sabato 30 aprile 2011

Il punto di Gino Strada




Gino Strada su Obama e il No-bel della Vergogna

Mentre la sinistra nostrana....
balbetta, stretta tra l’impossibilità di difendere l’indifendibile e
l’incapacità di qualsiasi autocritica, il fondatore di Emergency ha parlato
chiaro «L'ho detto stamani al telegiornale di Rai Tre, e lo ribadisco: dare il
Nobel per la Pace al presidente degli Stati Uniti è come dare il Nobel per la
castità a Cicciolina o magari per i meno giovani come il Nobel per la castità a
Patrizia D'Addario, viste le prime tre decisioni del Nobel Obama: quella di
mandare in Afghanistan altri trentamila uomini, di non ratificare il trattato
contro le mine anti-uomo e di non fare un accordo per la riduzione delle
emissioni di gas nocivi. Non credo che esista altro commento. La maggioranza
degli americani è contraria al Nobel a Obama, e l'opposizione norvegese ha
chiesto le dimissioni del presidente del comitato.»«Un Nobel
vergognoso», così commentammo a caldo, il 10 ottobre scorso, l’assegnazione del
premio per la pace al presidente americano con più soldati in guerra dai tempi
del Vietnam.Nei due mesi che sono seguiti i fatti hanno mostrato ancor di
più l’indecenza della decisione della Commissione di Oslo. Le truppe in
Afghanistan sono state incrementate di altre 30mila unità, le minacce all’Iran
continuano, in Colombia si aprono nuove basi a stelle strisce.Tra gli
obamiani regna l’imbarazzo, ma di autocritica ovviamente non si parla.Ma
l’imbarazzo sembra generalizzato, al punto che lo stesso Obama non ha potuto
fingere di non cogliere l’assurdità della situazione nel suo discorso di Oslo.
«Non ho dubbi sull’esistenza di altri candidati che avrebbero potuto essere più
meritevoli», con questa ipocrita ammissione Obama vorrebbe mostrarsi modesto e
sportivo, come se il Nobel gli fosse arrivato per caso da una commissione
indipendente e politicamente neutra. Ma per favore…Non potendosi
nascondere dietro un dito, nella capitale norvegese Obama ha rivendicato
apertamente le guerre americane in corso, definendo quella afghana come – udite,
udite – «Un conflitto che l’America non ha cercato». Peccato che non ci sia
ancora un Nobel per la spudoratezza.D’altronde, la motivazione è quella di
sempre, e la ritroviamo in un altro passaggio del discorso di Oslo: «Il male
esiste, la promozione dei diritti umani non può essere solo un'esortazione. La
dura verità è che non sradicheremo i conflitti violenti nel corso della nostra
vita. Ci saranno momenti in cui le nazioni, da sole o di concerto, troveranno
l'uso della forza non solo necessario ma moralmente giustificato.»

Nessun commento:

Posta un commento