lunedì 15 marzo 2010

Misteri italiani

Tra pubblico e privato

- di Giorgio Bocca -

Nella pubblica opinione viene cancellata la divisione fra ciò che viene fatto per il bene dello Stato e ciò che serve a ottenere il consenso elettorale



Il mondo continua a essere pieno d'ingenui di buona volontà che si chiedono perché abbiano sempre la meglio i furbi, i pratici, gli uomini del fare, dell'agire, i costruttori d'imperi capitalistici che stanno uccidendo con il capitalismo la specie umana convinti di salvarla, convintissimi di avere ragione.

Da noi gli ingenui di buona volontà s'interrogano su alcuni misteri di Pulcinella come: perché essendo l'ultima o penultima provincia dell'impero chi governa l'Italia ha sentito il bisogno di spendere un miliardo di euro per dotare la nostra Marina militare di una portaerei di nome Cavour assolutamente superflua in una guerra finale e distruttiva fra le grandi potenze? Da noi gli ingenui di buona volontà si sono chiesti perché mai questa portaerei costata un miliardo di euro sia stata mandata in soccorso ai terremotati di Haiti e abbia fatto uno strano détour in Brasile? La risposta l'ha data sul quotidiano 'la Repubblica' un esperto di finanza militare, Giampaolo Cadalanu, risposta quasi incredibile ma vera sulla follia che governa il mondo, particolarmente attiva da noi da quando a capo del governo ci sta il più famoso dei 'faso tuto mi'.

Dunque, la portaerei Cavour ha traversato l'Atlantico con il détour in Brasile per arrivare finalmente ad Haiti a disastro avvenuto e irreparabile per le seguenti ragioni: perché comunque il dispendioso intervento era più utile alle finanze della nostra Marina e dell'industria cantieristica che andare avanti e indietro per il Mediterraneo in assenza di ogni possibile minaccia nemica, una faccenda comunque dell'impero americano, che di portaerei ne ha una decina. Il viaggio transatlantico della Cavour era un'ottima occasione per mostrare al mondo il talento della nostra industria navale, compreso il détour brasiliano, essendo il Brasile uno dei possibili acquirenti. Il tutto reso possibile e magari lodevole da una specialità del capitalismo contemporaneo, quella di essere fondato sul potere politico, sul governo, sull'uso del pubblico denaro ma conservando l'autonomia delle imprese private.


La protezione civile come la Marina militare, nel sultanato berlusconiano, funzionano come società private, le decisioni vengono prese da chi le comanda, il controllo parlamentare arriverà, se arriverà, solo a cose fatte. Ne deriva che viene cancellata nella pubblica opinione la divisione fra pubblico e privato, fra ciò che viene fatto per il bene dello Stato e ciò che serve a ottenere il consenso elettorale. Questa è la tendenza tipica delle democrazie autoritarie, la sua tentazione perenne.

Cosa fece il generale Dalla Chiesa quando gli fu affidata la lotta al terrorismo? Costituì un gruppo d'azione composto da specialisti che operava in piena autonomia, ricorrendo se necessario anche all'illegale come il controllo dei carcerati e dei loro rapporti familiari o alle operazioni di annientamento preventivo come la strage della colonna genovese.

Se questo premio all'efficienza sia preferibile al pubblico controllo è questione che divide anche i democratici convinti, come la domanda se sia giusto o meno trattare con il nemico, usare la clemenza se conviene o restare intransigenti. Negli anni di piombo alcuni uomini guida della democrazia e dell'antifascismo come Valiani, come Pertini, furono per la linea dura, convinti dalle loro esperienze che la democrazia aveva il diritto e il dovere di difendersi dal nemico terrorista che minacciava l'esistenza stessa dello Stato democratico.

Ma l'intransigenza degli uomini del fare può sempre sconfinare nel privilegio e nell'impunità. Questo è uno dei limiti, dei nodi, delle incognite delle democrazie moderne. Il 'yes we can' del cambiamento che diede la vittoria a Obama deve poi vedersela con chi detiene altri e più decisivi poteri.


http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2122710

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