venerdì 28 febbraio 2014

Grande Bifo sull'era Renzi.

Lo scossone di Renzi e il collasso dell’Italia.
Il sentimento anti-renziano che circola nella sinistra italiana rischia di essere speculare al renzismo che ha preso in mano le redini del governo con impeto decisionista. Bersani rimprovera il giovanotto di non essere umile come se l’ipocrisia fosse una virtù politica. E si tende a contrapporre con risentimento i valori democratici del passato repubblicano alla brutalità del decisionismo giovanilista. L’ascesa di Renzi si è caratterizzata come una campagna biopolitica, o se vogliamo come una terapia anti-depressiva. In un paese stremato dalla depressione e dalla stanchezza è arrivato un vento di aggressiva energia. Come viene propagandato il nuovo vincitore? Non sappiamo niente del suo programma se non vaghe dichiarazioni contraddittorie, ma il punto non è il programma, bensì l’iniezione di sostanze toniche nel corpo affaticato e nel cervello sfiduciato del paziente depresso. Nel 1993, dopo Tangentopoli e nel pieno della crisi dissolutiva della Prima Repubblica, il giovane Silvio Berlusconi si rivolse al ceto politico chiedendo che si facesse avanti un giovane democristiano disposto a rinnovare l’Italia nel senso che piaceva a lui: libertà d’impresa, competitività, privatizzazione, riduzione del costo del lavoro, lavorare di più, e guardare molto le televisioni di mediaset. Promise il suo sostegno i suoi soldi e i suoi media, ma nessuno si fece avanti con soddisfacente energia. Si fece avanti un giovane fascista di nome Gianfranco Fini che si presentò alle elezioni del Comune di Roma. Berlusconi dichiarò che se fosse stato cittadino romano avrebbe votato per il fascista. Vinse Rutelli. Berlusconi capì che non poteva delegare a nessuno la difesa dei suoi interessi e discese in campo con l’energia scalpitante di un calciatore dichiarando il suo amore per il suo paese con la stessa faccia con cui un giovane spasimante si presenta alla famiglia per chiedere la mano della fanciulla amata. Il 27 marzo del 1994 la fanciulla Italia corse fra le braccia dell’energico spasimante e cominciò l’epoca barocca del liberismo gangsteristico. Ma venti anni dopo l’energico conquistatore si ripresenta invecchiato, rugoso e declinante, inseguito da condanne penali e processi in corso. Che deve fare, per difendere i suoi interessi e quelli del ceto finanziario gangsteristico che rappresenta? I tentativi di concludere la vicenda secondo la sceneggiatura immaginata da Nanni Moretti nel finale del suo Caimano non sono riusciti molto bene. Quando Forza Italia ha chiamato le folle a difendere il vecchio leader sono arrivate poche migliaia di vecchiardi inviperiti e qualche centinaia di giovani lettori di Ezra Pound a fare il saluto romano. Non funziona. Ora il vero delfino del vecchio gangster sbuca fuori dalle fila del partito democratico. E’ un giovane democristiano decisionista e moderno, ammiratore di Tony Blair. Proprio quello che Berlusconi non aveva trovato nel 1993. Renzi è la vittoria di Berlusconi, il trionfo finale del suo progetto, il compimento della sua opera e la conquista dell’eterna energia. Incarna gli stessi valori, ma lo fa con le mani in tasca, strizzando l’occhiolino ai trentenni massacrati da venti anni di baldanza berlusconiana e aggrediti dai diktat del ceto finanzista europeo. Non ha nessun programma, oscilla fra promesse di sussidio ai disoccupati, abbattimento delle residue protezioni del lavoro, e appelli alla competitività. Ma il programma non conta niente, quel che conta è il messaggio biopolitico di energia e aggressività. La maggior parte degli estimatori del nuovo vincitore dicono infatti che Renzi è uno scossone. E cos’è uno scossone? E’ il gesto di prendere il depresso per le spalle e scuoterlo forte, dicendogli: non buttarti giù, devi avere fiducia in te stesso, smettila di piagnucolare, sii uomo. E’ un’iniezione di anfetamina nelle vene del corpo depresso. Può funzionare? Probabilmente la conclamata alleanza tra Renzi e Berlusconi – biopoliticamente definita “sintonia” – aiuterà la stabilizzazione del sistema politico italiano, ma come potrà reagire il corpo della società italiana? Invecchiato da tassi di natalità sotto zero, con un esercito di sessantacinquenni che annaspano nelle acque come stremati nuotatori che non riescono a raggiungere la pensione perché si allontana ogni volta che credono di averla raggiunta, con un sistema industriale strangolato dalle banche ingrassate dalla rapina monetarista europea, con milioni di ventenni che sanno di non avere prospettive se non precarie, il corpo italiano è ora spinto verso un collasso cardiocircolatorio. Una banda di allegri fustigatori della pigrizia promettono ai giovani di trovargli lavoro in cambio di miseria. Il simbolo delle nuove politiche del lavoro sarà l’Expo milanese, dove migliaia di giovani potranno lavorare gratis. A imitazione della Germania felix dove sette milioni e mezzo di persone lavorano per 450 euro al mese. Quando si tratta di curare una depressione gli scossoni non servono a niente, se non a irritare il povero depresso che forse ha tutte le ragioni per essere depresso. La depressione, ci insegna Hilmann, non è una malattia, ma una condizione di vicinanza alla verità. La depressione va interpretata come un annuncio: abbiamo raggiunto il limite oltre il quale l’organismo collassa, e non possiamo continuare accelerando. La ripresa che ci promettono è solo la ripresa dei profitti, dello sfruttamento devastante delle risorse naturali, e la privatizzazione dei beni comuni. Se non si spezza la macchina finanzista la miseria dilagherà e la depressione si trasformerà in disperazione suicidaria. La depressione non si cura con l’anfetamina, ma con la rifocalizzazione, cioè cambiando scenario, cambiando le aspettative e le priorità, e soprattutto cambiando le forme di relazione. Come si traduce una terapia di rifocalizzazione in termini politici? Franco Bifo Berardi

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