Europa». L'importante è cambiare strada. «Cresce l'evidenza che le politiche di austerità non funzionano, presto o tardi mi aspetto un'inversione di tendenza. Prima accade, meglio è». Anche perché «l'Europa sta nuocendo a se stessa ed è ormai disallineata rispetto al resto del mondo». Parola di speculatore.

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