martedì 5 marzo 2013

A Roma piaciona, il potere non perdona.

1. AVETE PAURA DI GRILLO E CASALEGGIO? TRANQUILLI, CI PENSARA’ ROMA A INGRULLIRLI! - 2. LA CITTÀ DI ANDREOTTI, CHE NON HA MAI SCAMBIATO LA CRONACA SPICCIOLA CON LA STORIA MILLENARIA, È DA SEMPRE IL PIÙ GRANDE OSTACOLO DA SUPERARE PER UN POLITICO - 3. UN COSMOPOLITA COME AGNELLI HA SEMPRE AVUTO PAURA DEI TENTACOLI CAPITOLINI - 4. IL SULTANO DI HARCORE A ROMA E’ STATO MACIULLATO DALLE API REGINA TARANTINATE E DALLE ONOREVOLI DEPUTATE AI SOLLAZZI NOTTURBINI DI PALAZZO GRAZIOLI - 5. I LEGHISTI ARRIVATI PIENI DI BUONE INTENZIONI, SONO FINITI SUBITO A MAGNA’ LA TRIPPA - 6. RIGOR MONTIS, ARRIVATO COL LODEN, È FINITO COL CANE IN BRACCIO E UNA BIRRA IN MANO - 6. ENRICO VANZINA: “ROMA NON PERDONA. TI AVVINGHIA, TI INEBRIA E TI ABBANDONA NEGLI SCAFFALI DELLA SUA STORIA MILLENARIA. SUCCEDERÀ ANCHE AI GRILLINI? TEMO DI SÌ” - Enrico Vanzina per "Il Messaggero". Alcuni miei amici giornalisti di sinistra sostengono che la forza di Roma sta nel la sua capacità di tritare e digerire il Nuovo con stupefacente (e forse saggia) indolenza. Alla guida del manipolo c'è il mitico Fernando Proietti, il quale ripete da decenni che a Roma «meno si fa, meglio si fa». Con lui, filosofeggiano Paolo Franchi, Duccio Trombadori e Barbara Palombelli. Dedico questo pezzo a loro. Roma, lunedì scorso. Da due ore sono stati chiusi i seggi elettorali. In un bar del quartiere Prati, ci sono tre sfaccendati che chiacchierano amenamente di calcio. Malgrado la febbre elettorale che infiamma il paese, i tre romani, naturalmente, parlano dello sceicco giordano, lo «sceicco in bianco», quello con il figlio carabiniere e la moglie impiegata comunale, quello che vive in due camere e cucina a Perugia e ha offerto 50 milioni di euro per comprarsi una quota della Roma. Una storia esilarante che nemmeno io avrei potuto inventare quando scrissi «Febbre da Cavallo». E infatti i tre sghignazzano, se la ridono. Ma ecco che nel televisore acceso sopra la cassa annunciano che è pronta la nuova proiezione aggiornata sui risultati elettorali. I tre smettono di sghignazzare e ascoltano in silenzio. Viene comunicato il testa a testa tra Bersani e Berlusconi, il boom di Grillo e la deludente performance di Monti. Tutte cose importantissime dalle quali dipenderà il futuro prossimo del nostro paese. Finito l'annuncio, i tre restano un attimo pensierosi, poi uno fa: «Ma della mia Lazietta ne vogliamo parla'? Stasera all'Olimpico arriva il Pescara! Se vinciamo riparte il sogno...». Questa è Roma. In tutta la sua sciagurata, cinica e grandiosa follia. Di quanto Roma sia feroce, ne ho avuto conferma poche ore dopo, quando il Professor Mario Monti si è presentato in sala stampa a commentare i risultati. Come era diverso dal Monti che avevo visto arrivare a Roma un annetto fa, loden milanese, lessico essenziale, faccia da nordista pragmatico, calvinisticamente serio. Adesso, un anno dopo, sembrava un signore sfiancato, molto meno sicuro di se, quasi spaurito. Come mai? Roma ha tritato anche lui. Lo ha normalizzato. Lo ha reso simile ai tanti politici che abbiamo visto sfilare in Parlamento nel corso degli anni. Prima di lui, la stessa cosa è successa ai leghisti: sono venuti a Roma per fare la rivoluzione federale e sono finiti in trattoria a magna' la trippa. Normalizzati anche loro. Perché Roma non perdona. Ti avvinghia, ti inebria e ti abbandona negli scaffali della sua storia millenaria. Succederà anche ai grillini? Temo di sì. Quel signore di Genova, per quanto intelligentissimo, ha poche probabilità di sfuggire al venticello millenario, il vero tsunami, che soffia nella capitale e che ha la forza di spazzare via tutto. Dicevo, i miei amici giornalisti che hanno captato questa peculiarità di Roma sono tutti di sinistra. I partiti di sinistra, però, sembrano ancora non percepire questa loro acuta analisi della realtà. Per conquistare l'Italia bisogna fare i conti con la sua perfida capitale. Lo avevano capito Andreotti e anche Ennio Flaiano. Facendosene, scetticamente, una ragione.

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