venerdì 6 dicembre 2013

Ciao Madiba.

Purtroppo la vita non è quella cosa lì che speravamo.
Tahar Lamri Perché vedete, l'Africa oggi non piange Rolihlahla, è il suo nome, Mandela. Nell'Africa animista - un Xhosa non può essere che animista - quando muore un vecchio si fa la festa. L'Africa piange perché non ha altri Lumumba, altri Fanon, altri Kenyatta, altri Cabral, altri Nkrumah, altri Sankara. Altri Mandela ci sono ancora, c'è Marwan Barghouti nelle prigioni israeliane, c'è il popolo di Gaza in prigione che sta affogando nelle acque reflue. Gli eredi di Mandela sono in America Latina e riempiono il mondo di speranza: Evo Morales che è stato quasi ucciso quest'estate dall'Italia, dalla Francia e dal Portogallo, negando al suo aereo il transito nei loro cieli. Pepe Mujica che vive come dovrebbe vivere un cittadino-presidente. In Italia, c'è Don Ciotti, c'è Alex Zanotelli, ci sono migliaia di giovani che non accettano i soprusi qui o altrove. Ma l'apartheid resiste ancora: c'è certamente in Israele. E' nei CIE della Fortezza Europa. E' sotto casa negli occhi dei rifugiati abbandonati nelle piazze, nelle stazioni e nei giardini. E' sulla pelle di ogni senza tetto che non vogliamo incrociare che non vogliamo vedere. Rolihlahla significa "tagliare un ramo", cioè "fare casini". Lui continuerà a fare casini lassù..

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